L’elaborato: un nuovo traguardo per la terza media

Qualche idea per l’elaborato finale della Scuola secondaria di primo grado

APPROFONDIMENTI DISCIPLINARI – I GRADO

In questo anno eccezionale l’elaborato finale può rappresentare un rito conclusivo della Scuola secondaria di primo grado e un’opportunità per riflettere sulla terribile esperienza di questi mesi. In questo articolo proponiamo alcuni percorsi e offriamo suggerimenti che aiutino i nostri studenti a dare un significato a questa fine d’anno straordinaria.

di Orietta Pozzoli

Gli alunni di terza media si preparano ad affrontare le ultime settimane di scuola davanti al monitor e ciascuno nella propria casa. L’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia da Coronavirus avrà come conseguenza il protrarsi della chiusura degli edifici scolastici fino a settembre e la cancellazione delle prove scritte d’Esame. Anche la conclusione dell’anno scolastico sarà “a distanza”. Come guidare i nostri ragazzi a preparare l’elaborato che contribuirà alla loro valutazione finale? Soprattutto, come aiutarli a dare un senso a questa fine d’anno straordinaria?

L’Esame che non c’è

L’Ordinanza ministeriale n. 9 del 16/05/2020 concernente l’Esame di Stato nel primo ciclo d’istruzione conferma, come già stabilito dal Decreto legge n. 22 del 08/04/2020, che gli alunni saranno valutati dai loro insegnanti, senza sostenere le prove previste per l’Esame di Stato. Alla determinazione del voto finale concorrerà però un elaborato che gli alunni dovranno trasmettere al Consiglio di classe «in modalità telematica o in altra idonea modalità concordata»: l’ elaborato dovrà essere «inerente una tematica condivisa dall’alunno con i docenti della classe e assegnata dal Consiglio di classe» (art. 3.1), tenendo conto delle caratteristiche personali dell’alunno stesso, dei suoi livelli di competenza, delle conoscenze e abilità che ha acquisito, in un’ottica di integrazione tra discipline ed esperienze maturate anche in contesti extrascolastici.
La stessa Ordinanza precisa inoltre la forma di ciò che inizialmente era stato ribattezzato come “tesina”, specificando che l’elaborato «consiste in un prodotto originale, coerente con la tematica assegnata dal Consiglio di classe, e potrà essere realizzato sotto forma di testo scritto, presentazione anche multimediale, mappa o insieme di mappe, filmato, produzione artistica o tecnico-pratica o strumentale per gli alunni frequentanti i percorsi a indirizzo musicale» (art. 3.3). Infine, il Consiglio di classe disporrà entro il 30 giugno un momento di presentazione orale di ciascun elaborato, in modalità telematica, da parte degli alunni davanti ai loro docenti.

Un compito di realtà che ha superato l’immaginazione

Ma possiamo invitare i nostri alunni a scegliere un argomento, una parola-chiave, un’esperienza intorno ai quali organizzare il loro lavoro, in una delle forme sopra indicate, senza tenere conto della situazione drammatica che li ha visti isolati in casa per settimane, li ha separati dagli amici e dai compagni di classe, ha stravolto tutte le loro abitudini quotidiane? Una routine del tutto nuova li ha costretti, insieme a noi, a imparare in fretta a nuotare nel mare della didattica a distanza, galleggiando tra videolezioni registrate e in streaming, piattaforme per la condivisione di compiti e materiali di studio, aule virtuali, chat di gruppo, mail, test online e persino interrogazioni a distanza durante le quali è mancata la smorfia del compagno di banco a distrarre la professoressa dal silenzio di un vuoto di memoria.
Si è detto da più parti che i nostri bambini, gli adolescenti, i giovani si sono adattati all’isolamento in casa meglio di tanti adulti, anche se per loro le conseguenze delle limitazioni alla libertà di movimento sono state pesantissime; in larga maggioranza (se provvisti di dispositivi adeguati e connessione Internet) sono stati puntuali nella connessione alle lezioni a distanza, hanno fatto il possibile per seguirci nelle nostre richieste, si sono aiutati tra di loro nello sperimentare i nuovi strumenti. Insomma, verrebbe da dire che hanno affrontato eroicamente un impegnativo “compito di realtà”, in cui la realtà ha di gran lunga superato l’immaginazione.
Si è anche riflettuto sul fatto che l’impossibilità di tornare nelle aule e l’abolizione dell’Esame priveranno gli alunni di terza di un rito di passaggio importante verso l’adolescenza e la scuola superiore, con tutto il suo corredo di paure, ma anche di attese e di desideri. Infine, molti colleghi e colleghe si sono dichiarati “commossi” dalla buona volontà e dalla resilienza dei nostri alunni in questi mesi.

