Arrivati alla fine di questo anno scolastico, è tempo di guardare agli imminenti scrutini, agli esami, alle ultime riunioni e relazioni. Ma ci piace pensare che, finito questo turbinio di impegni, sia anche il momento per immaginare il prossimo anno, riflettendo su cosa può essere migliorato nel sistema scuola, su cosa possiamo fare di più come docenti e su come meglio accompagnare i nostri studenti e le nostre studentesse nel percorso scolastico che per fortuna sta vedendo un graduale ritorno alla normalità.
In particolare la conclusione di ciascun colloquio d’esame, ovvero il momento della fatidica domanda “Cosa farai dopo?”, può offrire al docente un’occasione per riflettere, chiedendosi da dove scaturisca la risposta data dal candidato o dalla candidata: è il risultato di una scelta consapevole? La scuola ha accompagnato gli studenti con un percorso di orientamento efficace? I docenti stessi hanno contribuito a guidare ragazzi e ragazze nella progettazione e immaginazione del proprio percorso futuro?
Ripensare l’orientamento
L’orientamento scolastico viene spesso espletato in una serie di momenti dedicati, spesso concentrati negli ultimi anni, e raramente si configura come un’azione sistemica che coinvolga gradualmente tutto il percorso formativo degli alunni e che consista in momenti sia informativi sia formativi.
È invece fondamentale che si cominci ad accompagnare già bambini e bambine in questo percorso, iniziando a proporre loro occasioni in cui sperimentare le proprie attitudini e propensioni.
Si tratta in primis di un viaggio alla scoperta di sé – cosa ci piace, in cosa siamo capaci, quali attività preferiamo svolgere e perché – e man mano, crescendo, diventa un processo di scoperta di cosa offre il mondo fuori – in che contesto le nostre competenze e capacità possono esprimersi al meglio, quali possibilità abbiamo di sentirci realizzati e facendo cosa. Quando queste due facce della stessa medaglia cominciano a parlarsi, lo studente inizia a raggiungere quell’autoconsapevolezza che porta a una scelta fondata.
Spetta alla scuola – e in questo il ruolo dei docenti responsabili per l’orientamento è cruciale – far coesistere questi due aspetti sia in generale nell’offerta didattica sia nella progettazione delle attività di orientamento vero e proprio e – per la scuola secondaria di secondo grado – nella proposta dei percorsi di PCTO. Peraltro l’acronimo stesso racchiude in sé le due nature di un approccio sistemico: le competenze trasversali (anche dette soft skills o life skills) e l’orientamento, inteso in senso stretto come l’insieme di momenti informativi circa i possibili percorsi di formazione superiore o post-diploma.
È risaputo che le soft skills sono le competenze maggiormente ricercate nel futuro e prima ragazzi e ragazze ne riconoscono il valore, prima possono coltivarle per sé. Ecco che allora diventa strategica l’integrazione nella formazione scolastica di un allenamento delle soft skills, anche prevedendo momenti espliciti di riflessione sul loro valore e occasioni esperienziali che valorizzino la comunicazione, il dialogo e il confronto.
Ripartire dalla formazione dei docenti
Ma nel ripensare l’orientamento non si può prescindere dal rinnovare il ruolo che il docente ha nell’azione orientativa. L’obiettivo più alto di questa visione innovativa consiste nel rigenerare la didattica affinché sia di per sé orientativa e formativa: ogni disciplina mobilita aspetti emotivi che condizionano profondamente la dimensione cognitiva e di riflesso la percezione del sé, l’autostima e la calibratura delle aspirazioni personali. Orientare con le discipline è possibile e quanto mai auspicabile: non si tratta di stravolgere la propria didattica, ma di avere in mente e di valorizzare – anche esplicitandoli – quegli aspetti delle discipline che più sono fecondi per lo sviluppo e la crescita della persona.
Un particolare punto di attenzione riguarda infine la professionalità dei docenti come orientatori: conoscere la propria materia e valorizzarne il potenziale orientativo non basta… Per accompagnare studentesse e studenti in questo percorso occorre che anche il docente abbia fatto proprie tutte quelle soft skills che desideriamo allenare nei nostri ragazzi. In particolare, un ascolto attivo e puro, una corretta comunicazione e una modalità efficace di dare i feedback alla classe sono forse gli strumenti principali per essere e sentirci utili per i giovani, ricordandoci quanto le nostre parole influiscano nella costruzione della loro autostima: le parole hanno un duplice potere, possono valorizzare o distruggere e perciò vanno maneggiate con cura.
Anche su questi temi è importante che i docenti riflettano e continuino a formarsi, proprio in quell’ottica di longlife learning che deve accompagnarci durante tutto il corso della nostra vita professionale e personale, tanto più quando in gioco c’è il futuro dei ragazzi e delle ragazze che ci sono affidati.