Una partita di idee: allenare al testo argomentativo per l’Esame di stato

diagramma

IDEE PER INSEGNARE - SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

“La parola è un signore potente, pur quasi invisibile compie le cose più meravigliose. Calma la paura, allontana il dolore, suscita la gioia, accende la pietà”: il sofista Gorgia avrebbe saputo spiegare benissimo come produrre un testo argomentativo; illusionista della parola, capace di far diventare ciò che è bianco nero e ciò che è nero bianco e difendere la più indifendibile delle donne, la bellissima Elena, giocando proprio sugli argomenti e sulla capacità di persuasione, una forza sottile e pervasiva che, se si è abili come l’antico retore, non lascia scampo.

Beatrice Savino

Per i greci Persuasione era una bellissima dea, Peithò, affascinante per natura, mutevole e profonda come Oceano suo padre; nel mondo latino, la dea corrispondente, Suada, ha già nel nome la magia che sta alla base dell’esercizio antico, la suasoria, antenata dell’esercizio moderno del testo argomentativo.

Per uno studente alla prova scritta conclusiva della scuola secondaria di primo grado (la prima vera prova d’esame della sua carriera scolastica fino a quel punto) il testo argomentativo è una palestra alternativa ai ricordi raccontati nel diario personale, alla secchezza scientifica della relazione, alla libertà fluida delle lettere personali.

Come ricordare ai nostri studenti i passaggi dell’antica arte di plasmare idee e verità perché sappiano poi sempre far valere le proprie idee? Bisogna ripensare all’origine di questo esercizio, già contemplato tra gli esercizi che il giovane retore doveva affrontare nella meravigliosa palestra dell’oratoria, in uno slalom di idee tese a persuadere (le antiche suasoriae) o a mimare le scintille della discussione giudiziaria (le controversiae): se si va al cuore dell’argomentare, poco è cambiato nella sostanza dell’esercizio, una finzione di idee e parole tesa a dimostrare una verità che viene presentata come unica possibile, giusta e innegabile, dopo aver sgretolato le insidie delle idee opposte.

In classe possiamo ricordare l’esempio degli studenti di molti e molti secoli fa, impegnati anche loro a dimostrare la propria tesi e a confutare le antitesi, e ricordare che il segreto della riuscita dell’esercizio stava sempre nella passione posta nel discutere di argomenti sentititi come propri, di eroi da leggenda cui si dava una seconda possibilità proprio grazie alla magia del discorso: è giusto o no che Alessandro Magno varchi l’Oceano? I trecento valorosi eroi alle Termopili devono rimanere o fuggire? Sono le meravigliose quaestiones infinitae, cui si può dare sempre una risposta diversa, comunque valida se ben argomentata, tutte legate a valori e storie che i giovani studenti di retorica conoscevano, amavano e cui si appassionavano.

Gli antichi maestri lo avevano capito: si lavora e si impara meglio se gli argomenti che dobbiamo studiare, discutere, su cui dobbiamo lavorano, ci interessano; bisognerebbe tenerne conto nella scelta dei temi argomentativi da proporre ai nostri ragazzi, dando spazio non a questioni lontanissime da loro o astratte, ma a qualcosa che li coinvolga, che tenga conto della loro vita e del loro mondo.

Come riprendere allora in vista dell’esame la forza di questo esercizio e renderne fluidi i passaggi? Se immaginiamo la struttura un po’ fissa del testo argomentativo come una partita di idee, la spiegazione di questa gloriosa e difficile tipologia testuale diventa forse un po’ più semplice e il suo scopo, la vittoria di un’idea, si fa chiaro, luminoso come un trofeo da conquistare.

Si può pensare all’argomentazione come una partita in cui si impara la bellezza di saper disporre le proprie idee come il mister schiera i propri giocatori; alla fine di questa partita bisogna chiedersi: ho messo in campo tutto quel che potevo? Idee, esempi e problemi? Ho dribblato le idee avversarie? Le ho scartate per bene? Alla fine la partita delle idee è vinta oppure no? Vediamo ora mossa dopo mossa, seguendo un vero e proprio schema, come si gioca questa partita “argomentativa”!

