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Colmare il gender gap nelle discipline STEM

Non è astrofisica!

APPROFONDIMENTI

Esiste una chiara asimmetria nelle scelte educative di ragazze e ragazzi: le prime si aggiudicano il primato nelle discipline umanistiche e sociali mentre l’area STEM, quella più fiorente poi in termini occupazionali, vede un’evidente maggioranza maschile. Per colmare questo gender gap e incentivare la partecipazione delle ragazze nelle discipline STEM è necessario attivare un processo di consapevolezza a partire dagli spazi scolastici, promuovendo una sensibilizzazione su questi temi.


Di Barbara Poggio e Alessia Tuselli

 

Nell’anno accademico 2019/2020, in Italia, le studentesse rappresentavano più della metà della popolazione studentesca universitaria (55,4% su un totale di su 1.730.563 iscritti, dati MIUR 2021). Se tuttavia si considera più in dettaglio la distribuzione nelle diverse aree disciplinari, si osserva una maggiore concentrazione in alcuni ambiti e una presenza invece più contenuta in altri. In particolare i dati evidenziano un picco di iscrizioni femminili nell’area delle “Discipline umanistiche e artistiche” (78%) e una forte contrazione nelle aree disciplinari tecnico-scientifiche, tra cui l’area “Scienze agrarie e veterinarie” (47,9%) e “Ingegneria e tecnologia” (30%). Un’analoga situazione si rileva se si considerano i dati relativi al conseguimento delle lauree. Nel 2019 le donne costituivano il 56,9% dei laureati, con una presenza maggioritaria nell’area umanistico-artistica (79,5%) e minoritaria nell’area ingegneristico-tecnologica (30%). 

Ripercussioni nel mercato del lavoro

La divaricazione dei percorsi di studio in base al genere tra settori HSS (Discipline umanistiche e sociali) e STEM (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), di cui questi dati sono espressione, è un fenomeno che ha rilevanti ripercussioni nel mercato del lavoro, a partire dalle diverse opportunità di occupazione, fino al riconoscimento economico e allo sviluppo professionale. Se l’ambito HSS è quello in cui si osserva un eccesso di offerta di laureate/i, il settore STEM è invece quello in cui se ne rileva una carenza. Da ciò derivano diverse conseguenze in termini occupazionali, tra cui, in particolare, differenze nei livelli retributivi e nei tassi di disoccupazione. Le figure professionali legate all’area STEM risultano infatti maggiormente ricercate dalle imprese, che inoltre sono più propense ad assumere con contratti stabili. Secondo il Rapporto Almalaurea 2020, il tasso di occupazione per le lauree STEM, a cinque anni dal titolo di secondo livello, era pari all’88,3%. Le figure professioni legate all’area STEM risultavano anche meglio remunerate: a cinque anni, i/le laureati/e in discipline tecnico-scientifiche dichiaravano, in media, di percepire una retribuzione mensile netta pari a 1.595 euro (circa il 16% in più rispetto ai laureati non STEM).

Le ragioni? Bias inconsapevoli e stereotipi di genere

Tra le principali ragioni alla base delle asimmetrie presenti nelle scelte educative di ragazze e ragazzi vi sono bias e stereotipi di genere radicati sulle presunte differenti attitudini di donne e uomini: se le prime sono tradizionalmente considerate più inclini alle attività di cura, i secondi sono invece considerati più adatti per i lavori tecnico-scientifici. Il processo di definizione delle diverse attitudini avviene molto presto, attraverso le varie fasi della socializzazione: gli stereotipi relativi alle diverse abilità vengono trasmessi, per lo più inconsapevolmente, già dai genitori, che spesso hanno aspettative diverse nei confronti di maschi e femmine. Contribuiscono però a questo processo anche i giochi, i messaggi mediatici e la scuola, dove bias inconsapevoli degli insegnanti portano a rinforzare la differenziazione dei percorsi, consolidando una sorta di curriculum nascosto. 

In questo scenario le ragazze tendono a perdere via via sempre maggiore sicurezza in ambito scientifico, in particolare durante il periodo adolescenziale, fase in cui maturano decisioni importanti in termini di scelte dei percorsi educativi futuri. Intervenire, all’interno del percorso scolastico, sulla decostruzione di questo immaginario è fondamentale per rappresentare la pluralità delle possibili scelte educative, a prescindere dal genere, così come per costruire consapevolezza nelle giovani donne sugli stereotipi di genere che incidono sui percorsi di studio, carriera, vita. 

