Sviluppare le competenze attraverso compiti autentici

studenti

DIDATTICA PER COMPETENZE - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

Dalla scuola del primo ciclo d’istruzione all’obbligo formativo e ai percorsi d’istruzione secondaria superiore, i risultati scolastici vengono sempre più spesso declinati in termini di competenza e viene posto l’obbligo di certificare le competenze dimostrate dagli studenti.
Tra i diversi approcci utilizzabili per consentire agli studenti di dimostrare le proprie competenze è particolarmente efficace quello noto come didattica per compiti autentici.

Giovanni Marconato

Le competenze, queste sconosciute

Dalla scuola del primo ciclo d’istruzione all’obbligo formativo e ai percorsi d’istruzione secondaria superiore, i risultati scolastici vengono sempre più spesso declinati in termini di competenza e viene posto l’obbligo di certificare le competenze dimostrate dagli studenti.

Due semplici definizioni per iniziare. Il Parlamento europeo nella sua raccomandazione del 23.04.2008 così definisce le competenze:

«Le competenze sono la comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale. Nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia.»

Qui viene messa in evidenza la dimensione dell’utilizzo per uno scopo di conoscenze, abilità e capacità. Una definizione più operativa è quella che ci viene offerta dal francese Guy Le Boterf.

«La persona che sa agire con competenza è quella che è in grado di mobilizzare, selezionare e combinare risorse in modo pertinente per gestire una situazione professionale. Compito della formazione è di contribuire ad accrescere il repertorio di risorse che la persona possiede e di allenare a mobilitare, selezionare e combinare in modo pertinente quelle risorse.»

L’aspetto più utile di questa definizione è che la competenza viene presentata come composta di “risorse” che vanno prima sviluppate (anche attraverso l’istruzione formale) e successivamente utilizzate attraverso l’esercizio di processi cognitivi in contesti specifici.

L’insieme delle due definizioni ci porta a concludere che la competenza:

  • prende forma attraverso una prestazione caratterizzata dal processo di esecuzione e dal suo prodotto;
  • ha una struttura di “contenuto” complessa (le risorse che la compongono sono tante);
  • assume sempre il suo valore in relazione a un contesto (si può essere competenti in una situazione ma non in un’altra);
  • è una dimensione in movimento, evolvendosi, in un contesto educativo, lungo le dimensioni dell’autonomia e della responsabilità.

Le risorse sono sostanzialmente quelle personali (come le conoscenze generali, quelle specifiche relative ai contesti, quelle procedurali e quelle esperienziali) e quelle di rete (banche dati, centri di documentazione, collegamenti con altre persone e le loro conoscenze).

I processi che aiutano a mettere in azioni le risorse sono il saper fare relazionale, quello cognitivo, le attitudini e le caratteristiche dell’individuo, quelle psicologiche ed emozionali. Le finalità verso cui la scuola deve lavorare sono, quindi:

  • favorire lo sviluppo di risorse;
  • allenare gli studenti a utilizzarle.

Queste due finalità vengono conseguite attraverso una didattica mirata, perché deve conseguire obiettivi di apprendimento non raggiungibili attraverso le pratiche convenzionali. Dobbiamo, infatti, mettere gli studenti in azione, richiedere loro l’esecuzione di una prestazione impegnativa e complessa che porta alla realizzazione di un prodotto e valutare tanto il processo quanto il risultato di quella prestazione. Tra i diversi approcci utilizzabili è particolarmente efficace quello noto come didattica per compiti autentici.

meteo

I compiti autentici per le competenze

Se l’obiettivo è di insegnare a una persona a guidare l’auto e valutarla su questa capacità, la cosa più sensata ed efficace da fare è metterla a bordo di un’auto e farla guidare in differenti condizioni di traffico, dandole un’adeguata assistenza perché acquisisca le conoscenze e le abilità necessarie per una guida corretta e sicura. Se si dovesse fare formazione e valutazione secondo le abituali pratiche scolastiche si farebbero delle lezioni e si preparerebbero dei test chiedendo alla persona come si comporterebbe in alcune situazioni ordinarie e critiche. Nel primo caso assegno un “compito autentico”, nel secondo un “compito scolastico”.

