I Disturbi Specifici dell'Apprendimento

DSA e BES

Non è mai troppo tardi per riconoscerli e intervenire

DIDATTICA INCLUSIVA - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO E SECONDO GRADO

In questo articolo cerchiamo di spiegare cosa si intende per DSA (e per BES) e quali sono i segnali a cui prestare attenzione durante le attività didattiche. L'eventuale certificazione non è il punto di arrivo ma il punto di partenza per costruire un piano didattico personalizzato per lo studente.

Sara Andolfi

Secondo le ultime stime del MIUR, relative all'anno scolastico 2014/15, le segnalazioni di Disturbi Specifici dell'Apprendimento, o DSA, sono state complessivamente 186.803, corrispondenti al 2,1% degli alunni. Tale percentuale ha subìto un marcato aumento rispetto alla precedente rilevazione effettuata nell'A.S. 2010/11 che vedeva un'incidenza del disturbo dello 0,7%; tale aumento è maggiormente evidente nel primo e secondo grado della scuola secondaria, in cui rispettivamente il 4,2% e 2,5% degli studenti risulta avere una diagnosi di DSA (MIUR). L'incremento delle diagnosi non deve essere interpretato come una maggiore accondiscendenza da parte delle équipe diagnostiche a giustificare le difficoltà segnalate dalle famiglie né ad una medicalizzazione del fenomeno, quanto come una maggiore sensibilità da parte della scuola e delle famiglie verso questi disturbi.

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento: quando si manifestano?

Quelli dell'apprendimento sono tra i più frequenti disturbi che uno studente può incontrare nel corso della sua storia scolastica. Si tratta di una condizione innata, di origine neurobiologica, la cui manifestazione è mediata dalle condizioni ambientali in cui lo studente si trova a vivere (Penge, 2010). I primi segnali della presenza di DSA possono essere riscontrati già in età prescolare, quando ancora il disturbo specifico non solo non è ancora manifesto ma anche non ancora diagnosticabile; come riportato dalle Linee guida per il Diritto allo studio degli Studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento, gli insegnanti della scuola dell'infanzia devono saper riconoscere i segnali di rischio per poter intervenire fin da subito con attività didattiche e pedagogiche mirate. Le difficoltà specifiche dei DSA dovrebbero palesarsi fin dai primi stadi di acquisizione delle strumentalità alla base delle abilità di letto-scrittura e matematiche, in particolare si potrebbero riscontare lentezza e facile faticabilità, associate a un elevato numero di errori. Tuttavia, studenti con una predisposizione neurobiologica più favorevole e/o che vivono in un contesto ambientale (rappresentato in primis da ambiente familiare e scolastico) maggiormente stimolante o protettivo potrebbero mostrare difficoltà solo nel momento dell'apprendimento di abilità più complesse. Inoltre, il carattere evolutivo dei DSA (come sottolineato nella Consensus Conference 2011) modifica le manifestazioni del disturbo, che mutano nel corso degli anni e assumono caratteristiche diverse in base alle fasi del ciclo scolastico. Se durante la Scuola primaria le difficoltà principali si riscontrano a livello delle abilità di base, nei successivi cicli sono maggiormente evidenti problematiche legate a competenze più evolute quali la comprensione e la produzione di testi scritti, l'autonomia nello studio, la padronanza dei termini specifici delle materie di studio.