Cinque possibili azioni di intervento

Cosa si può fare per incentivare la partecipazione delle ragazze nelle discipline STEM? Come e su quali aspetti è possibile intervenire nello spazio scolastico? Di seguito proviamo a richiamare cinque principali azioni che possono andare in questa direzione:

1. Rappresentare e condividere le storie di donne nella scienza, in cui le ragazze possano riconoscersi, per costruire immaginari plurali. Alcune ricerche mostrano come solo il 50% delle ragazze conosce una donna che ha avuto una carriera in ambito STEM, per questo è fondamentale offrire modelli di ruolo femminili, riscrivere la storia della scienza riportando alla luce biografie e scoperte dimenticate, non raccontate, che vedono le donne protagoniste del progresso scientifico.

2. Prevedere delle esperienze pratiche che coinvolgano le ragazze in prima persona. L’esperienza scientifica è soprattutto esperienza “del fare”: bisogna dunque offrire alle più giovani l’opportunità di partecipare a laboratori, esperimenti, processi di ricerca sul campo all’interno dello spazio scolastico, mostrando le discipline STEM “in azione” nella quotidianità.

3. Avviare dei percorsi di mentorship attraverso la presenza di formatrici/formatori capaci di alimentare la curiosità delle ragazze nelle materie STEM. Articolare dei percorsi animati da differenti formatrici e formatori in grado di raccontare diversi aspetti della scienza può essere fondamentale per costruire dei percorsi di mentorship all’interno della scuola. È importante che si tratti di figure con cui le ragazze possono confrontarsi, condividere, incuriosirsi, imparare.

4. Mostrare come parlare di scienza voglia dire parlare di aspetti della vita di tutti i giorni, proponendo applicazioni molteplici e differenziate. Spesso la rappresentazione della scienza è schiacciata su un immaginario “scienza=scienziata/o”, come se parlare e studiare le discipline STEM significasse operare esclusivamente in grandi laboratori, fare esperimenti o cambiare il mondo con le proprie scoperte. In realtà le conoscenze scientifiche permettono di leggere il mondo da prospettive articolate, producono consapevolezza, indipendenza e autonomia, e sono spendibili in diversi campi e figure professionali.

5. Avviare dei percorsi di empowerment, contribuendo ad aumentare la fiducia delle ragazze, decostruendo stereotipi, lavorando sulle insicurezze e su alcuni degli schemi mentali radicati e alimentati nella società e nella cultura. Abilità viste come innate, paura dell’errore, mancanza di fiducia nelle possibilità di miglioramento sono solo alcuni dei bias inconsci che le ragazze presentano quando si relazionano con la scienza. È fondamentale condividere con loro la lezione forse più importante che il processo scientifico insegna: le difficoltà, gli errori, sono fondamenti per il percorso di apprendimento. Lo spazio scolastico può mostrare alle più giovani che le abilità si acquisiscono gradualmente, le criticità sono le benvenute e che migliorare è un processo possibile.

L’ultima delle azioni proposte è da considerarsi trasversale alle altre quattro, alla luce del fatto che sono proprio i bias e gli stereotipi di genere a ostacolare maggiormente i percorsi delle ragazze nelle discipline STEM. Per questa ragione, una strada percorribile e sperimentata in vari progetti portati avanti nel corso degli ultimi anni, può essere quella di lavorare con classi di sole ragazze, al fine di costruire un ambiente di apprendimento in cui le studentesse possano sentirsi libere di chiedere, esprimersi e sperimentare, avviando così i processi di empowerment a cui si faceva cenno. Diversi sono infatti gli studi che testimoniano come, in ambienti misti dedicati a percorsi STEM, le ragazze tendano a defilarsi, partecipare meno e lasciare più spazio ai compagni.

Definito il target di riferimento, lo spazio che si vuole e le azioni necessarie per farlo, come si può tradurre tutto ciò in un percorso educativo?

