Un precedente: il Quadro Comune Europeo di Riferimento
Nel 1996 il Consiglio d’Europa segna un passaggio fondamentale nello sviluppo della didattica delle lingue moderne e del più ampio ambito dell’educazione linguistica. È l’anno del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione (QCER), in seguito rivisto e pubblicato a stampa nel 2001 nella sua forma definitiva, presto diffusa su scala europea per fornire un codice condiviso con cui affrontare le tematiche legate alle lingue (Council of Europe, 2001).
Si tratta di un documento di politica linguistica che ambisce a coniugare il piano teorico relativo all'apprendimento, all'insegnamento e alla valutazione delle competenze linguistico-comunicative con il piano applicativo e operativo. Esso è divenuto un punto di riferimento irrinunciabile per quanti si occupano di lingue, seppur da prospettive differenti: studenti, docenti, valutatori, autori di materiali didattici, policy makers, istituzioni educative, agenzie formative e culturali, industria culturale delle lingue.
Il QCER si pone nella prospettiva della gestione del contatto linguistico tra sistemi sociali, culturali e linguistici differenti e indirizza il proprio discorso non solo alle L2 ma fornisce indicazioni utili a una riflessione anche per la L1.
Quali temi affronta il QCER? Innanzitutto propone un modello teorico per descrivere il linguaggio, le lingue, le attività comunicative e la competenza linguistico-comunicativa, senza il quale non sarebbe metodologicamente possibile affrontare la questione più generale dell’apprendimento e dell’insegnamento, oltre che della valutazione, di una lingua. Esso propone quindi un’articolazione su più livelli per descrivere la competenza linguistico-comunicativa: vengono individuati descrittori capaci di cogliere i tratti pertinenti che descrivono la competenza in base alla capacità di gestione di determinati situazioni comunicative. Il QCER quindi presenta le categorie per descrivere l’uso linguistico, l’utente/apprendente, i domini e le situazioni di contesto dell'utilizzo della lingua, i temi, i compiti, gli obiettivi, le attività e le strategie della comunicazione, i testi e le competenze generali e comunicative dell’individuo. Inoltre, il QCER definisce alcune opzioni metodologiche per l’insegnamento, si occupa di attività didattiche, di costruzione di curricula e di valutazione.
Definire la competenza linguistico-comunicativa in italiano
L’apporto più rilevante del QCER è proprio la definizione di un quadro che descrive la competenza linguistico-comunicativa. Esplicitare il modello di lingua cui si fa riferimento nei processi di apprendimento, insegnamento e valutazione costituisce infatti un requisito indispensabile per fondare il proprio operato, quale che sia l’ambito in cui ci si muove.
Per questa ragione, su sollecitazione di Pearson Italia e nell'ambito del suo progetto per l’italiano, si è identificata la necessità di proporre anche per l'italiano come lingua madre una descrizione il più possibile puntuale della competenza linguistico-comunicativa e delle componenti che la costituiscono. Nasce così il Quadro di riferimento delle competenze linguistico-comunicative in italiano, che rappresenta un modello di descrizione della competenza utile per elaborare obiettivi didattici coerenti e trasparenti.
Il Quadro di riferimento delle competenze linguistico-comunicative in italiano
Il Quadro per l’italiano adotta una visione pragmatica e sociolinguistica, che intende la lingua non come un insieme di regole formali la cui conoscenza consente l’uso, ma come un insieme di usi che vengono realizzati in un contesto sociale. Del QCER riprende infatti la visione dell’utente/apprendente di una lingua come soggetto sociale che intraprende attività linguistiche all'interno di un contesto sociale che ne determina il senso.
Il Quadro per l’italiano fa riferimento dunque a competenze che non implicano solo il sapere, ovvero il conoscere le forme e le strutture linguistiche, ma che includono il saper fare, cioè il saper agire in particolari contesti di comunicazione e gestire i codici semiotici propri di quei contesti.
Si tratta di una proposta non prescrittiva, ma che piuttosto intende favorire l’autonomia del docente tramite uno strumento flessibile – un riferimento appunto – da applicare e adattare a seconda della realtà che si ha di fronte.
Il Quadro per l’italiano trova i propri riferimenti, oltre che nel QCER, nelle Indicazioni nazionali per la scuola secondaria di primo grado, nelle Indicazioni nazionali per i licei, nelle Linee guida per gli istituti tecnici e professionali, nel decreto relativo all'obbligo di istruzione DM 139/2007, nei documenti emanati dall'INVALSI. Questi documenti hanno infatti costituito la base di partenza per l’elaborazione del Quadro e dei descrittori che lo costituiscono, poiché indicano gli obiettivi di sviluppo delle competenze linguistiche degli studenti della scuola secondaria italiana. A partire dai documenti elencati, i descrittori del Quadro intendono fornire indicazioni specifiche e concrete su che cosa realmente uno studente della scuola secondaria superiore può fare, e deve fare, con la lingua, a seconda della fase di sviluppo della competenza linguistico-comunicativa in italiano L1.
La struttura del Quadro per l’italiano
Il Quadro per l’italiano si compone di descrittori che cercano di definire nel modo più puntuale possibile le componenti della competenza linguistico-comunicativa in riferimento alle abilità di ricezione e di produzione scritte e orali, oltre che alle conoscenze delle strutture linguistiche, del lessico, dei tratti della testualità, della pragmatica e della sociolinguistica del nostro comunicare sociale.
L’articolazione dei descrittori in tre livelli (base, intermedio, avanzato) – come per il QCER che propone tre macrolivelli (A, B, C) – consente di rappresentare differenti stadi di sviluppo della competenza, di fotografare, cioè, in quali ambiti un individuo sa usare la lingua per comunicare in modo efficace. Intendendo l’apprendimento linguistico come un processo individuale e continuo, seppur con possibili arresti, arretramenti e ripartenze, la proposta di individuare dei livelli di competenza è in un certo senso un’operazione arbitraria, dal momento che pone dei “tagli” lungo tale continuum. L’apprendimento per sua natura non è sempre lineare ed è composto da passaggi non sempre equidistanti tra loro. Nel definire i livelli è dunque importante tenere presente che all'interno di uno stesso livello individui diversi hanno ciascuno un proprio livello di competenza che può comprendere alcuni aspetti e tralasciarne altri. Tuttavia, la proposta presenta il vantaggio di formalizzare i tratti dell’apprendimento, così da poter definire gli obiettivi dell’insegnamento ed elaborare sillabi e materiali didattici.
La proposta del Quadro è scaturita da una riflessione teorica condivisa non solo tra ricercatori che si occupano di sviluppo delle competenze linguistico-comunicative, ma anche tra docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e sarà oggetto a breve di una sperimentazione nelle classi.