Cinema del Risorgimento

LABORATORI CINEMA

Il laboratorio affronta il tema della conquista dell’Unità italiana, presentando due film che trattano il tema del processo di unificazione in modi differenti: Il Gattopardo di Luchino Visconti e Noi credevamo di Mario Martone.

Marina Savi e Sandra Borsi

L’Italia unificata

Il laboratorio affronta il tema della conquista dell’Unità italiana facendo riferimento al decennio che ha preparato tale evento, dominato dalla politica di Cavour, che seppe alimentare la fiducia in Vittorio Emanuele, e dalla grave crisi attraversata dal movimento mazziniano. Il percorso prosegue fino all’impresa dei Mille e alla successiva proclamazione del Regno d’Italia. Infine si sofferma sulle aspirazioni risorgimentali che hanno continuato a manifestarsi anche dopo l’unificazione, fino alla liberazione di Roma.

Le fonti cinematografiche

In questo laboratorio presentiamo due film che affrontano il tema del processo di unificazione in modi differenti. Nel capolavoro di Visconti, Il Gattopardo, il principe di Salina è il simbolo di un mondo ormai in declino, quello dell’antica nobiltà terriera siciliana, che passa il testimone della storia alla nuova classe emergente e alle nuove generazioni.
Il film di Martone, Noi credevamo, mostra quanto la partecipazione politica fosse una realtà viva nell’Italia risorgimentale, proprio raccontando quest’ultima attraverso episodi minori e personaggi marginali. I momenti più famosi e vincenti del Risorgimento restano sullo sfondo. Ciò che emerge è la passione politica con la quale una o più generazioni di giovani hanno sacrificato la loro vita per realizzare ideali di maggior giustizia collettiva.

Il film di Visconti

Il film di Luchino Visconti Il Gattopardo (1963) è tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Dal punto di vista storico, la narrazione si apre con la notizia dello sbarco dei garibaldini in Sicilia nel maggio 1860, che sconvolge la famiglia del principe di Salina. Seguono poi le vicende legate al plebiscito sull’annessione della Sicilia al regno sabaudo nel piccolo villaggio di Donnafugata, dove la famiglia trascorre la villeggiatura. Il racconto si conclude con la famosa sequenza del ballo nell’estate del 1862, nel corso del quale un colonnello dell’esercito italiano, vincitore di Garibaldi sull’Aspromonte, si vanta con gli ospiti della parte avuta nella vicenda.

Il film di Martone

Il secondo film è Noi credevamo di Mario Martone (2010), ispirato all’omonimo romanzo di Anna Banti. Dal punto di vista storico, il film è molto interessante perché mette a confronto le due anime del Risorgimento, quella liberale moderata, favorevole a una soluzione monarchica dell’unificazione italiana, e quella repubblicano-democratica.
Il film narra la storia di tre giovani meridionali, che vivono il fallimento dei moti mazziniani e i tormenti del Maestro nel suo esilio londinese. L’unificazione italiana si compie, infine, ma all’insegna del tradimento dei loro ideali civili e politici, che trova riscontro nella sconfitta dei garibaldini sull’Aspromonte da parte dell’esercito regolare italiano.

Tracce di lavoro

Tramite l’analisi delle sequenze del film di Visconti, il laboratorio prevede l’approfondimento di alcune importanti tematiche, come l’impresa dei Mille in Sicilia e il significato dei plebisciti che sancirono l’annessione dell’isola al Regno d’Italia, e inoltre invita a una riflessione sul Risorgimento dal punto di vista sociale.
Attraverso il film di Martone invece si prende in esame la figura del patriota, in particolare il modo in cui viene descritta nella letteratura risorgimentale, anche nella sua duplice e opposta valenza di martire/traditore. Inoltre viene affrontata la soluzione sabauda al processo di unificazione e la vicenda di Garibaldi sull’Aspromonte.

Attività interdisciplinare

Il percorso interdisciplinare propone una riflessione sul Risorgimento traendo spunto da due tematiche significative: la rappresentazione antiretorica del Risorgimento in alcune opere pittoriche di artisti patrioti, con particolare riferimento alla figura di Garibaldi, e la musica, fra melodrammi e inni patriottici.

Il Gattopardo. La nobiltà siciliana e il nuovo stato italiano.