Che cosa intendiamo per BES

Negli ultimi anni, in seguito alla pubblicazione della Direttiva ministeriale del 27 Dicembre 2012 (meglio nota come "Direttiva Profumo") e della Circolare ministeriale 6 del 6 Marzo 2013, grande attenzione è stata dedicata ai Bisogni Educativi Speciali (BES), ovvero qualunque condizione, stabile o transitoria, di natura eterogenea che possa andare a interferire con l'apprendimento e il successo scolastico.
Quando si parla di BES bisogna prestare molta attenzione poiché è un termine condiviso da differenti ambiti ma usato con accezioni differenti.
Dal punto di vista della psicologia evolutiva si tratta infatti di un termine ombrello che racchiude qualunque disturbo (DSA, disabilità e altri disturbi evolutivi) o difficoltà che abbia ripercussioni sia sul piano scolastico che adattivo (quindi nella vita quotidiana in generale). Sul piano scolastico invece con BES ci si riferisce alle sopracitate Direttiva e Circolare che hanno come obiettivo primario la tutela di tutte quelle difficoltà oggettive che non sono già riconosciute e tutelate in altro modo (Legge 104/92 per le condizioni di disabilità e Legge 170/2010 per i DSA). Le modalità di supporto scolastico per i BES sono le medesime previste per i Disturbi Specifici dell'Apprendimento e vanno formalizzate in un piano didattico personalizzato che può avere la stessa forma di quello previsto per i DSA o essere creato ad hoc.

Come avviene la valutazione dei DSA?

Compito dei docenti, di ogni ordine e grado, è quello di rilevare problematiche specifiche nell'apprendimento che siano resistenti alle normali attività di recupero scolastico e di segnalarle alla famiglia, in modo che possano essere valutate in un contesto diagnostico adeguato. La valutazione dei DSA comprende due fasi: la prima è rivolta alla ricerca di fattori di esclusione, ovvero di possibili spiegazioni per le difficoltà di apprendimento incontrate (opportunità di apprendimento insufficienti o non continuative, deficit sensoriali e/o cognitivi, traumi…); la seconda fase mira invece a rilevare le difficoltà specifiche a carico degli apprendimenti (valutate attraverso compiti di lettura, scrittura e matematici) in un quadro intellettivo nella norma. Solo in presenza di fattori di inclusione e in assenza di fattori di esclusione è dunque possibile parlare di DSA.

Il ricorso a uno specialista è fondamentale poiché, come sottolineato anche da ricercatori italiani (si veda, per esempio, Tressoldi e Vio, 2008), sul piano comportamentale è difficile distinguere tra una difficoltà di apprendimento e un vero e proprio disturbo, in quanto entrambi comportano un rendimento scolastico inadeguato. Mentre una difficoltà rappresenta un rallentamento nell'acquisizione di determinate competenze scolastiche che si può presentare in qualunque momento del percorso scolastico, il disturbo di apprendimento vero e proprio è caratterizzato dalla presenza di una condizione innata che si manifesta fin dai primi momenti della scolarizzazione, dalla resistenza al trattamento (non si risolve in seguito all'introduzione di adattamenti didattici ma richiede un intervento mirato e di lunga durata) e dalla mancata automatizzazione dei processi sottostanti lettura, scrittura e abilità matematiche.

Quali sono i disturbi riconosciuti?

I DSA attualmente riconosciuti in Italia dalla Legge 170/2010 sono:

  • dislessia, ovvero disturbo specifico della decodifica del testo scritto; si manifesta attraverso una velocità di lettura al di sotto delle attese in base agli anni di frequenza scolastica e a un elevato numero di errori (tuttavia quest'ultimo parametro sembra essere poco significativo nel caso delle lingue trasparenti, cioè le lingue in cui a un grafema corrisponde un fonema, tra cui l'italiano).
  • disortografia, ovvero disturbo specifico della compitazione; si manifesta attraverso un elevato numero di errori nella scrittura e la difficoltà nel rispettare le regole ortografiche della lingua in cui si scrive.
  • disgrafia, ovvero disturbo specifico della scrittura di natura motoria; si caratterizza per una grafia spesso illeggibile, macro e/o micro grafia, pressione eccessiva sul foglio e scarso rispetto degli spazi sul foglio.
  • discalculia, ovvero disturbo specifico delle aree di numero, calcolo e senso del numero; gli studenti con discalculia mostrano difficoltà nella lettura e scrittura dei numeri, nella memorizzazione dei fatti numerici, nel calcolo scritto e a mente, nel giudizio di numerosità e nel confronto tra grandezze numeriche.

