Le licenze «open content»: capirle e usarle correttamente
DIDATTICA DIGITALE - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO E SECONDO GRADO
Come abbiamo anticipato in un precedente articolo (si veda Il copyright nel mondo digitale: un problema di tutti e meno semplice di quanto sembri), oltre ai casi di libera utilizzazione previsti dalla legge sul diritto d'autore (e già dettagliati nell'articolo), può succedere che sia lo stesso titolare dei diritti a preferire che la sua opera circoli libera da alcuni dei principali vincoli del copyright. In tal caso egli può ricorrere all'applicazione di apposite licenze d'uso ispirate al modello che comunemente viene chiamato open content o copyleft, di cui le licenze Creative Commons rappresentano forse l'estrinsecazione più nota.
Radici storiche del fenomeno
L'idea di utilizzare lo strumento della licenza d'uso per “liberare” un'opera creativa dalle maglie del copyright nasce negli anni ottanta in ambito informatico e più precisamente in seno al Progetto GNU, inaugurato da Richard Stallman (ricercatore presso il MIT di Boston). In quegli anni il governo americano aveva approvato la legge che sottoponeva anche il software alla tutela del copyright, aprendo la strada all'industria del software proprietario e a codice sorgente chiuso. Il gruppo di hacker guidato da Stallman voleva invece trovare il modo di contrastare questa deriva, facendo sì che comunque vi fosse del software liberamente distribuibile, modificabile e corredato del codice sorgente (da cui “open source”). Da lì l'idea di redigere il testo della GNU General Public License (anche nota con l'acronimo GPL), capostipite delle licenze open, nonché tutt'oggi la licenza di software libero più utilizzata.
Negli anni novanta, con l'avvento di Internet e di tutto il fenomeno di creatività digitale e indipendente a esso connesso, si avvertì l'esigenza di sperimentare lo stesso modello anche al di là della creatività strettamente informatica. Iniziarono, quindi, a comparire le prime bozze di licenze per opere musicali, testuali, grafiche e fotografiche; lo stesso Progetto GNU predispose la Free Documentation License (FDL) pensata per rilasciare liberamente la documentazione informatica e successivamente utilizzata come prima licenza dell'enciclopedia libera Wikipedia.
Fu però solo con il nuovo millennio e con l'esplosione di Internet come fenomeno di massa che qualcuno pensò di redigere un set di licenze che potessero funzionare per tutti i tipi di opere creative (a esclusione del software) e che risultassero particolarmente intuitive e di facile utilizzo anche per i non esperti. Nacque così nel 2002 la prima versione delle licenze Creative Commons, oggi arrivate alla quarta versione e diventate in assoluto le licenze open content più utilizzate dal popolo dei creativi digitali.
Nonostante le licenze per contenuti liberi siano numerose, le licenze Creative Commons si stanno imponendo come il modello più conosciuto e diffuso, tant'è che molti progetti dediti alla promozione della cultura aperta sfruttano proprio queste licenze.
Il concetto di licenza e il meccanismo di licensing
Per comprendere appieno il funzionamento delle licenze Creative Commons bisogna fare qualche considerazione generale sul concetto di licenza d'uso per opere creative e poi più specificamente su quello di licenza open content.
Genericamente, in ambito giuridico, con il termine licenza si indica un atto autorizzativo, la concessione di un permesso; ricordiamo infatti l'etimologia latina di licenza, da licere che appunto significa “permettere”, “autorizzare”.
Nel diritto della proprietà intellettuale, una licenza è quindi l'atto con cui il titolare dei diritti esclusivi su un'opera (licenziante) concede il permesso di utilizzare l'opera stessa a un altro soggetto (licenziatario), stabilendo contestualmente una serie di limiti e condizioni. Il mancato rispetto di questi termini d'uso comporta la violazione del rapporto giuridico e quindi l'automatico venir meno dell'autorizzazione stessa. Nel modello open licensing, solo il licenziante è un soggetto definito, mentre il licenziatario è indefinito: cerchiamo ora di capire meglio in che senso. Il licenziante è normalmente colui che detiene i diritti sull'opera e solitamente è l'autore stesso oppure altro titolare dei diritti (come una casa editrice, un'etichetta discografica...). Egli, quando diffonde la sua opera, vi allega il testo della licenza d'uso e segnala in modo chiaro che chiunque volesse utilizzare l'opera dovrà semplicemente attenersi a quanto indicato nella licenza (oltre ovviamente a rispettare quanto più generalmente previsto dai principi del diritto d'autore). Questo “chiunque”, facendosi implicitamente parte del rapporto contrattuale, diventa così il licenziatario; si spiega ora perché poco sopra abbiamo parlato di un licenziatario indefinito.
In estrema sintesi possiamo quindi dire che la licenza rappresenta un permesso condizionato e concesso a priori per l'utilizzo dell'opera.
Introduzione alle licenze Creative Commons
Come anticipato, le licenze Creative Commons sono licenze pensate per poter funzionare con tutti i tipi di opere creative e in modo da poter essere tradotte e adattate ai vari ordinamenti giuridici; inoltre la loro struttura si articola in clausole modulari che permettono all'autore di decidere quali usi consentire per la sua opera, a quali condizioni e in quali contesti: in poche parole, consentono all'autore di graduare la libertà di utilizzo dell'opera, chiarendone le condizioni.
Attualmente le licenze Creative Commons sono sei e prendono il nome dalle clausole in esse contenute. In un ordine dalla più permissiva alla più restrittiva esse sono:
1) Attribuzione;
2) Attribuzione - Condividi allo stesso modo;
3) Attribuzione - Non opere derivate;
4) Attribuzione - Non commerciale;
5) Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo;
6) Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate.
Le licenze Creative Commons (come per altro gran parte delle licenze sul modello open) si strutturano idealmente in due parti: una prima parte in cui si indicano quali sono le libertà che l’autore vuole concedere sulla sua opera; e una seconda parte che chiarisce le condizioni che l'autore impone per utilizzare l’opera.
Riguardo alla prima parte (libertà), tutte le licenze consentono la copia e distribuzione dell’opera, precisando:
Tu sei libero di condividere, riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questo materiale con qualsiasi mezzo e formato.
Solo alcune invece consentono anche di fare modifiche e rielaborazioni dell'opera (cioè di realizzare “opere derivate”), precisando:
Tu sei libero di modificare, remixare, trasformare il materiale e basarti su di esso per le tue opere.
Riguardo alla seconda parte (le condizioni imposte), bisogna notare che le licenze Creative Commons si articolano in quattro clausole base, che l’autore può scegliere e combinare a seconda delle sue esigenze. Vediamole nel dettaglio.