Compiti di realtà, un esempio
ESPERIENZE DI CLASSE | Scienze, Matematica, Chimica
Spiegare la chimica, ma anche l’apparato digerente, quello respiratorio e un po’ di statistica: tutto a partire da un volantino recuperato casualmente da una studentessa. In questo articolo, una docente racconta come ha trasformato un’esperienza di vita quotidiana in un compito autentico, senza trascurare il tema critico della valutazione.
Il giorno in cui Elisa è entrata in classe con un volantino sugli additivi presenti in vari cibi confezionati – merendine e succhi di frutta soprattutto – la professoressa Covaz ha capito che era un’occasione da non sprecare. Da un lato, il tema: il cibo industriale, con i suoi vantaggi ma anche i rischi sempre adombrati ma in fondo poco chiari. Dall’altro, la consapevolezza che se l’argomento su cui lavorare lo porta un compagno, è molto più facile ottenere l’attenzione del resto della classe rispetto a quando lo propone, o impone, l’insegnante. In effetti, la discussione è stata un successo. Per ciascun prodotto, citato con il nome commerciale e l’azienda produttrice, nel volantino erano indicati additivi che sarebbero stati usati per produrlo e che risulterebbero dannosi per la salute. I ragazzi in partenza sono sembrati convinti che il volantino dicesse la verità. Dopo qualche giro di domande e risposte tra loro, e dopo aver saputo come il volantino fosse finito a casa di Elisa casualmente, durante una vendita a domicilio, l’opinione si è ribaltata.
Dalla vita quotidiana al compito di realtà
L’esperienza poteva anche finire così, con una spiegazione della professoressa sulla necessità di verificare sempre le informazioni e la loro fonte, e una lezione di chimica. Sarebbe stata comunque una lezione spesa bene per una seconda classe di una scuola secondaria di primo grado. Anna Laura Covaz, professoressa di matematica e scienze, ha deciso però di sfruttare ancora più a fondo l’opportunità offerta da Elisa. L’interesse della classe – una classe un po’ difficile, con molti ragazzi stranieri arrivati da poco e alcuni studenti con problemi di comportamento – è stato forte, sarebbe stato un peccato non dargli un seguito. L’esperienza di Covaz è che «quando i ragazzi fanno le cose per loro stessi, sono subito molto disponibili». Ma non è partita dal nulla: da tempo lavora con il Laboratorio di ricerca educativa e didattica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia proprio sui compiti di realtà, sulla loro impostazione e sulla loro valutazione. Tutto insomma l’ha indotta immediatamente a credere che questo fosse un esempio classico del modo in cui si possono stimolare, mettere in azione e alla fine anche valutare le competenze dei ragazzi e la loro capacità di utilizzarle. Così, ha proposto ai suoi studenti di mettersi in gioco, di indagare direttamente, per capire se e quanto fossero corrette o meno le cose scritte sul volantino. La discussione nello spazio di una lezione si è trasformata in un compito di realtà. D’altra parte, gli elementi di un compito di realtà c’erano tutti, dall’aderenza al programma scolastico alla situazione reale e legata alla vita quotidiana degli studenti.