Spunti di lavoro per tenere Dante a distanza e innamorarsi di lui
APPROFONDIMENTI DISCIPLINARI - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
L’incontro con Dante avviene nel mezzo del cammino della scuola secondaria di primo grado, al secondo anno, quando i nostri alunni hanno appena incominciato a maneggiare il loro primo libro di Letteratura: a questo punto le terzine della Commedia, pur ben confezionate da scelte editoriali brillanti, si affacciano alle pagine con una voce che parla una lingua lontanissima e inaccessibile alla maggior parte dei giovani lettori, se volessero accostarvisi senza la mediazione dell’insegnante.
Una premessa di passione
Come fare in modo che il viaggio nel mondo dell’immaginario dantesco e della sua straordinaria avventura esistenziale diventi un’esperienza tanto avvincente da suscitare nei ragazzi la curiosità di un’esplorazione futura più vasta e finemente attrezzata? Di più. Come avvicinare Dante ai dodicenni e rendere l’incontro in sé un accadimento fondamentale della loro crescita, in questo preciso momento della loro vita?
La nostra proposta è di puntare… alla lontananza: piuttosto che partire dall’assunto pedagogico, ampiamente acquisito, che “conviene” proporre i classici della letteratura per la loro capacità di dire cose straordinariamente vive e importanti per tutti noi hic et nunc, si potrebbe tentare – lo suggeriamo vivacemente! – una strada paradossalmente contraria. Piuttosto che ridurre la diversità a una sempre improbabile e imperfetta somiglianza, proveremo ad avventurarci nella Commedia come si addentrano in un paese straniero i rari viaggiatori che partono con bagagli leggerissimi, e si nutrono solo delle prelibatezze del posto. Cercheremo così di godere di quello che Dante ci dice sulla nostra vita non malgrado, bensì attraverso la sua lontananza. L’obiettivo formativo è “innamorarsi” di Dante come ci si appassiona alle cose assenti e sconosciute, quelle che sempre formano il nocciolo sepolto dei nostri desideri, e anche della nostra spinta a cambiare noi stessi, imparando.
Ciascuno degli spunti di lavoro suggeriti può originare un percorso autonomo e ampiamente sufficiente alla proposta di Dante alle medie, così come può essere utilizzato soltanto in parte e sovrapposto e intrecciato ad altre idee. Non ci soffermiamo, qui, sulla presentazione delle opportunità di lavoro pluridisciplinare e interdisciplinare che da ogni idea potrebbero germinare, ma pensiamo che i legami tra le materie scolastiche emergano abbastanza chiaramente dall’ampio orizzonte d’indagine contemplato da tutte le proposte. Volutamente tralasciamo anche di suggerire una bibliografia di didattica dantesca, che pure esiste abbondantemente anche per la scuola secondaria di primo grado, comprese le riscritture della Commedia, le versioni a fumetti, i sussidi multimediali, e basta davvero poco tempo di ricerca per farsene un’idea.
SPUNTI DI LAVORO
Il tempo e l’esistenza di un poeta errante
La vita di Dante è un romanzo appassionante e in quanto tale può essere raccontata ai nostri studenti. Ancora meglio se fossero loro a collaborare alla narrazione collettiva della storia di un giovane fiorentino appassionato alle sorti della sua anima irrequieta, della sua città e dell’umanità intera, e nello stesso tempo fremente di poesia e assetato di conoscenza. L’idea-guida di questo spunto è di utilizzare le fonti (ovviamente saremo noi a selezionare quelle più facilmente decifrabili per i ragazzi) per raccontare il romanzo del ghibellin fuggiasco.