I ragazzi hanno diritto a una conclusione

Ora con la stessa cura con cui abbiamo cercato di stare accanto ai ragazzi, e la stessa commozione per loro “corrispondenza” ai nostri sforzi, ci prepariamo a un’azione pedagogica – la valutazione finale – che avrà un significato simbolico più profondo di sempre, anche se mancheranno la procedura burocratica dei fogli protocollo con il timbro e le firme, e tutte le altre cerimonie dell’Esame che si celebra in tempi “normali”.
Gli ultimi mesi di quest’anno scolastico non avranno bisogno di nient’altro per essere ricordati, così come non ne avrà bisogno il “non Esame” dei candidati del 2020. E dubito che qualche insegnante senta sul serio a questo punto la necessità di un ulteriore elaborato per esprimere la sua valutazione sul percorso compiuto dagli alunni in tre anni. I ragazzi di terza, tuttavia, hanno diritto non solo alla valutazione conclusiva, ma soprattutto al rito che sancisce il loro essere pronti al salto nel mondo dei grandi.
Proviamo perciò a capire in che modo possiamo interpretare la richiesta ministeriale dell’elaborato proprio come rito conclusivo della scuola del primo ciclo e come una bella opportunità per rileggere la terribile esperienza di questi mesi in una forma che abbia un senso per gli studenti e sia di conforto a noi, invitati a dare valore (questo “dare valore” sarà il significato da attribuire alla nostra “valutazione” finale, oggi più che mai) a quello che i nostri alunni hanno fatto prima dell’emergenza sanitaria e a quanto di nuovo avranno imparato durante la “quarantena”.

Diario. Una stanza tutta per me

La formazione a distanza e la mediazione tecnologica attraverso cui si realizza tolgono all’insegnante il palcoscenico (all’insegnante che ancora lo cercasse…) e lo mettono alla prova nella sua effettiva capacità di realizzare con gli alunni una relazione così piena di contenuto e di significato da resistere senza gli sguardi, il vociare della classe, la luce della LIM.
D’altra parte l’e-learning lascia agli studenti margini più ampi rispetto all’apprendimento tradizionale per la personalizzazione del proprio percorso di studio: offre una quantità insolita di stimoli, li spinge a una gestione più responsabile del tempo e a un’organizzazione in gran parte autonoma del lavoro, li invita a un’interazione con il docente in molti casi più fitta di quella in presenza. Le piattaforme per la didattica a distanza, infatti, con il loro equipaggiamento di mail, forum di discussione, commenti ai compiti assegnati e ai materiali condivisi dilatano lo spazio per il confronto, pur sottraendolo alla sua importantissima dimensione corporea. Una specie di ebbrezza tecnologica ha percorso le nostre classi in questi mesi: chi di noi non ha ricevuto le foto dei compiti persino dall’alunno che eravamo abituati a rincorrere e implorare perché ci mostrasse una qualsiasi documentazione scritta della sua presenza alle lezioni?

L’elaborato conclusivo, dunque, potrebbe consistere in un “diario” in cui i nostri allievi, nelle ultime settimane di scuola, riflettono su che cosa e su come hanno imparato in questo anno drammaticamente speciale. Si tratta di un’attività che promuove e valorizza processi di metacognizione e di narrazione riflessiva; può darsi che molti di noi abbiano già sperimentato questa proposta formativa con i loro alunni nel corso del triennio, presentandola con il suo obiettivo specifico, vale a dire quello di potenziare la consapevolezza di ognuno circa il proprio metodo di studio, con l’individuazione di punti di forza, elementi di fragilità e strategie per porvi riparo (cfr. al riguardo A. Antonietti, A. Viganò, Il diario del mio apprendimento, Erickson 2007).
Ora si tratta di trasformare il “diario dell’apprendimento” adattandolo al contesto: da cronaca della quotidianità scolastica e delle abitudini di studio, con una continuità temporale qui inevitabilmente annullata, a memoria di un’esperienza finora inimmaginabile.
La forma è quella del file di Word. Gli insegnanti del Consiglio concorderanno un format semplice, che guidi i ragazzi nel registrare le loro riflessioni e nell’arredare la loro “stanza”, in tre parti:

