Nella scuola, fin dalla sua costituzione come Istituzione pubblica governata dallo Stato, è stata sempre data ampia attenzione, nelle normative e nei programmi, all’organizzazione dei corsi, alla carriera, ai titoli e anche alle metodologie.
Non altrettanta attenzione, invece, è stata riservata all’approfondimento della valutazione degli apprendimenti, dei metodi e degli strumenti per realizzarla e per comunicarla. Gli stessi corsi di preparazione degli insegnanti hanno riservato scarsa attenzione, almeno fino a un recente passato, alla docimologia e alle corrette pratiche valutative, come se si desse per scontato che un docente, in quanto abilitato all’insegnamento, sapesse automaticamente anche valutare.
Sono negli ultimi decenni il tema della valutazione è emerso nel dibattito pubblico, dopo le critiche degli anni Settanta a una scuola che si serviva della valutazione non per promuovere il successo degli allievi, ma per perpetuare selezioni che penalizzavano soprattutto gli studenti che provenivano da contesti socio-culturali meno privilegiati.
Il testo ripercorre la storia della normativa italiana in tema di valutazione e analizza i più recenti provvedimenti in materia di valutazione degli apprendimenti, certificazione delle competenze, esami di Stato. Affronta le differenze tra misurazione e valutazione, tra valutazione del profitto e valutazione della competenza, soffermandosi sulle condizioni organizzative e sugli ambienti di apprendimento che
favoriscono lo sviluppo di conoscenze stabili, abilità e competenze.
Nell’Appendice, propone strumenti per la riflessione dei Collegi dei Docenti nell’applicazione delle recenti innovazioni sulla valutazione apportate con il D.lvo 62 dell’aprile 2017 e Decreti Ministeriali collegati, n. 741 e 742 sull’esame di Stato al termine del primo ciclo e sulla certificazione delle competenze al termine della Scuola primaria e della Scuola secondaria di primo grado.