I differenti DSA possono comparire isolatamente o, più comunemente, in associazione tra di loro o con altri disturbi evolutivi (l'associazione più frequente è con l'ADHD, ovvero il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, altro disturbo evolutivo che si manifesta prevalentemente attraverso scarsa attenzione, impulsività e iperattività); in quest'ultimo caso le ripercussioni sul piano scolastico sono maggiori. In associazione ai DSA troviamo anche con una certa frequenza ansia, depressione e disturbi del comportamento e della condotta; il mancato riconoscimento delle difficoltà può inoltre portare a una scarsa motivazione allo studio e all'abbandono scolastico.

Oltre agli effetti più immediati sul rendimento scolastico, possibili conseguenze dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento (e dei Bisogni Educativi Speciali più in generale), soprattutto se non precocemente riconosciute e adeguatamente supportate, sono le ripercussioni negative sul piano emotivo-affettivo e il rischio di drop-out scolastico; da qui la necessità per i docenti di ogni ordine e grado di essere informati circa i segnali a cui prestare attenzione per individuare gli studenti a rischio e quindi mettere in atto gli opportuni interventi.

Quali sono i segnali a cui prestare attenzione?

Come già detto, i DSA hanno carattere evolutivo, ovvero la loro manifestazione subisce cambiamenti anche profondi nel corso dei gradi scolastici; esistono tuttavia segnali che, indipendentemente dalla classe frequentata, devono destare sospetti nei docenti:

  • facile faticabilità e difficoltà nel prestare attenzione per lunghi periodi (non esclusivamente a fine giornata o in concomitanza con periodi densi di verifiche e interrogazioni), rendimento altalenante anche all'interno della stessa giornata, lentezza esecutiva sono caratteristiche consuete e comuni a tutti i DSA;
  • lettura ad alta voce stentata, monotona e poco armoniosa, presenza di errori di lettura (caratteristica poco frequente nella scuola secondaria ma evidente in presenza di parole a bassa frequenza o di termini tecnici), errori in scrittura e vocabolario povero sono compatibili con la presenza di dislessia;
  • scarso rispetto delle regole ortografiche, errori a livello morfologico e sintattico, produzioni scritte non sempre adeguate dal punto di vista della forma sono comuni nei casi di disortografia;
  • scarso rispetto nella conversione grafema-fonema e fonema-grafema (lo studente "legge come è scritto" o "scrive come si legge") possono essere segnali della presenza di dislessia o disortografia;
  • scrittura di difficile decifrazione, macrografia o micrografia con possibili fluttuazioni tra le due, costruzione di lettere e numeri inusuale, scarso rispetto dei binari e dello spazio sul foglio sono indici di disgrafia;
  • errori nella lettura e scrittura di numeri (soprattutto se oltre le tre cifre e se contenenti lo 0), errori o lentezza nell'eseguire calcoli a mente, errori di calcolo o di procedura nelle operazioni scritte, scarsa conoscenza dei fatti numerici (non solo tabelline e somme entro il 20, ma anche potenze e radici di maggiore utilizzo), insicurezza nel confrontare quantità astratte e nel manipolare grandezze possono essere indice di discalculia;
  • errori nella lettura, scrittura o memorizzazione di date, numeri di pagina o di esercizi possono esser conseguenti a dislessia e discalculia.

Nel caso in cui uno o più fattori venissero riscontrati in uno studente, il docente è tenuto a mettere in atto attività di recupero didattico. Nel caso in cui gli interventi tentati non diano miglioramenti soddisfacenti entro qualche settimana, è consigliabile informare i genitori delle difficoltà riscontrate e suggerire l'invio presso un professionista qualificato per un approfondimento, soprattutto se durante il colloquio con la famiglia dovessero emergere ulteriori elementi a supporto dell'ipotesi di DSA.

