Genesi del linguaggio in prospettiva montessoriana
L’analisi scientifica svolta da Maria Montessori ed esposta ne La mente del bambino (1952) rivela che il linguaggio è una predisposizione innata del bambino, internamente e psichicamente determinata, al cui sviluppo concorrono due organi della vita psichica, la lingua e la mano, oltre agli organi uditivi e fonatori. Tale predisposizione si sviluppa nel bambino in un periodo che va da 0 a 3 anni, il periodo sensitivo del linguaggio. In questa fase il bambino, in modo inconscio e senza bisogno di alcun insegnamento, costruisce il proprio linguaggio, assorbendo ciò che proviene dall’ambiente. Qui lo sviluppo linguistico del bambino non procede in modo lineare, ma a sbalzi. Gli adulti non possono vedere i meccanismi che sottendono a tale sviluppo, possono solo assistere alle sue manifestazioni che dal silenzio arrivano alla prima costruzione del discorso.
A questo punto il bambino inizia un nuovo periodo di organizzazione del linguaggio che continua a svilupparsi in modo più lineare, senza esplosioni, fino ai 5-6 anni. Il bambino passa da una fase di creazione inconscia a una di lavoro cosciente in cui le acquisizioni precedenti vengono perfezionate. A tale scopo è necessario che il bambino possa muoversi in un ambiente adeguatamente preparato che gli permetta di sviluppare le sue capacità innate. In questo contesto si pone particolare attenzione al perfezionamento dei movimenti della mano, viene proposto materiale sensoriale sulle qualità degli oggetti, si lavora sull’analisi dei suoni e sulla composizione di parole. Questo è il periodo sensitivo dell’ordine ed è in questa fase che il bambino organizza le acquisizioni fatte in precedenza e passa dal linguaggio parlato a quello grafico.
Se nella casa dei bambini i fanciulli acquisiscono e stabilizzano i meccanismi della lettura e della scrittura, successivamente si avviano “verso uno svolgimento intellettuale relativo a tale conquista”.[1]
Nella scuola primaria, dunque, i bambini vivono un’ulteriore fase di evoluzione e i meccanismi precedentemente acquisiti serviranno alla mente per un successivo sviluppo del pensiero. Siamo nel periodo della cultura: i bambini acquisiscono la consapevolezza che il linguaggio permette loro di mettersi in relazione con il mondo ed esplorarlo. Si avvia uno studio sistematico della grammatica analizzando la parola, le parti del discorso, le frasi semplici e complesse. Si lavora sull’etimologia delle parole e si affronta la composizione scritta considerando le diverse tipologie testuali, dal racconto al dialogo, dalla biografia al riassunto. Per la lettura indipendente vengono messi a disposizione sussinell’ambiente libri che i bambini possono consultare o leggere, ma particolare attenzione viene ancora dedicata alla lettura ad alta voce da parte dell’insegnante. Attraverso libri di prosa, ma anche di poesia, si possono analizzare i diversi stili letterari, esplorare insieme i significati più nascosti, riflettere e potenziare il lessico e, infine, contestualizzare la lettura e gli autori da un punto di vista geografico e storico. Non si dimentica nemmeno la dimensione della comunicazione orale del linguaggio, cui viene dedicato ampio spazio. I bambini sono incoraggiati a parlare del proprio lavoro e a tenere delle vere e proprie discussioni e dibattiti. La conversazione, infatti, oltre a migliorare la capacità di esprimersi, affina la capacità di ragionamento e perfeziona le competenze argomentative dei ragazzi.
Il contesto montessoriano: ambiente, materiali e insegnante
Per comprendere le scelte operative proposte all’interno delle scuole Montessori, è necessario assumere come fondamentale istanza la diversità tra bambino e adulto, per quanto riguarda i tempi, i ritmi e le modalità d’apprendimento: il soggetto che impara deve essere messo nella condizione di poter costruire, seguendo le proprie esigenze interne, conoscenze e competenze.[2]
La scuola dovrebbe quindi riuscire a corrispondere effettivamente alle esigenze psicologiche dei fanciulli, privilegiando materiali che consentano esperienze attive di manipolazione, permettendo alla mano (organo insostituibile nel percorso della conoscenza) di avvicinare il bambino alla speculazione astratta attraverso un percorso motorio. Perché la libertà di scelta e di espressione sia garantita, è necessario quindi ricorrere a un insegnamento indiretto, in cui l’ambiente scientificamente organizzato attraverso specifici materiali possa facilitare la comprensione dei concetti, attraverso una metodologia orientata alla motricità e rispettosa della libertà del bambino per quanto riguarda la scelta del cosa, del dove e del per quanto tempo imparare. L’adulto deve avere fiducia nell’interesse spontaneo del bambino che, se posto nell’ambiente adatto, scientificamente preparato, può seguire un piano di sviluppo del tutto interiore, alimentando spontaneamente il proprio interesse ad apprendere attraverso il lavoro, la costruzione e il portare a termine le attività che ha iniziato.