A scuola, abitualmente, vengono assegnati dei compiti nei quali viene chiesto agli studenti di utilizzare le conoscenze possedute per fare qualcosa. Alcuni di questi compiti sono tipicamente scolastici e cioè semplici, brevi, quasi istantanei, di recupero di conoscenze, altri possono essere “autentici” cioè situati in contesti significativi, reali e possono riguardare situazioni quotidiane (fare una vendita di mele per beneficenza) o attività reali legate a una disciplina (compiere una ricerca storica sulle spedizioni dell’esploratore Livingstone). La caratteristica di questo tipo di compiti è il loro valore e significato al di fuori della classe: svolgendo quelle attività gli studenti fanno esperienza di cosa loro stessi o altre persone potrebbero fare in situazioni di vita reale usando le conoscenze possedute.

Lavorare a scuola con compiti autentici è importante perché consente agli studenti di:

  • trovare significato e motivazione per lo sforzo messo in atto nell’apprendimento;
    impegnarsi a fondo nelle discipline scolastiche;
  • utilizzare modalità di ragionamento e di soluzione di problemi tipiche del lavoro dei professionisti;
  • correlare le attività scolastiche con situazioni della realtà extrascolastica più vicina a loro;
  • far leva sui propri interessi per attivare l’impegno scolastico;
  • rendere visibile il proprio apprendimento nei prodotti che realizzano;
  • offrire alla valutazione degli insegnanti delle prestazioni che riflettano la capacità di tener conto della complessità di una situazione extrascolastica.

Non basta, però, richiedere agli studenti di eseguire un compito di questo tipo perché si sviluppi apprendimento: è necessario che l’esecuzione di questo compito li impegni attivamente e cognitivamente nel loro apprendimento, che essi siano aiutati a costruire una comprensione profonda della tematica e abbiano un ruolo attivo nella costruzione e nell’applicazione di quelle conoscenze. Solo in questo modo si ha apprendimento significativo, cioè integrazione delle nuove conoscenze con quelle già possedute e comprensione e capacità di riutilizzo. Le informazioni acquisite in modo meccanico, tra di loro separate e in forma di memorizzazione non sono facilmente utilizzabili e trasferibili e generano “conoscenza inerte” (D. Perkins).

L’enfasi sulla realtà, su specifiche situazioni d’uso delle conoscenze è dovuta al fatto che è proprio il contesto in cui quelle idee, quei contenuti, quelle informazioni sono usate che aiuta a dare alle stesse un significato. Usando conoscenze in un contesto si possono comprendere le condizioni e le situazioni in cui è utile conoscere e applicare ciò che si è imparato. Un compito autentico fornisce lo sfondo significativo e motivante per imparare. Diversamente dai compiti scolastici, i compiti associati ad attività autentiche hanno queste caratteristiche che impegnano, anche cognitivamente, gli studenti:

  • il ruolo chiave della definizione del problema da risolvere;
  • la natura non definita del problema;
  • la necessità di una consistente ricerca di informazioni;
  • la presenza di più soluzioni corrette;
  • la molteplicità dei modi di ricerca della soluzione del problema;
  • la possibilità di ricorrere alla propria esperienza.

Un compito autentico, però, non deve preoccuparsi solo di attivare la motivazione e l’impegno degli studenti, ma deve anche consentire la trattazione degli argomenti disciplinari. Pertanto, per essere definito di “alta qualità” deve:

  • essere accessibile agli studenti: deve potersi svolgere attingendo alle conoscenze e alle abilità già possedute anche come basi per lo sviluppo di nuove;
  • essere fattibile: deve poter essere svolto usando le risorse disponibili a scuola e nel territorio di riferimento;
  • essere sostenibile: deve rendere possibile l’impegno cognitivo dello studente nel tempo;
  • essere allineato con gli obiettivi di apprendimento assunti nel curricolo: anche il più efficace compito autentico nell’attivare lo studente non sarà mai utilizzabile a scuola se non trova riscontro negli obiettivi curricolari assunti.