La misura della sua distanza da noi comincia dal nome, da quel “Dante o Durante, figlio di Alighiero”, che, fra l’altro, ci dà il destro per parlare delle forme storiche della nostra nominazione. Offriamo quindi alla classe i materiali perché siano gli alunni stessi a ricostruire la storia famigliare e la biografia del poeta, divisi a gruppi, ciascuno con il compito di ricostruirne una parte. Come introduzione condivisa e divertente incitamento al lavoro, la leggenda narrata da Giovanni Boccaccio nel Trattatello in laude di Dante: la madre del poeta, poco prima della sua nascita, sognò di essere seduta con il suo bambino appena nato sull’erba di un prato, sotto a un alloro altissimo e vicino a una fonte; Dante tendeva le mani verso i rami dell’albero, mangiava le bacche e si trasformava in un bellissimo pavone.
Oltre ai copiosissimi riferimenti autobiografici presenti nella Commedia, mettiamo a disposizione dei ragazzi l’iconografia dantesca (Giotto, Botticelli, Raffaello…), le immagini dei luoghi in cui visse, la storia delle sue travagliatissime spoglie, la sua tomba di Ravenna, persino le informazioni derivanti dalle analisi scientifiche dei suoi resti, alla ricerca di un volto che molto probabilmente non corrisponde se non in parte al profilo ossuto e aquilino universalmente noto.
Invitiamo inoltre i ragazzi a riprendere il manuale di Storia del primo anno, per ricostruire, nelle sue linee generali, l’ambiente culturale, la società, i principali eventi in Italia e in Europa fra il Duecento e i Trecento: ricostruiamo e combiniamo, sulla classica e sempre utile linea del tempo, i fatti della Storia e quelli della vita del poeta. Mai come in questo caso pubblico e privato furono tanto saldamente dipendenti l’uno dall’altro.
Il “romanzo” di Dante può infine assumere la forma di una presentazione multimediale, di un fumetto, di una monografia illustrata, di un grande cartogramma dell’Italia che segua l’itinerario del suo esilio.
Le aspre rime, lo stile dolce, l’italiano mentre si fa
Questo secondo spunto parte dall’idea di misurare la distanza tra noi e Dante attraverso una immersione nello straordinario laboratorio linguistico della Commedia.
Dante, padre della lingua italiana? Che cosa vuol dire? Qual è la consistenza fattuale di questa formula retorica? Una lingua può avere un “padre”? Come nascono le lingue? E qual è l’origine della nostra?
Dopo qualche chiarimento sulle domande di base, sfidiamo gli alunni a leggere i passi della Commedia del volume di Letteratura che hanno tra le mani senza curarsi delle introduzioni e delle note: invitiamoli a stendere un elenco di tutti i vocaboli e delle espressioni che non capiscono e a scrivere in breve a loro modo l’argomento di ogni brano antologico che intendiamo affrontare: come se fossero loro stessi i curatori dell’antologia e dovessero presentare le tre fiere, gli ignavi, Caronte, Paolo e Francesca, Ugolino, Ulisse… ai loro compagni.
Partendo da quella che, probabilmente, sarà una quasi totale incomprensione della lingua di Dante, scegliamo un elenco di parole, soprattutto, di espressioni che sono entrate nel nostro italiano proprio in virtù dell’uso che ne ha fatto il poeta: bolgia, galeotto, contrappasso, tetragono, far tremar le vene e i polsi, tra color che son sospesi, senza infamia e senza lode, gran rifiuto, dolenti note… Copriamo le pareti dell’aula di striscioni illustrati con queste voci antiche aggiornate all’uso contemporaneo (con esempi di reimpiego delle invenzioni dantesche nell’uso comune) e serviamoci di tali esche linguistiche per entrare nei versi della Commedia che per la prima volta le fecero suonare.
