Approfondimenti delle letture
Franco Arminio (1960) poeta, scrittore e regista: Lettera ai ribelli che verranno (da Resteranno i canti, 2018), e Cedi la strada agli alberi (da Cedi la strafa agli alberi, 2017)
Queste liriche di un autore “molto contemporaneo” sono come una sferzata di energia: riflessioni semplici, incisive e visionarie. Arminio le dedica evidentemente ai più giovani: alle potenzialità esprimibili dai loro progetti per il futuro, alla forza radicale e rivoluzionaria di cui essi sono naturalmente portatori. Con inviti categorici alla riflessione, alla responsabilità sociale e al coraggio dell’azione.
Gianumberto Accinelli (1969) entomologo e scrittore, L’antichissima voce del silenzio (da Voci della natura, 2018)
La “voce” del silenzio è la muta ma fortissima testimonianza della parola scritta: una voce millenaria di cui l’autore, umilmente, accetta di essere portatore. Facendosi letteralmente profeta (= colui che parla davanti a, al posto di) del silenzio, Accinelli fa parlare questo antichissimo protagonista. Il silenzio riassume così la storia recente dell’umanità sotto la cifra della sua (del silenzio) progressiva cacciata da un mondo sempre più moderno e tecnologico: sempre più fabbrica e sempre meno casa comune; ormai presente solo dove non sono presenti gli uomini, il silenzio ha sempre meno spazio per sostenere e proteggere la nostra fragile umanità. Tuttavia, potrà ancora contribuire a riproporre i benefici frutti della sua millenaria voce…
Zhong Acheng (1949) scrittore di letteratura delle radici, Grumo difende il Re degli alberi (da La trilogia dei re, 1984)
Un brano di formidabile attualità e di fortissimo impatto emotivo: in esso si racconta dell’impegno di un uomo solo, esperto boscaiolo, che vuole impedire ad ogni costo l’abbattimento di un albero grande e antico. Nonostante tutto, nonostante tutti. Icona e cifra della nostra contemporaneità, l’azione di Grumo viene delineandosi come quella di un moderno eroe, del compagno che tutti vorremmo avere al nostro fianco: un compagno cui è necessario dare solidarietà e sostegno a combattere quella battaglia nella quale, simbolicamente e concretamente, è in gioco il nostro futuro. Soprattutto quello dei giovani.
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) scrittore e naturalista, governatore e comandante militare, Terra benigna…che di tutto è madre (da Naturalis Historia XVIII, 1-5, 77 d.C.)
Questo brano è fra i più noti e “frequentati” dell’opera monumentale di Plinio: si conferma tuttavia di formidabile potenza comunicativa, e di straordinaria attualità. In particolare, il tema della atavica attitudine della nostra specie ad inquinare il pianeta emerge con tutta la forza di un dato incontrovertibile di esperienza e di analisi scientifica. Con le sue riflessioni, Plinio contribuisce a far sentire il lettore contemporaneo ancor più nano sulla spalla di un gigante, e ancor più colpevole dell’insano ritardo di consapevolezza e di attenzione collettiva nei confronti della salvaguardia del pianeta.
Jonathan Safran Foer (1977) scrittore e saggista, Uno sguardo a casa (da Possiamo salvare il mondo prima di cena 2019)
Un saggio di divulgazione scientifica può rivelarsi anche potente e fecondo provocatore di tenerezza nei confronti della Madre Terra, di responsabilità e di impegno nella difesa e salvaguardia del pianeta? La risposta è si, ed è proprio quanto provoca la lettura del brano, al tempo stesso solidamente documentato e profondamente coinvolgente. Capace, soprattutto, di attivare un’attenta riflessione sulle nostre responsabilità di abitanti del pianeta Terra.
Giacomo Leopardi (1798-1837), poeta, scrittore, filosofo, filologo, Dialogo di un folletto e di uno gnomo (da Operette morali, 1835)
Con feroce sarcasmo, abbondantemente innaffiato di pessimismo cosmico, il Recanatese costruisce, un arguto dialogo fra due personaggi della letteratura fiabesca impegnati a commentare l’estinzione dell’umana specie. Implacabili, Folletto e Gnomo manifestano profonda soddisfazione per la fine dell’umanità e, senza alcun rimpianto per la perdita, osservano con soddisfazione come il pianeta tutto ora “respiri”, finalmente liberato dall’incomoda presenza degli esseri umani. Un monito severo e quanto mai attuale, utile a promuovere – nella sua lucida e straniante negatività – un impegno concreto e urgente a evitare l’esito catastrofico.
Eugenio in Via Di Gioia, gruppo musicale composto da Eugenio Cesaro (1991), Emanuele Via (1993), Paolo Di Gioia (1991), Lorenzo Federici (1994, La punta dell’iceberg (dall’album Tsunami (forse vi ricorderete di noi per canzoni come), 2020)
Una canzone visionaria (ma forse neanche troppo!) di come potremo essere e di cosa ne sarà del Pianeta (e di tutti noi) nel 2050 SE non si farà nulla per la salvaguardia della nostra casa comune. Catastrofi naturali e catastrofi sociali ed esistenziali si alternano nei versi di questa modernissima ballata. Un canto provocatorio che ci mostra, sul palcoscenico del futuro prossimo, un’umanità di alieni, fatta di cervelli senza mani, estranea a sé stessa. Il senso del titolo, tragico monito, si svela negli ultimi versi. Il testo è un pugno forte nello stomaco, occasione ideale per far riflettere con attenzione sulle sfide del nostro presente.