Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma.
Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.
C. Pavese, Il mestiere di vivere
Perché leggere?
Rispondere a questa domanda non è mai stato semplice, e forse neanche utile. Ancora più improprio è cercare di promuovere la lettura in quanto attività che infonde una crescita morale, intellettuale e sociale dell’individuo. Il famoso “leggi che ti fa bene” non contribuisce a trasformare il non lettore in un lettore forte né tantomeno incuriosisce o stimola ad avvicinarsi ai testi. Tuttavia, leggere è chiaramente importante. Nella lettura troviamo uno specchio che ci aiuta a migliorare lo sguardo interiore e la consapevolezza di noi stessi; leggere aiuta anche a leggere e quindi ad affinare le nostre capacità di comprensione del testo e a strutturarci di fronte al sempre più denso intrico di saggi, articoli, notizie che ogni giorno siamo chiamati ad approcciare e decifrare.
Come possiamo dunque favorire l’incontro tra il libro e il lettore? Come possiamo anche e soprattutto agevolare a livello didattico – situazione dove ogni individuo dovrebbe imparare a relazionarsi con i contenuti – l’avvicinamento ai testi e l’educazione alla lettura profonda, attenta, consapevole e interiorizzata?
Come educare alla lettura
Innanzitutto, occorre collocare la nostra proposta all’interno del contesto in cui stiamo vivendo che ci presenta una situazione complessa per il libro, la lettura e soprattutto la didattica. Per quanto riguarda l’educazione, i dati a disposizione (raccolti da Hundred.org) ci dicono che sono 2.6 miliardi i giovani con meno di 19 anni nel mondo (fonte: Nazioni Unite); 885 milioni sono i bambini affetti da povertà educativa (fonte: The Education Commission); il 53% i bambini sotto i 10 anni non in grado di leggere una semplice storia (fonte: World Bank) e il 25% i paesi nel mondo che spendono quanto è necessario in ambito educativo (fonte: The Brookings Institute).
Su questo scenario globale pesa ulteriormente la recente emergenza sanitaria che ha scoperchiato il vaso di Pandora, rappresentando una situazione in cui la didattica si è trovata impreparata ad affrontare un repentino cambiamento di paradigma educativo dovuto dall’imposizione massiccia della didattica a distanza. Se circoscriviamo l’analisi alla situazione italiana notiamo inoltre che da marzo 2020 a oggi gli investimenti per fronteggiare l’emergenza sanitaria e garantire l’erogazione didattica si sono concentrati di più sull’hardware che sul software, dove per hardware si intendono costi per ristrutturazioni, adeguamento dei locali, acquisto di dispositivi di protezione e sanificazione, mentre con software si indicano gli investimenti fatti sulla didattica a distanza. Quindi si è investito nel contenitore e non sui contenuti, perdendo un’occasione probabilmente storica di ripensare un modello educativo profondamente obsoleto soprattutto alla luce del contesto digitale in cui è collocato.
Il social reading: un nuovo modo di leggere
In questo ecosistema si inserisce il percorso di sperimentazione sul social reading elaborato a partire dall’esperienza di Betwyll e sviluppato attraverso la collaborazione tra, appunto, Betwyll e la casa editrice Pearson. Con il social reading, l’atto di lettura condiviso e connesso con altre persone, abbiamo voluto inaugurare una nuova stagione della lettura in cui il libro smette di essere esclusivamente un contenitore di testo e diventa un’interfaccia, uno spazio di incontro, confronto, dialogo e crescita, personale e comunitaria, in un ambiente sociale e online. Il modello di social reading che abbiamo elaborato a partire dell’esperienza di “Twitteratura” è caratterizzato da diverse e innovative opportunità di interazione e collaborazione: la lettura del testo, la scrittura di commenti di massimo 140 caratteri, la lettura dei commenti pubblicati dagli altri lettori, l’avvio di discussioni attorno al testo e tra i lettori.
Insomma, il libro diventa una piattaforma di lettura, conoscenza, approfondimento, scrittura, scambio, dialogo, collaborazione e consapevolezza in completa armonia con gli attuali schemi di produzione e divulgazione di contenuti online e offline.
Il social reading si candida, quindi, a diventare quello strumento che facilita il contatto tra il libro e il lettore, non solo stimolando la fruizione del testo ma favorendone anche un approfondimento sulle tematiche e sui contenuti più profondi. A sostegno di questa tesi abbiamo anche i dati sugli esperimenti di social reading condotti in questi anni (le Novelle per un anno di Pirandello, il progetto realizzato su Betwyll tra il 2018 e il 2019 e Orizzonti sostenibili, realizzato nel 2020) che, grazie al coinvolgimento di migliaia di studenti in tutta Italia, hanno evidenziato non solo un approccio al testo totalmente innovativo, ma anche il gradimento della metodologia sia da parte degli studenti stessi sia dei docenti.
Martina A. del Liceo Classico Vico di Napoli sottolinea per esempio come “attraverso la lettura scandita da un calendario abbiamo il tempo di leggere, rileggere, riflettere e così comprendiamo il vero messaggio che il singolo testo suscita in ognuno di noi”. Oppure Clotilde, dello stesso istituto, che rimarca come durante il lockdown e la sospensione delle attività didattiche in presenza, il social reading, abbia favorito “la vicinanza, perché in questo momento in cui siamo ‘lontani’, ci ha avvicinati, ci ha fatti rimanere in contatto. Anzi, leggere su Betwyll è stato per noi una ‘normalità’ perché da tre anni leggiamo con questo metodo. Ci siamo sentiti rassicurati dal fare la nostra abituale attività nella nostra community”.