Cosa fare dopo la diagnosi

L'identificazione delle difficoltà e la presenza di una diagnosi/certificazione non sono il punto di arrivo bensì quello di partenza per poter aiutare lo studente al fine di favorirne il successo scolastico.
Il primo passo è comprendere il funzionamento scolastico dello studente, individuando le modalità di apprendimento privilegiate e i suoi punti di forza. Sulla base della valutazione contenuta nella diagnosi/certificazione e di osservazioni condotte in classe, entro tre mesi dalla consegna della diagnosi il consiglio di classe è tenuto a stendere un PDP (piano didattico personalizzato), con le informazioni relative allo studente, alla diagnosi ottenuta e al suo funzionamento, oltre all'elenco di tutti gli strumenti compensativi e misure dispensative che ciascun docente si impegna ad attuare per supportare l'apprendimento dello studente. Le strategie previste devono essere garantite non solo durante il quotidiano svolgimento delle attività ma anche durante i momenti di valutazione (esami di fine ciclo inclusi) e nello svolgimento dei compiti a casa.

Gli strumenti compensativi includono ausili informatici, mediatori didattici e strategie che permettono allo studente appunto di "compensare" e quindi superare le proprie difficoltà; tra i più comuni troviamo:

  • per l'abilità di lettura: sintesi vocali, mappe concettuali, tabelle dei verbi o delle declinazioni;
  • per l'abilità di scrittura: programmi di videoscrittura con correttore ortografico, mappe concettuali;
  • per le abilità matematiche: calcolatrice, tabelle e formulari.


Le misure dispensative consistono invece nell'esonero da una richiesta, per esempio:

  • per la lettura: esonero dalla lettura ad alta voce;
  • per la scrittura: dispensa dal prendere appunti o dalla copiatura;
  • per l'area matematica: esonero dall'esecuzione di calcoli.

Fermo restando il diritto a entrambe le misure compensative e dispensative, sono preferibili le prime poiché mettono lo studente nella condizione di soddisfare una richiesta e non invece di evitarla; l'esercizio ripetuto con il supporto degli strumenti compensativi non solo contribuisce ad aumentare il senso di efficacia dello studente, ma spesso favorisce l'acquisizione della competenza e il consolidamento di un'abilità.
Qualora non sia possibile utilizzare uno strumento compensativo, in alternativa alla dispensa si può attuare la riduzione del carico di lavoro o delle richieste (per esempio rispetto alle pagine da studiare o allo svolgimento dei compiti a casa, ma anche nel numero di item di una verifica a cui rispondere).

Di fondamentale importanza è la valorizzazione dei punti di forza dello studente e la gratificazione per l'impegno; non va mai dimenticato che la presenza di un DSA comporta un più facile affaticamento e il dispendio di maggiori risorse, quindi qualunque attività scolastica può mettere a dura prova la motivazione e l'impegno di uno studente con difficoltà.

Bibliografia

  • Legge 170/2010 e Linee guida per il diritto allo studio degli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento.
  • Come leggere la Dislessia e i DSA, a cura di G. Stella e L. Grandi, Giunti Scuola 2011.
  • C. Cornoldi - P.E. Tressoldi, Definizione, criteri e classificazioni, in C. Cornoldi, Difficoltà e disturbi dell'apprendimento, pp. 9-52, Il Mulino 2007.
  • Consensus Conference. Disturbi Specifici dell'Apprendimento, Roma 2011.
  • MIUR, L'integrazione scolastica degli alunni con disabilità - a.s. 2014/15.
  • R. Penge - I disturbi specifici di apprendimento, In S. Vicari – M.C. Caselli, Neuropsicologia dello sviluppo, pp.149-160, Il Mulino 2010.
  • P.E. Tressoldi - C. Vio, È proprio così difficile distinguere difficoltà da disturbo di apprendimento? Dislessia, 5(2), 139-147, 2008.

 

Sara Andolfi: psicologa a orientamento cognitivo-neuropsicologico, dopo la laurea ha conseguito prima il perfezionamento in psicopatologia dell'apprendimento e in seguito il master in Analisi del comportamento applicata e in neuropsicologia dei DSA. Dal 2008 lavora presso TICE - Centro di ricerca e apprendimento - dove si occupa di diagnosi e intervento rivolti a studenti della scuola primaria e secondaria e universitari. Svolge inoltre attività di formazione e consulenza per scuole di ogni ordine e grado in materia di DSA e BES.