Il corso di orientamento per le ragazze - Empowering Girls in STEM

Questo corso di orientamento è indirizzato a studentesse delle Scuole secondarie di secondo grado e ha lo scopo di favorire scelte scolastiche maggiormente consapevoli e libere all’interno dei percorsi scolastici ed educativi in ambito STEM. In questa prospettiva, il progetto interviene con una duplice azione:

• da una parte decostruendo gli stereotipi di genere in ambito scientifico e fornendo dei role model con cui le ragazze possano identificarsi e costruire nuovi immaginari;

• dall’altra andando a stimolare direttamente la curiosità e l’interesse delle studentesse verso le materie STEM tramite alcune attività laboratoriali, finalizzate all’osservazione della realtà quotidiana da prospettive multidisciplinari e articolate. Tre sono le parole chiave: “empowerment”, “alfabetizzazione scientifica”, “consapevolezza”.

Il progetto è stato pensato da un team interdisciplinare di formatori/formatrici, ricercatori/ricercatrici e docenti in materie STEM e scienze sociali, coordinato dal Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento, ma che ha visto il coinvolgimento di più soggetti, dall’associazione Glow, a Level Up srl, a Coder Dolomiti. Il corso sarà disponibile a breve tra i percorsi di formazione Pearson.

La struttura del percorso

Il percorso, interamente online, è erogato in forma blended, con alcuni incontri in diretta con formatrici e formatori e contenuti di studio e approfondimento. Si articola nel seguente modo:

• un modulo introduttivo, a cura di Talents Venture, società di consulenza per l’orientamento universitario, in cui si descrive il mercato del lavoro oggi: come sta cambiando, quali saranno le professioni di domani, perché sono importanti le discipline STEM, quali sono i percorsi di studio più interessanti nell’area tecnologica.

• Prima sessione - Laboratorio Genere, stereotipi di genere e STEM (a cura di Centro Studi Interdisciplinari di Genere UNITN - Associazione Glow) e Project work “Genere, stereotipi di genere e STEM” che prevede la creazione di contenuti social (per esempio: schede, video, post, piccoli progetti grafici) relativi ad alcune figure di donne che hanno abitato la scienza in ruoli differenti. L’obiettivo è quello di condividere nuovi e differenti modelli di ruolo, nell’ottica della peer education.

• Seconda sessione - Laboratorio sulla luce “Margherita Hack” (a cura di Level Up srl) e Project work “Luce”. Le ragazze dovranno costruire uno o più strumenti scientifici low-cost realizzati con materiale di semplice reperimento.

• Terza sessione - Laboratorio di Coding “Ada Lovelace” (a cura di Associazione Glow e Coder Dolomiti) + Project work “Coding”, che prevede la programmazione tramite l’uso del software Scratch. L’obiettivo è guidare le ragazze nello sviluppo di competenze tecniche e interdisciplinari per rielaborare e comunicare ciò che hanno appreso durante il percorso formativo.

• Contest finale: presentazione dei Project work.

Empowering Girls in Stem è un percorso multidisciplinare e interattivo che ha l’obiettivo di veicolare un messaggio: colmare il gap di genere nelle discipline STEM non è astrofisica, ma un processo di consapevolezza che è necessario attivare a partire dagli spazi scolastici. La scienza è indipendenza, mostrare questo alle più giovani vuol dire costruire un futuro più equo partendo dal presente.

Empowering Girls in STEM

Corso di orientamento

Un percorso formativo multidisciplinare che si rivolge alle ragazze della Scuola superiore di secondo grado. Il suo scopo è favorire scelte scolastiche maggiormente libere e consapevoli all'interno dei percorsi scolastici ed educativi in ambito STEM.

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Chi sono le autrici dell'articolo?

Barbara Poggio è professoressa ordinaria di Sociologia del Lavoro e dell’Organizzazione presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, dove ricopre anche il ruolo di Prorettrice alle Politiche di Equità e Diversità. Ha coordinato diversi progetti di ricerca internazionali e condotto numerosi studi e ricerche relative alle differenze e diseguaglianze di genere nel mondo del lavoro e nei contesti educativi, con particolare attenzione all'ambito scientifico. 

Alessia Tuselli è post doctoral researcher presso il Centro Studi Interdisciplinari di Genere dell’Università di Trento. Attualmente sta partecipando al progetto nazionale GEA - GEndering Academia, che ha l’obiettivo di indagare attraverso una prospettiva intersezionale le differenze di genere presenti in ambito scientifico. Dal 2014 è formatrice per percorsi di educazione/formazione alle differenze di genere destinati agli/alle studenti e a formatrici/tori. Tra i suoi interessi di ricerca: genere ed educazione; genere e sport; violenza di genere; questioni lgbtq+.

 

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