La programmazione: progettare per EAS
IDEE PER INSEGNARE - SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO
Fare scuola: questa espressione risponde ormai a molteplici definizioni, ma ognuna di esse, in realtà, spesso ha origini antiche e profonde e si manifesta come riscoperta di verità pedagogiche sempre attuali. Dal cooperative learning alla scuola digitale, dalla didattica per progetti alla didattica attiva, dalla grammatica della fantasia alla grammatica valenziale, dal laboratorio alla flipped classroom. Fino agli EAS, o Episodi di Apprendimento Situato (Episodes of Situated Learning, ESL, dagli ideatori Norbert Pachler e Theo Hug).
È interessante seguire le evoluzioni della didattica e della pedagogia non per mero gusto intellettualistico, ma per verificare continuamente come la vita (real life) incontri la scuola, come la conoscenza informale si coniughi con la conoscenza formale, come l’avventura personale della scoperta incontri l’offerta di un percorso strutturato. Incontrare la domanda che l’alunno è e offrire un’esperienza personale di conoscenza significa fare scuola. Altrimenti, se «la parte dello studio mnemonico e della cultura passiva, che deve pur stare alla base di ogni testa ben fatta, non è completata e ravvivata da un lavoro di ricerca personale, dallo stimolo all’esercizio delle tendenze individuali, la scuola finisce per diventare una monotona matrice di figurini umani e una macchina rotativa per la stampa di diplomati e laureati.» (C. Gnocchi, Restaurazione della persona umana, Libreria Editrice Vaticana 2009).
Qual è l’origine degli EAS?
Il contesto odierno costringe i docenti a cercare metodi di incontro che non siano trasmissivi, dottrinali, standardizzati: l’evoluzione e le trasformazioni della società hanno oggettivamente cambiato sguardi, vissuti, pensieri del mondo e, in particolare, del mondo studentesco. Oggi un educatore non può esimersi dall’affrontare le seguenti questioni: come l’ambiente influenza il metodo di conoscenza? Come il contesto affettivo e culturale influisce su atteggiamenti e stili conoscitivi? Come l’intelligenza individuale si forgia coniugando formale e informale, saperi strutturati e saperi esperiti? In realtà, queste erano già le domande di Freinet - padre del Movimento di cooperazione educativa e uno dei massimi esponenti dell’attivismo pedagogico del primo ventennio del Novecento -, quando la didattica tradizionale trasmissiva non riusciva a integrare nel sistema scolastico gli alunni socialmente e culturalmente disagiati. Dalla necessità di “incontrare” con successo questa tipologia di alunni egli elaborò l’idea della pedagogia popolare e della classe laboratorio: lo scopo non era cambiare l’oggetto di conoscenza, ma rendere significativo ed esperienziale quello stesso oggetto, cercando di diminuire il divario fra scuola e vita reale. Per questo, egli si servì di elementi veramente moderni e profetici: i piani di lavoro individuali, le schede didattiche e l’archivio di classe, le relazioni (o conferenze) dello studente davanti ai compagni, il testo libero come espressione di esperienze significative, la correzione di gruppo e, in ultimo, la lezione come momento riflessivo, sintetico e metacognitivo del percorso di ricerca svolto dal gruppo classe. In termini contemporanei, potremmo parlare di flipped classroom o flipped lesson: l’azione didattica è “invertita”: al centro viene posta un’attività, che prevede due fasi: un momento di ricerca a casa, tramite informazioni da “sfogliare” personalmente dall’alunno su piattaforme e repository con i materiali di ricerca; un momento di apprendimento in classe, in cui il docente conferma o corregge il lavoro, svolgendo poi una lezione di sintesi e di riflessione.
Il Mobile learning è il canale preferenziale per la didattica con gli EAS. Offriamo pertanto, nella tabella seguente, alcuni suggerimenti su strumenti, ambienti e applicativi 2.0, che possono essere utilizzati proficuamente nella progettazione del docente.