Come identificare e sviluppare compiti autentici

Per quanto riguarda la trattazione di tematiche legate a discipline scolastiche, una modalità relativamente semplice ed efficace per mettere gli studenti in situazioni autentiche è quella di farli lavorare come gli esperti di quella disciplina. Lavorare “come” un giornalista, uno storico, uno scienziato consente agli studenti di avvicinarsi alla complessa realtà del lavoro di questi professionisti, di usare i loro ferri del mestiere, di svolgere le loro stesse attività. Perché far studiare storia quando si può far lavorare uno studente come uno storico? Ricercando fonti, verificandone l’autenticità, incrociando dati, ricostruendo gli eventi. Invece di studiare scienze, perché non far lavorare gli alunni come scienziati? Facendo ricerca su una tematica, facendo piccoli esperimenti, annotando gli esiti, documentando. Gli studenti ricercano informazioni, le analizzano, le valutano, le usano per costruire un elaborato, risolvono problemi, lavorano in gruppo, utilizzano conoscenze già possedute e ne sviluppano di nuove e necessarie per svolgere il compito assegnato. Comprendono a fondo la tematica e sviluppano competenze.

Anche molte delle attività ordinarie che si svolgono a scuola sono fonti di compiti autentici: un evento che si svolge all’interno e all’esterno della scuola, un concorso, un progetto, un viaggio di istruzione e tanto altro possono diventare occasioni per lavorare per compiti autentici. Per trasformare questi eventi in occasione di apprendimento autentico basta identificare al loro interno i momenti in cui affidare agli studenti lo svolgimento di alcune attività di organizzazione o di gestione o far sviluppare loro strumenti e risorse utilizzabili nelle attività stesse: la pianificazione dell'evento, la gestione di alcune sue parti, la gestione economica e finanziaria, la produzione di strumenti informativi o promozionali o di documentazione. Sono attività anche semplici e alla loro portata, nella cui realizzazione gli allievi lavorano in gruppo, sviluppano abilità organizzative, si assumono responsabilità, comunicano con soggetti esterni alla scuola, usano in situazione tanti contenuti e spesso in modo interdisciplinare. L’autenticità di un compito e la competenza è già dentro tante attività "normali" che si fanno a scuola, basta solo saperle riconoscere e valorizzare.


Un buon compito autentico, cioè realizzabile e denso di opportunità di apprendimento, è sempre costituito dall’intreccio della realtà in cui gli studenti vivono e i loro interessi (l’aspetto soggettivo), le risorse presenti a scuola e nel territorio (l’aspetto oggettivo) e i contenuti disciplinari da affrontare (l’aspetto didattico).

Questi aspetti devono essere sempre tenuti presenti, pena la realizzazione di attività o poco efficaci per l’apprendimento o poco utili per il curricolo di studi.

Nonostante la loro efficacia, non è comunque semplice e facile realizzare compiti autentici nella quotidianità scolastica per la loro carica di innovatività. Infatti:

  • l’insegnante potrebbe non sapere come proporli, perché non ne ha mai gestiti prima (ma proprio per questo, lavorare per compiti autentici può essere una sfida interessante);
  • la loro gestione potrebbe richiedere tempi medio-lunghi, invece dei pochi minuti richiesti per un compito scolastico convenzionale, con tutte le implicazioni organizzative e logistiche associate;
  • è necessaria un’attenta pianificazione delle singole azioni, anche per dar modo agli studenti di sviluppare le necessarie conoscenze e abilità per portarli a termine;
  • è necessario sostenere gli studenti in questo modo tanto nuovo di lavorare, dato che essi stessi devono assumere responsabilità nello sviluppo del lavoro e auto-dirigersi per portar a termine con successo il compito;
  • non è detto che la motivazione a lavorare con impegno emotivo e cognitivo scaturisca automaticamente ed è quindi necessario attivare differenti strategie didattiche per motivare e stimolare i ragazzi ad affrontare il compito.
     

Riferimenti Normativi

DM 22 agosto 2007 139/07
Legge 6 agosto 2008, n. 133 
Accordo Stato Regioni del 05.02.2009 e 29.04.2010
Raccomandazione del Parlamento Europeo 18.12.2006 e 23.04.2008

 

Giovanni Marconato è psicologo e formatore, si occupa di strategie per apprendimento, di tecnologie per la didattica, di didattica per le competenze nella scuola e nella formazione. È autore di saggi e libri su didattica e tecnologie. Condivide le sue riflessioni ed esperienze nel blog.