Schema di gioco

Per aiutare i nostri ragazzi nell’esercizio del testo argomentativo e per una più semplice memorizzazione dei passaggi fissi di questa tipologia di testo possiamo pensare di spiegarne le fasi come uno schema di gioco in cui è proprio la catena stringente dei passaggi a rendere possibile una vittoria; possiamo articolare la spiegazione così:

  1. Entrata in campo / introduzione
  2. Si schierano le idee / tesi
  3. Sfilata di avversari / antitesi
  4. Marcare, scartare, superare / confutazione della antitesi
  5. Vittoria di idee! / conclusione.

Mossa n. 1: entrata in campo! (introduzione)

Qualunque sia l’argomento su cui bisogna discutere, bisogna spiegare che l’introduzione è come un campo di gioco ordinato, da osservare con attenzione prima che suoni il fischio d’inizio e che la sfida cominci; può essere utile dare a ragazzi delle istruzioni operative semplici, al limite anche una indicazione di “ingombri” di scrittura, per esempio non più di cinque righe; spiegheremo che non è necessario che l’introduzione sia molto lunga, ma che in essa siano disposti con ordine, appunto come giocatori in campo, tutti gli elementi su cui bisogna poi lavorare e discutere.

Mossa n. 2: si schierano le idee! (tesi)

Per spiegare cosa sia la tesi possiamo ricordare che l’antica radice etimologica della parola rimanda a qualcosa che è stato disposto con certezza, puntellato da argomenti veri e verificabili e che questi puntelli non sono altro che le nostre idee e le nostre convinzioni; più sono salde, meno è probabile che crolli il sistema di idee del testo argomentativo. Bisogna spiegare con chiarezza che la tesi è una idea personale, che va portata avanti credendoci davvero; al limite si può fare un cenno al ricordo personale del docente della propria tesi universitaria: anche se in comune sembra ci sia solo il nome, il concetto alla base è lo stesso, la costruzione di una idea e la fiducia nella propria capacità di argomentare. Anche qui può essere utile dare un’indicazione di ingombro testuale, magari dalle cinque alle dieci righe di foglio protocollo.

Mossa n. 3: sfilata di avversari! (antitesi)

Anche nel caso della antitesi basta il rimando etimologico alla particella negativa anti a rendere chiaro il concetto di una idea oppositiva; si può anche lavorare sui ricordi lessicali, in una gara a chi si ricorda più termini legati a questo anti-paticissimo prefisso! Spiegheremo quindi che l’antitesi si gioca coi ma, gli invece, gli al contrario che sono gli aprifila di questa schiera di idee esposte in modo speculare rispetto alla nostra.

Mossa n. 4: marcare, scartare, superare (confutazione dell’antitesi)

Per spiegare come superare la parte negativa dell’antitesi possiamo ricordare che la confutazione dell’antitesi è un marcare “a parola” le idee altrui e che ciò si ottiene con una analisi che non lascia spazio a discussioni; è uno scartare le idee smontandole, nella logica di chi sa che in questa partita solo la forza di quel che si pensa deve rimanere in campo. Operativamente bisogna insegnare ai ragazzi a sottolineare ogni affermazione della antitesi e pensare a come superarla, presentando almeno una motivazione per ogni asserzione.

Conclusione: campioni di idee!!

Nello spiegare la parte conclusiva, oltre a ricordare che deve essere un riassunto sintetico della propria tesi, bisogna aggiungere che tattica di idee e gioco di parole sono strumenti cardine del testo argomentativo, ma c’è un qualcosa che è ancora più importante, senza il quale qualunque testo, pur ben scritto e ben argomentato, rischia di cadere nell’ovvio; eccolo il vero bomber del testo argomentativo, quello che segna la conclusione e consegna la vittoria, è il potere di una idea originale: possiamo stimolare i nostri ragazzi a trovare una frase di chiusura, una sorta di massima che in poche parole (tre/quattro) concentri il senso di tutta l’intera partita e ne trovi subito il cuore.