L’ambiente scolastico è caratterizzato da spazi molto ampi, da mobilio scarso, leggero, semplice e, nello stesso tempo, bello. È importante specificare che il concetto di bellezza non è legato al superfluo e al lusso, ma a grazia, armonia di linee e colori, semplicità che è fondamentale per non confondere ma per facilitare. La sensazione complessiva che ne emerge è di una calda familiarità, più che di una rigida istituzione scolastica; non a caso infatti Montessori ha definito Casa dei bambini la prima scuola nella quale ha sperimentato il suo approccio, e non scuola dell’infanzia o materna come tradizionalmente viene definita in Italia la struttura che accoglie i bambini tra i 3 e i 6 anni. Gli arredi devono essere a misura di bambino, per permettere con facilità il movimento nello spazio rendendolo flessibile e pratico secondo le esigenze che, via via, chi apprende manifesta. L’ambiente si presenta misurato negli stimoli, infatti essi sono calibrati tenendo conto di ciò che desta interesse nei bambini; proporzionato alle forze fisiche e psichiche infantili, al suo interno gli arredi sono strutturati in modo da permettere la manipolazione.
Un ambiente così preparato, organizzato e strutturato svolge gran parte del lavoro educativo, che in precedenza eseguiva solamente l’insegnante e rende il bambino un elemento attivo nel processo di apprendimento.
I materiali rappresentano una componente fondamentale dell’ambiente montessoriano e sono stati ideati dalla Dottoressa come risultato del suo complesso studio sperimentale. Sono stati pensati per la promozione di specifiche competenze e validati da attenti processi di osservazione condotti da lei stessa sulla base dei feedback forniti dai soggetti. Il rigore metodologico con cui sono stati ipotizzati e l’assoluta importanza attribuita all’osservazione sistematica ci consentono di definire i materiali Montessori scientifici e di differenziarli dai sussidi didattici, tradizionalmente utilizzati dagli insegnanti, perché svolgono una vera e propria funzione di apprendimento per il bambino, consentendogli di esercitare autonomamente determinati processi cognitivi.
Alcune caratteristiche comuni ai materiali sono: la capacità di attrarre l’attenzione attraverso armoniche caratteristiche estetiche (colore, luce, ecc.), la capacità di permettere il movimento e la manipolazione di oggetti concreti, la proposta di attività a difficoltà progressivamente maggiore affrontando una difficoltà alla volta. Si tratta di un sistema coerente di strumenti che, a partire dalla classificazione sistematica delle qualità sensoriali degli elementi, permette l’esplorazione delle basi del sapere.
Il materiale montessoriano garantisce l’autonomia del bambino grazie a uno specifico modello d’uso: spinge a controllare gli errori commessi, in questo modo il bambino impara in autonomia, senza l’intervento dell’insegnante, ragionando su ciò che fa e tenendo conto delle sue specifiche necessità (tempi di apprendimento, spazi nei quali lavorare); il materiale Montessori deve essere presente in quantità limitata, nel senso che in ogni classe esiste un’unica copia di ogni materiale, in questo modo i bambini imparano a rispettare i vari turni per l’utilizzo degli oggetti e allo stesso tempo a rispettarsi l’un l’altro. Il clima positivo che caratterizza l’educazione nelle scuole ad approccio Montessori è reso possibile anche grazie alla presenza di un insegnante che non trasmette nozioni e concetti ai suoi alunni, ma cerca di guidarli nella loro crescita intervenendo il meno possibile.
[1] Montessori, M. (1992), L’autoeducazione. Milano: Garzanti.
[2] Le riflessioni esposte in forma sintetica in questo paragrafo possono essere approfondite consultando il contributo di Caprara B. (2015), L’approccio Montessori per la gestione dell’eterogeneità, in Demo H. (a cura di) Didattica delle differenze, Trento: Erickson.