Compiti come vita: non scholae, sed vitae discimus

ragazzo con videocamera

IDEE PER INSEGNARE - SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO

La vacanza è un tempo “vuoto” (secondo l’etimologia da vacare, “essere vuoto”), da utilizzare secondo la propria libertà, creatività, possibilità. È un tempo da dedicare a ciò che amiamo di più, in cui riscoprire ciò cui teniamo veramente e approfondire legami, passioni, desideri. In realtà, in questo tempo si rischia di rimanere preda del vuoto, della noia, della passività, magari dello schermo della tv o del telefono. Questo accade perché manca una vera educazione alla libertà.

Monica Bottai

Vacanza, compiti e libertà

Accade spesso che durante le vacanze si rischia di rimanere preda del vuoto, della noia, della passività, magari dello schermo della tv o del telefono. Questo perché manca una vera educazione alla libertà come mossa attiva verso il bello, come adesione all’attrattiva del reale in tutte le sue espressioni; più frequentemente, invece, viviamo una libertà come liberazione da, come esenzione, o sregolatezza. Ecco allora che i compiti diventano gli acerrimi nemici dei mesi estivi: da un lato, spesso sono esercizi ripetitivi, noiosi, meccanici, in quantità esorbitanti; dall’altro, essi non provocano positivamente la mia libertà e la mia azione personale, ma anzi confermano la pesantezza di un dovere da svolgere e da cui non posso mai essere esente, neanche d’estate! Così c’è chi non li finisce, chi li copia dai compagni, chi trova complicità e sostegno nel web, chi li svolge tutti a settembre; insomma, gli studenti vivono queste consegne come un’imposizione di cui non colgono senso e utilità, anche perché spesso vedono i fascicoli estivi restare lettera morta sulle cattedre, privi di valutazione o correzione. D’altra parte, noi docenti perpetuiamo questa usanza come una ritualità da cui è difficile liberarsi, come una rassicurazione contro il timore che le conoscenze acquisite dagli alunni svaporino dentro la calura estiva. Timore legittimo, visto che i rapporti OCSE mostrano che i nostri ragazzi svolgono compiti in misura doppia o tripla rispetto agli altri studenti europei, ma presentano tassi di analfabetismo funzionale molto più alti. Ben poco significativi si rivelano, dunque, gli insegnamenti che noi docenti impartiamo a scuola, se svaniscono nel giro di due mesi e non ci introducono ad un vissuto più consapevole e attivo. È necessario dunque tentare dei cambiamenti.

Secondo la tradizione

Restando nel solco tradizionale di molti docenti, possiamo continuare ad assegnare eserciziari, dispense, fascicoli, libri da acquistare o materiale da scaricare, ma possiamo anche fare in modo che tale lavoro si svolga secondo modalità proficue ed efficaci, seguendo alcuni semplici criteri.

  • Scansione temporale: gli alunni possono affrontare con maggiore consapevolezza e serenità i compiti, se hanno una scansione predeterminata dal docente e concentrata soprattutto sulla parte finale del periodo estivo.

  • Legame con il programma svolto: il compito deve essere un’espressione operativa del percorso annuale e deve pertanto essere svolto attraverso una serie di richiami al libro di testo, agli appunti o altro materiale introduttivo ed esplicativo già utilizzato dall’alunno; non è ragionevole dunque assegnare argomenti di studio che non siano stati precedentemente affrontati in classe.

  • Specificità e personalizzazione: è consigliabile assegnare compiti non su tutto il programma svolto, ma sulle parti del percorso annuale risultate più difficili, più critiche o meno assimilate dagli alunni; in quest’ottica, si possono anche selezionare esercizi diversi, secondo un’ottica di personalizzazione del lavoro.

Fra libertà e competenze

I criteri sopra esposti riguardano le consegne classiche di esercizi che, pur differenziati nella tipologia, spesso restano comunque meccanici e ripetitivi. Ma possiamo proviamo a osare di più…