Il campo di gioco (temi e argomenti)

Nel proporre spunti di riflessione per la stesura del testo argomentativo possiamo “pescare” dal vissuto degli adolescenti, dai loro sogni, dalle loro difficoltà di adattamento a una condizione in bilico tra l’età adulta e la nostalgia del passato infantile, dalla loro idea di scuola, dai temi della giustizia, della libertà e dell’amicizia. Bisogna lavorare coi ragazzi sempre a partire dal caso particolare e conosciuto, di cui si possono porre esempi concreti (per esempio, è giusto o no che i genitori abbiano la password degli account dei figli? È giusto che sia il docente a scegliere i compagni di banco? Si lavora meglio se il compagno di banco è un amico?) per arrivare poi all’universale, al mondo delle idee, di cui il particolare è specchio in miniatura (è giusto rispettare le regole o qualche volta si possono infrangere? è vera amicizia quella che si basa su identici gusti e pensieri oppure l’amicizia ci può essere anche tra persone molto diverse tra loro?).

Insomma, dobbiamo proporre ai nostri studenti problematiche reali, su cui riflettano e abbiano un’opinione: come diceva il severissimo prof. Carducci alla sua classe, qualunque idea, se si aggrappa alla vita vera, è potente e persuasiva, altrimenti non è che “un trattato di retorica!”.

Esercizi di riscaldamento per prepararsi al testo argomentativo

Alla ricerca del campo di gioco: un esercizio che può essere utile per far capire ai ragazzi il vero senso del tema argomentativo è quello di far proporre a loro una serie di temi di discussione; i temi che emergono in forma positiva e semplice e che sicuramente saranno legati al vissuto di un adolescente (il rapporto con gli adulti, l’uso delle nuove tecnologie, le amicizie “social”, la voglia e il rischio d’indipendenza) devono poi essere proposti in forma “argomentativa”; in questo modo gli alunni dovrebbero avere immediatamente la chiave di lettura di questo testo lavorando non sulla risposta al testo ma sulla costruzione della corretta domanda. Noi docenti valuteremo se le proposte di argomento “cucinate” dagli allievi rispecchino o meno i canoni di richiesta del testo argomentativo.

Introdurre: un esercizio utile per aiutare i ragazzi nella sintesi introduttiva è quello di sottolineare le parole chiave che compongono la consegna e lavorare con loro su come introdurre il problema in modo sintetico ma chiaro, senza dimenticare nessun elemento; nella preparazione alla prova si può pensare di curare questa parte introduttiva presentano diversi titoli a carattere argomentativo e lavorando sulla capacità di sintesi efficace e chiara, magari in un confronto a due tra alunni; come negli antichi esercizi di retorica un alunno sarà il magister che detta il titolo del tema argomentativo fornito dal docente, l’altro alunno elabora l’introduzione secondo le regole che abbiamo spiegato in classe e la sottopone al magister, che controlla che il testo risponda alle due richieste chiave: la lunghezza è giusta? Si capisce il cuore del problema? A questo punto il gioco dei ruoli si può invertire.

Argomentare: nella costruzione della abilità di argomentazione si può pensare di suddividere i ragazzi in piccoli gruppi in base ad argomenti “caldi” per gli adolescenti (per esempio: il gruppo “dire la verità agli amici” o anche “fiducia dei genitori” ecc.). Dopo aver ascoltato la traccia della argomentazione ogni gruppo si dividerà in due sottogruppi. Il primo, che chiameremo “gruppo montaggio idee”, sosterrà una tesi affermativa preparando quante più possibili argomentazioni a sostegno della propria tesi. Queste argomentazioni vanno esposte in un tempo deciso dal docente (per esempio dai 3 ai 5 minuti). Il secondo gruppo, “di smontaggio”, tenterà la confutazione analitica delle idee esposte dal primo gruppo, in un tempo che può essere equivalente. La tempistica dell’esercizio può essere di dieci-quindici minuti perché i singoli sottogruppi elaborino una propria tesi, mentre la battaglia di idee prenderà dai tre ai cinque minuti: il docente concluderà con un commento sulla dialettica dei sottogruppi.

 

Beatrice Savino è classicista, autrice di libri per l’infanzia e di testi scolastici e insegna lettere nella scuola secondaria di primo grado.