Donne e scienza: vita da pioniere
STORIE DI SCIENZA
Donne e scienza, un binomio che è stato a lungo fuori dall’ordinario. Eppure, molte donne sono state vere e proprie esploratrici di ambiti scientifici originali, nei quali hanno riportato risultati notevoli. In questo articolo ripercorriamo le biografie di tre di loro, tra gli albori di informatica, ecologia e telecomunicazioni.
Molte donne si sono occupate di scienza fin dall’antichità, ma sono state a lungo delle eccezioni perché fino alla metà dell’Ottocento gli studi superiori erano riservati esclusivamente agli uomini. Nonostante questa discriminazione, le donne di scienza sono state capaci nel tempo di trasformare questi limiti in un’occasione per inventare qualcosa di nuovo. Si sono avventurate in campi sconosciuti, seguendo il loro desiderio di sapere o l’urgenza di trovare soluzione a problemi sociali, collettivi, senza badare a quanto veniva considerato importante nelle accademie e nelle istituzioni, dove, essendo donne, non avrebbero potuto comunque far carriera. Così come gli esploratori o i pionieri del Far West hanno a volte fatto scoperte notevoli, della cui importanza ci si è resi conto più tardi, magari parecchi anni dopo. E la loro miniera d’oro è stata sfruttata da altri. Ada Byron, per esempio, anticipò nell’Ottocento le basi dell’informatica, intuendo le potenzialità combinatorie di una primitiva macchina per il calcolo, l’Analytical engine. Ellen Swallow nel 1870 si occupava già di ecologia, analizzando e cercando di purificare le acque inquinate dei quartieri industriali del Massachusetts. E in piena Seconda guerra mondiale, per rispondere a esigenze di sicurezza, Hedy Lamarr contribuì a porre le basi di una tecnologia innovativa che di fatto è stata applicata solo oggi nella telefonia cellulare e nelle reti wireless. Ecco in breve le loro storie.
Ada Byron, Lady Lovelace
Delicata nobildonna figlia di Lord George Byron, il famoso poeta romantico inglese, Ada Byron era un’assidua frequentatrice delle corse dei cavalli. Seguiva con attenzione il mercato dei cavalli di razza, aveva imparato i nomi dei fantini più bravi, dei purosangue, dei puledri più promettenti e degli allibratori e usava le sue insolite capacità di calcolo e di previsione per vincere le scommesse.
Il tutto non per puro piacere di gioco, ma per cercare di procurarsi il denaro per perfezionare, in pieno Ottocento, il primo computer della storia.
Una passione precoce per la matematica
Nata a Londra nel 1815, Ada non conobbe mai il padre, perché i suoi genitori si separarono poco dopo la sua nascita. La madre, Annabella Milbanke, una donna colta e amante delle scienze e della matematica, volle per lei un’educazione scientifica, anche per evitare che seguisse le orme paterne. Ada, che era dotata di notevole intuizione e sapeva guardare più in là delle sue contemporanee, dimostrò una grande passione per la matematica e per il calcolo. Fu istruita da illustri istitutori privati e durante le sue lezioni progettava piani di costruzione per navi e per diversi macchinari. Aveva una salute cagionevole, soffriva di forti mal di testa ed era succube della severità della madre, ma portava avanti i suoi studi con passione, non esitando a scrivere a scienziati famosi per chiedere suggerimenti e consigli. A 18 anni conobbe Charles Babbage, ingegnere e matematico di Cambridge. Tra i due nacque una forte amicizia e Ada si entusiasmò per le ricerche dello studioso, che stava lavorando da anni alla progettazione della “macchina analitica”, l’Analytical engine, primo prototipo di computer meccanico. In pratica, il progetto trasferiva l’invenzione di Joseph-Marie Jacquard – il primo telaio a schede perforate per automatizzare il lavoro dei disegni sulle stoffe – a una macchina per il calcolo automatico.