autopresentazione
Il diario si apre con un testo autobiografico di presentazione: esortiamo gli alunni a mettere soprattutto in luce le loro passioni e qualità, anche suggerendo esplicitamente di concludere questa introduzione con un’espressione incoraggiante come “Sono bravo a…”

diario delle discipline
L’elaborato prosegue con un un’analisi declinata per materia: gli alunni indicano gli argomenti che li hanno coinvolti di più nel corso dell’anno e spiegano le ragioni della loro scelta; raccontano se e in che modo studiare soltanto da casa ha cambiato il loro rapporto con la disciplina e con l’insegnante; concludono con un’autovalutazione che considera il loro impegno, la loro partecipazione alle lezioni, i progressi che ciascuno ritiene di aver compiuto. Per questa parte del diario si può proporre una tabella, come nell’esempio.

• riflessione
Il testo si concluderà con una riflessione, che potrà essere orientata attraverso una serie di domande:

1. In questi mesi tutti stiamo vivendo un’esperienza che nessuno avrebbe potuto immaginare: che cosa ti è mancato di più, nelle settimane di isolamento a casa? Come ti sei tenuto in contatto con i tuoi compagni e i tuoi amici? Come hai trascorso il tempo libero dalle videolezioni e dai compiti? Quali ostacoli hai incontrato nell’uso delle tecnologie?
2. Quali emozioni ti hanno accompagnato in questo periodo?
3. Pensi che questo tempo straordinario ti abbia insegnato qualcosa di nuovo rispetto a quello che sapevi prima? Credi che ti sarà utile ripensarci in futuro? Perché?
4. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Manuale di sopravvivenza. Come la scuola può salvarti la vita

Non sappiamo ancora con esattezza se tutti i bambini e i ragazzi siano stati effettivamente coinvolti dalla didattica a distanza, né tantomeno abbiamo idea della qualità delle proposte che hanno raggiunto i nostri alunni. L’impressione, però, è che la comunità scolastica nel suo complesso abbia mostrato nella crisi una tenuta e una resilienza forse anche superiori alle aspettative. Dopo i primi giorni di smarrimento generale, la scuola digitale ci ha riempito le giornate.

L’elaborato potrebbe allora consistere in un manuale di sopravvivenza che gli alunni scriveranno come guida per i loro coetanei, qualora si trovino in condizioni uguali o simili alle nostre durante l’emergenza sanitaria: isolamento sociale, edifici scolastici chiusi, impossibilità a uscire se non per necessità urgenti.
In che modo, in queste condizioni estreme, anche la scuola può servire a salvarci la vita?
La sfida che lanceremo ai ragazzi sarà quella di trovare il contributo che ciascuna disciplina è in grado di offrire per superare le asprezze della “quarantena”, o almeno addolcirle. Ogni insegnante dedicherà all’introduzione della proposta una videoconferenza per un brainstorming che raccolga le idee migliori:

Italiano: una guida alle serie televisive più avvincenti, o ai libri digitali (e audiolibri) per ragazzi scaricabili gratis.
Matematica: una raccolta di giochi matematici o istruzioni per costruire origami.
Tecnologia: un vademecum per l’uso delle piattaforme.
Musica: una playlist ragionata delle nostre canzoni preferite.
Arte: una visita guidata virtuale.
Scienze: una ricetta di cucina che fa bene a…
Scienze Motorie: la ginnastica per mantenersi in forma anche in casa.
Inglese, seconda lingua comunitaria: il vocabolario tecnologico bilingue.

Ciascun alunno proporrà il suo manuale, componendo una o due slide per ogni disciplina. Inviteremo i ragazzi a personalizzare il più possibile il lavoro, rielaborando le loro fonti con interventi originali e a curare bene l’aspetto redazionale della presentazione (compresa la compilazione finale della Bibliografia-Sitografia).

Tesina. Da una parola, tante idee.

Anche la “tesina” interdisciplinare può essere proposta in una forma che solleciti la curiosità degli alunni e chieda loro di mettere in campo conoscenze e competenze. Nel volumetto Otto parole per il futuro (di C. Gaiba, O. Pozzoli, B. Savino. Pearson) i percorsi interdisciplinari suggeriti per la preparazione all’Esame partono da otto parole (democrazia, cambiamento, ricerca, relazioni, sostenibilità, nutrimento, bellezza, comunicazione): da ognuna si snoda una rete di storie, immagini, spunti di ricerca da approfondire con i metodi e gli apporti di diverse discipline.
Da queste pagine, destinate agli studenti, prendiamo le mosse per proporre un metodo di ricerca e un modello di “elaborato”. La forma potrà essere quella del documento di Word per il testo, accompagnato da una presentazione in cui saranno inserite immagini, grafici e tabelle, carte geografiche che completano e illustrano la ricerca.
Guideremo gli alunni nella scelta di parole positive, che abbiano un significato ampio e suggeriscano apertura al futuro.
Ecco un esempio di indice di un percorso centrato su una parola per il futuro: una scaletta che potremo sottoporre anche ai nostri alunni come schema di lavoro.