  • Titolo originale: Il Gattopardo
  • Regia: Luchino Visconti
  • Produzione: Titanus, Société Nouvelle Pathé Cinéma, Société Générale de Cinématographie Paris, Italia-Francia 1963
  • Soggetto e sceneggiatura: basata sul romanzo omonimo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, 1958; realizzata da Suso Cecchi d’Amico, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Enrico Medioli, Luchino Visconti.
  • Musica: Nino Rota e un valzer inedito di Giuseppe Verdi
  • Principali interpreti: Burt Lancaster (il principe don Fabrizio di Salina), Alain Delon (Tancredi Falconeri), Claudia Cardinale (Angelica Sedara), Romolo Valli (padre Pirrone), Paolo Stoppa (don Calogero Sedara), Serge Reggiani (don Ciccio Tumeo), Ivo Garrani (il colonnello Pallavicino), Leslie French (Chevalley).
  • Durata: 187'

Il video

Siamo in Sicilia, nell’autunno del 1860. L’isola è stata annessa al regno sabaudo con un plebiscito e il funzionario piemontese Chevalley si reca nella tenuta di Donnafugata, residenza estiva dei Salina, per proporre al principe don Fabrizio di entrare nel senato del nuovo stato. Convinto dell’inutilità degli sforzi di mutare una terra da millenni soggetta a dominazioni straniere e consapevole del declino della propria classe, il principe rifiuta. Propone invece a Chevalley di nominare senatore don Calogero Sedara, un uomo che si è distinto fin dallo sbarco dei garibaldini per il suo impegno antiborbonico.
La sequenza allude al passaggio di consegne dall’aristocrazia alla nuova borghesia in ascesa, che non porterà tuttavia grandi cambiamenti, ma soltanto la degradazione estetica della classe dirigente. In una delle ultime inquadrature del film, infatti, don Calogero getterà la maschera del sostenitore di Garibaldi, per rivelarsi un cinico opportunista. Al suono della scarica di fucileria che rompe il silenzio dell’alba – sono stati fucilati i soldati che hanno lasciato l’esercito per seguire Garibaldi – egli esclama: «Bell’esercito. È proprio quello che ci voleva per la Sicilia. Ora possiamo stare tranquilli».

Noi credevamo. I garibaldini fermati in Aspromonte

  • Titolo originale: Noi credevamo
  • Regia: Mario Martone
  • Produzione: Palomar, Rai Cinema, Les Films d’Ici, Arte France, Italia-Francia 2010
  • Soggetto e sceneggiatura: basata sul romanzo omonimo di Anna Banti, 1967; realizzata da Mario Martone e Giancarlo De Cataldo.
  • Musica: Hubert Westkemper (musiche originali); musiche di Giuseppe Verdi, Vincenzo Bellini e Gioacchino Rossini, eseguite dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Roberto Abbado.
  • Principali interpreti: Luigi Lo Cascio (Domenico), Valerio Binasco (Angelo), Luigi Pisani (Salvatore), Francesca Inaudi (Cristina di Belgioioso giovane), Renato Carpentieri (Carlo Poerio), Michele Riondino (Saverio Tambasco), Toni Servillo (Giuseppe Mazzini), Luca Zingaretti (Francesco Crispi).
  • Durata: 165'

Il video

Il video propone il racconto cinematografico dello scontro sull’Aspromonte, in cui l’esercito del Regno d’Italia spara contro le truppe di Garibaldi dirette a Roma.
Siamo in Calabria, dove i garibaldini sono sbarcati dalla Sicilia alla fine del mese di agosto del 1862: a questi si aggiungono, provenienti da tutte le regioni italiane, altri volontari, tra i quali Domenico e Saverio, il figlio di Salvatore, uno dei protagonisti del film.
La sera i soldati bivaccano intorno al fuoco e intonano la canzone Camicia rossa. A un tratto compare su un’altura Garibaldi a cavallo, accompagnato dai suoi luogotenenti. Si levano acclamazioni e inni di entusiasmo: il canto riprende ora in omaggio all’eroe, che comunque rimane fuori campo. Gli uomini cominciano quindi a marciare, quando uno di loro viene colpito all’improvviso da un colpo di fucile. Tra le fila si diffonde lo scompiglio: chi si indigna perché a colpirli sono italiani e chi risponde al fuoco. Una voce intima di fermare il fuoco, ricordando l’ordine del Generale.

 

Marina Savi, docente di Filosofia e storia presso il liceo classico “G.D. Romagnosi” di Parma.

Sandra Borsi, docente di Materie letterarie e latino presso il liceo scientifico “G. Ulivi” di Parma.