Gli amici, l’innamorata, gli affetti
Continuiamo ad “allontanarci” da Dante con uno dei suoi sonetti più celebri, ancora tutto improntato ai modi della poesia provenzale: Guido, i’ vorrei che tu, e Lapo ed io… Sarà il primo passo per ricostruire, con lo stesso metodo storico-filologico (fonti selezionate da noi o da gruppi di alunni sotto la nostra supervisione), non solo il mondo affettivo di Dante, ma anche l’idea stessa di amicizia, famiglia, amore nella società medievale: Guido Cavalcanti, il primo degli amici (come Dante lo definisce nella Vita Nuova), Forese Donati e i sonetti scherzosi della tenzone (…quando si litigava in rima!), il matrimonio combinato con Gemma Donati, i figli, e naturalmente, Beatrice, una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare.
A un certo punto, avremo accumulato materiale e letture sufficienti perché ogni alunno possa armarsi della sfrontatezza letteraria necessaria a scrivere una lettera fittizia firmandosi con il nome stesso di Dante, che magari sta parlando da uno dei luoghi dell’esilio, e si rivolge a una delle persone amate e distanti: tutti contribuiranno, in questo modo, a comporre un “epistolario alternativo” del poeta (potremo anche approfittarne per leggere qualche passo delle sue Epistole e presentare la Commedia come egli stesso fece, attraverso la lettera a Cangrande della Scala).
Il sapere e i maestri
Ma quante ne sapeva, Dante? E come studiavano i giovani del suo tempo? Chi studiava? Chi erano i maestri? E i libri? Com’erano fatti? Dove si potevano trovare? Come funzionavano le università medioevali? Che cosa ha imparato Dante da Brunetto Latini e da Virgilio? La retorica, la mitologia classica, la scienza…
Dopo aver indagato su questi temi, offriamo una scelta di passi che mostrino bene il carattere enciclopedico del poema: i riferimenti astronomici, la geografia e la geometria, la medicina… Prima la lettura – paziente, lenta, appassionata – poi la trasformazione dell’antologia dantesca che avremo compulsato con i nostri ragazzi in una raccolta di testi espositivi, schede illustrate redatte secondo la forma della voce enciclopedica: ciascuna introdotta dalle terzine del poeta e poi sviluppata con l’apporto dei manuali specialistici delle discipline di riferimento, oltre che dalla documentazione iconografica. Uno spunto, questo, che ottimamente si presta all’organizzazione di un lavoro interdisciplinare con la collaborazione dei colleghi dell’area tecnico-scientifica.
Sprofondare nell’anima, sentirne la voce
Dante si può anche leggere, e basta. Lo leggono pubblicamente attori, comici, scrittori, filologi, poeti. Si organizzano “maratone dantesche” durante i festival letterari, nei teatri, nelle piazze, persino nelle stazioni della metropolitana. Il sommo poeta, ovviamente, basta a sé stesso. Si può fare anche a scuola. Un paio di lezioni sono necessarie per riempire il bagaglio degli alunni delle cose necessarie ad accompagnare il viaggio di un’anima alla ricerca delle proprie radici e del suo destino. Che sia leggero, però. Lasciamo ai colleghi della secondaria di secondo grado il loro mestiere…
La lettura recitata può essere la sintesi di un lavoro di insegnamento/apprendimento tradizionale, condotto sui testi antologici con introduzione dell’insegnante, parafrasi, spiegazione frontale e cooperativa, esercizi di analisi, commento riscrittura. Ma la “messa in scena” è anche un ottimo modo per concludere uno dei percorsi sui quali si è cercato qui di provocare qualche riflessione. Zero scenografia, oppure la scuola intera, i corridoi, il parcheggio, la strada. Lettura scenica individuale, a piccoli gruppi, corale; una terzina per ciascuno, un personaggio, un canto intero: un’occasione eccezionale per spiegare come si legge la poesia, e che la metrica esiste non per svolgere gli esercizi sulla sinalefe e l’enjambement, ma per eseguire una musica con lo strumento meraviglioso della nostra voce.
Un mosaico di poesia per una partitura nuova, un ritmo che abbiamo fatto nostro nel tenere Dante a distanza con il desiderio degli studiosi, ovvero degli innamorati…