Una correlazione tra getti e corona, può apparire ovvia, ma in realtà è il risultato di quasi vent’anni di dibattito nel mondo scientifico. ”È un risultato fondamentale a cui lavoriamo da anni: abbiamo dimostrato che getto e corona sono la stessa componente fisica”, sostiene Tomaso Belloni, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) che ha partecipato allo studio. “È come avere trovato la prova che Superman e Clark Kent sono la stessa persona: si assomigliano molto, ma non sono mai stati visti insieme. Noi abbiamo osservato la trasformazione di uno nell’altro!”. (Tratto dall’articolo “Batte. Forte. Il microquasar” pubblicato su https://www.media.inaf.it il 07/03/2022)
Per ottenere questo risultato i ricercatori hanno raccolto e analizzato 15 anni di dati da diversi telescopi, tra i quali il telescopio spaziale Rossi X-ray Timing Explorer (RXTE), combinandoli con i dati raccolti dal Ryle Telescope, una serie di antenne radio che si trovano a Cambridge, nel Regno Unito.
Utilizzando una metafora “medica”, possiamo affermare che ricercatori hanno tracciato per 15 anni il battito cardiaco del buco nero di GRS 1915+105. Anzi, per la precisione è stato realizzato un doppio tracciato che riporta i dati di 500 giorni di osservazione. Il primo tracciato è in banda radio ed è stato acquisito da Terra con il Ryle Telescope. Il secondo tracciato rappresenta l’emissione in banda X, ottenuta con RXTE.
Il risultato è sorprendente: i picchi radio, connessi ai periodi di massima estensione dei getti prodotti dal microquasar, coincidono con i valori minimi dell’emissione X, che invece è connessa con le dimensioni della corona.
In altre parole GRS 1015+105 pulsa proprio come un cuore, ossia corona e getti si alternano: quando una cresce gli altri si riducono e viceversa.
Così come nel cuore atrio e ventricolo si espandono e contraggono in modo alternato, in GRS 1015+105 la corona si espande accumulando materia e, quando quest’ultima è sufficientemente calda, viene spinta verso l’esterno, mentre la corona si contrae e si raffredda, preparandosi ad accogliere altra materia. Rimane ancora aperto un interrogativo legato al campo magnetico del buco nero. Si pensa, infatti, che la pulsazione sia in qualche modo “guidata” proprio dal campo magnetico attorno al buco nero.
Se il campo magnetico è caotico, la corona si scalda progressivamente accumulando altra materia proveniente dalla compagna. Quando il campo diventa più regolare, la materia è in grado di sfuggire seguendo le linee di forza del campo magnetico, producendo i getti.
Grazie a questo studio, in futuro sarà possibile applicare lo stesso metodo anche ai buchi neri supermassicci al centro delle galassie, come ad esempio SgrA*, il buco nero di 4 milioni di masse solari che si trova al centro della Via Lattea.
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