Se i compiti diventassero provocazione vera all’uso della propria libertà per scoprire, curiosare, attivare le energie personali? Se potessero essere occasione per sperimentare quelle competenze che lo studente, dovrebbe acquisire nel suo percorso scolastico? Se i compiti potessero diventare occasione per verificare la pertinenza dello studio alla vita reale? In questo caso, dobbiamo provare a cambiare radicalmente impostazione, suggerendo modalità di lavoro diverse che stimolino la maturazione di competenze reali, traguardo finale di ogni serio insegnamento. Infatti, sono ormai anni che ci interroghiamo su come sviluppare le competenze durante il percorso scolastico e ci dibattiamo nelle maglie strette degli orari, degli obiettivi di conoscenza prefissati e di una struttura scolastica che fatica ad attivare, in modo continuato e stabile, modalità di docenza dinamiche e operative, quali sono quelle necessarie per lo sviluppo delle competenze. Forse potremmo pensare di iniziare a valorizzare il tempo estivo in questo senso, esaltando quell’aspetto di libertà e autonomia che lo caratterizza: l’alunno dovrebbe quindi farsi carico di scegliere tempi, modi, strumenti per realizzare un compito assegnatogli e, così facendo, il compito potrebbe diventare reale, personale, vissuto. Potrebbe cioè sviluppare competenza.

Propongo, dunque, una serie di attività ed esercizi possibili, per svolgere i quali l’alunno deve necessariamente appellarsi a conoscenze e abilità maturate durante l’anno, ma rielaborando il percorso svolto secondo la consapevolezza maturata personalmente.

Alcuni esempi

  • Libri da leggere: leggi almeno tre libri, da scegliere all’interno di una serie di titoli divisi per genere o tematica, sia classici sia contemporanei; individua in ogni libro letto una parte (un capitolo, un dialogo, una sequenza) che ritieni essere particolarmente significativo e motiva la tua scelta in un testo personale.
  • Quotidiani da leggere: leggi almeno due volte alla settimana un quotidiano, seleziona e raccogli gli articoli a tuo avviso più interessanti (almeno uno a copia); indica le motivazioni della tua scelta in non più di dieci righe.
  • Film da vedere: guarda tre film scelti all’interno di una lista di film storici e altri tre film scelti all’interno di una lista di film formativi. Scrivi una recensione e un articolo per almeno tre dei film visti.
  • Luoghi da vedere: sia che tu resti in città sia che tu vada altrove, cerca un luogo (sito, monumento…) bello, meglio se nascosto o poco noto, e svolgi una ricerca, motivando la tua scelta e corredando la ricerca di foto, notizie storiche e artistiche, nonché curiosità, elementi di folklore e tradizione.
  • Testi da leggere in lingua (latino, greco, inglese…): leggi almeno due opere intere (con traduzione a fronte) a scelta fra quelle affrontate durante l’anno; scegli un brano di ogni opera e realizza una presentazione in PowerPoint.
  • Dossier/reportage: scegli un argomento di attualità e realizza un dossier o un reportage documentato (materiale iconografico e bibliografico).
  • Piccoli giornalisti: scrivi almeno tre articoli (d’opinione, d’attualità, cronaca) su argomenti a scelta.
  • In profondità: scegli un argomento svolto durante l’anno e approfondiscilo, realizzando un fascicolo con documentazione di vario tipo (foto, immagini, scritti, fonti…), evidenziando in particolare le tue motivazioni nella scelta, il nesso con la realtà attuale e con la tua esperienza personale.

Al rientro dalle vacanze, il docente dedicherà la prima settimana alla raccolta e alla valutazione dei materiali prodotti. In aula, gli alunni presenteranno la ricerca sul luogo e un’altra attività svolta; il docente valuterà anche questa presentazione. Questo lavoro in apertura dell’anno scolastico renderà più agevole al docente la correzione dei compiti e conferirà senso, utilità, ragionevolezza al lavoro svolto dagli alunni.

In realtà, quanto abbiamo detto per i compiti delle vacanze è vero anche per altre questioni come i corsi di recupero estivi o il programma per le verifiche delle carenze di settembre o le modalità della verifica stessa: vi sono cioè aspetti del nostro fare scuola che richiedono – direi urgentemente – una revisione metodologica e valoriale: non quantità, ma qualità; non cultura libresca, ma cultura viva; non rito formale, ma proposta formativa. Cosicché, anche durante l’estate, i nostri studenti non debbano liberarsi da incombenze forzate, ma essere liberi di aderire a qualcosa di bello e vero.

 

Monica Bottai è insegnante di Italiano e Storia, si occupa di pedagogia e didattica e svolge attività di formazione per docenti; ha pubblicato Pagine di elegia. Antologia dalle opere di Tibullo, Properzio, Ovidio, G. D’Anna, Firenze (2003) e Se non io, Il Filo, Roma (2008).