BELLEZZA

Italiano – Storia – Geografia

• Una definizione di “bellezza”: che cos’è la bellezza? dove si trova? perché è importante?
• Una storia, un esempio: la città di Palmira, “sposa del deserto”.
• I custodi della bellezza nel mondo: luoghi-simbolo, come la National Gallery di Londra, la New York Public Library…
• Professionisti della bellezza: che cosa fa un archeologo? O il sovrintendente di un Museo? Quale tipo di studi è necessario per svolgere queste professioni?

Una parola da esplorare per tante strade…

• Inglese, seconda lingua comunitaria: tanti modi per dire “bello”, “bella”.
• Scienze: la perfezione di un cristallo.
• Musica: l’armonia.
• Arte: “il bello è bizzarro”.
• Tecnologia: la bellezza nelle grandi opere dell’uomo.
• Scienze Motorie: la bellezza del corpo in movimento.

Ci sembra infine importante che anche la “tesina” contenga una traccia viva e autentica del contesto speciale in cui è nata. Invitiamo i ragazzi a scrivere una Conclusione dell’elaborato (bastano poche righe!), come se dovessero consegnare la loro “parola per il futuro” a un ragazzo della loro età, tra vent’anni. Potrebbero seguire una traccia del genere:
“Ho scritto queste pagine nella primavera del 2020. È stato un anno speciale e terribile, perché… In quelle settimane ho pensato che… Sono stato male, quando… Sono stato bene, quando… Ti affido questa parola perché…”

Per concludere: consigli per l’orale e la valutazione

I ragazzi saranno invitati a discutere online il loro elaborato, davanti ai docenti del Consiglio in videoconferenza. Per guidarli nell’esposizione, suggeriamo di spiegare che cos’è e come si scrive un abstract, perché si preparino con una sintesi scritta del loro lavoro: esporranno le ragioni delle loro scelte, gli argomenti che hanno trattato (o le discipline coinvolte), il metodo che hanno seguito, i materiali e gli strumenti tecnologici utilizzati, e le eventuali difficoltà incontrate. La stesura di questa relazione sarà utile per qualsiasi tipo di elaborato e sarà trasmessa ai docenti insieme all’elaborato stesso.
Per quanto riguarda la valutazione finale, l’Ordinanza n. 9 prevede che ogni collegio docenti predisponga una griglia di valutazione dell’elaborato, che tenga conto anche della presentazione orale, con votazione in decimi (art. 6.1). In sede di scrutinio finale, la valutazione dell’elaborato concorrerà alla determinazione della valutazione conclusiva di ciascun alunno in decimi, insieme alle valutazioni disciplinari e del percorso triennale (il peso da assegnare alle diverse componenti del voto finale è lasciato per quest’anno alle decisioni dei collegi docenti).
Considerando che gli alunni potranno presentarci elaborati in forme molto varie (e con risultati che, almeno in parte, dipenderanno anche dagli “aiuti” delle famiglie), perché il lavoro di tutti sia valorizzato a partire da un criterio di osservazione comune, qui suggeriamo di attribuire alla presentazione orale un peso pari a quello assegnato al prodotto in sé.

Per il colloquio, dunque, valuteremo la competenza comunicativa. In particolare, gli indicatori (ciascuno contrassegnato da diversi livelli di padronanza) potranno essere:

capacità di esposizione del lavoro svolto;
capacità di argomentazione delle idee personali che ne emergono;
capacità di interazione con gli insegnanti in un contesto particolare come quello della videoconferenza.

Per l’elaborato (prodotto in una delle forme qui proposte) gli indicatori saranno:

completezza, chiarezza e correttezza formale della sintesi conclusiva;
coerenza dell’elaborato rispetto all’argomento suggerito;
correttezza e completezza della trattazione;
originalità dei contenuti.

 

Orietta Pozzoli, scrittrice e docente di lettere, è coautrice, insieme a Palmira Aristodemo, Carla Gaiba e Beatrice Savino, dell’antologia Nel cuore dei libri, pubblicata da Pearson nel 2018.

Ti è piaciuto l’articolo?