Più temi e più riassunti

Un altro punto di vista

APPROFONDIMENTI DISCIPLINARI

Il riassunto è fondamentale per aiutare gli studenti a gerarchizzare le informazioni e a utilizzare un lessico più ricco. Ma altrettanto importante è esercitarsi nella scrittura del tema, che più di ogni altro testo aiuta a sviluppare pensieri e argomentazioni.

di Francesco Giubilei

I rapidi cambiamenti dovuti alla velocissima innovazione tecnologica degli ultimi anni hanno determinato un radicale mutamento di ampi settori della società e hanno interessato in particolare il mondo del lavoro e della comunicazione, incidendo sulle abitudini quotidiane delle persone e rivoluzionando lo stile di vita di ognuno di noi.

Come influiscono i social network sull’uso della lingua italiana?

La diffusione dei social network, degli smartphone e della banda larga, ci ha portato a vivere in una società iperconnessa, un cambiamento poco recepito dalle generazioni più anziane, accettato dalle persone di mezza età e considerato la normalità dai giovani: i social, le app e la connessione continua al web non sono uno strumento ma un ambiente in cui i più giovani nascono e vivono.

I cosiddetti nativi digitali sono stati abituati fin da bambini a vivere in questo ambiente digitale e virtuale e in relazione a esso hanno sviluppato le loro abitudini, il loro modo di comunicare e comportarsi, un tema su cui ci si è interrogati in varie pubblicazioni tra cui il saggio di Giuseppe Riva, Nativi digitali, Crescere e apprendere nel mondo dei nuovi media che affronta gli effetti delle nuove tecnologie sul modo di pensare, comportarsi e relazionarsi dei giovani.
Le due principali conseguenze sono la costante e continua presenza di stimoli, informazioni, messaggi, immagini che determinano un abbassamento complessivo del livello di attenzione - una tendenza già denunciata nel 1967 da Guy Debord in un classico come La società dello spettacolo - e la diminuzione delle capacità di linguaggio a causa dell'utilizzo di una comunicazione estremamente veloce e sintetica.
Icona perfetta di questa tendenza sono i tweet, gli aggiornamenti di Twitter nati con il limite di 140 caratteri e poi aumentati a 280. Per far entrare in 140 caratteri un pensiero si è costretti a diminuire i contenuti, esprimendo pensieri a un livello che rimane superficiale e utilizzando un linguaggio scarno con una sintassi elementare, caratterizzata da parole abbreviate, assenza di punteggiatura e articoli.
Se ne deve concludere che l'innovazione tecnologica, la diffusione degli smartphone e la frequentazione generalizzata di social network e di chat istantanee ha inciso direttamente sull’uso della lingua italiana da un punto di vista lessicale e sintattico, con un impoverimento della terminologia e l'utilizzo di parole straniere che snaturano la nostra lingua.

In uno scenario di questo genere come deve porsi la scuola italiana? Qual è il ruolo degli insegnanti d’italiano nei confronti dei propri studenti?

Il riassunto aiuta a gerarchizzare le informazioni e a usare un lessico più ricco

Lo scorso anno Luca Serianni, responsabile del gruppo di lavoro per l’apprendimento della lingua italiana, che poi ha prodotto il Documento di orientamento per la redazione della prova d'italiano nell'esame di stato conclusivo del primo ciclo, in un'intervista a "La Repubblica" ha affermato che, per diminuire le carenze linguistiche degli studenti italiani, sono necessari "meno temi e più riassunti", una scelta motivata dall'errata convinzione di molti studenti "che più si scrive e meglio è".
La proposta del gruppo di lavoro si è concretizzata nella modifica della prima prova scritta dell’esame del primo ciclo e (proprio in questi giorni) anche di quella dell’esame di stato conclusivo del percorso della Scuola secondaria di secondo grado, perché partire dalle prove d'esame “è la condizione per orientare il percorso formativo degli insegnanti". Nella prospettiva di Serianni sono due “le carenze più gravi cui porre rimedio”: la difficoltà a strutturare un testo e l’impoverimento lessicale.
Il riassunto viene proposto non come “un esercizio banale” ma con l’obiettivo di imparare a “rendere in modo efficace un testo di partenza senza sbrodolare, gerarchizzando le informazioni”, nella convinzione che “la capacità di strutturare un discorso e di riconoscere se è ben fatto è fondamentale” ed è finalizzata non solo alla scrittura ma anche alla comprensione di qualsiasi altro testo. Inoltre, la pratica del riassunto consente anche di aumentare il “bagaglio limitato di parole” in possesso dei ragazzi: li costringe a usare un “lessico più centrato e ricco”, allenandosi “a riflettere su quello che scrivono, cosa che nemmeno gli adulti fanno quando scrivono in Facebook”.

La volontà di favorire la realizzazione di riassunti a scuola, se da un lato avvicina i giovani alla scrittura attraverso una forma a loro più consona, dall’altro rappresenta, a nostro giudizio, una soluzione non sufficiente se non inserita all'interno di una progettualità più ampia e soprattutto non deve rischiare di portare gli studenti a confondere il riassunto con un testo semplicemente sintetico, cosa ben diversa. Se è vero che la capacità di sintesi è una dote da coltivare, è altrettanto vero che la scrittura di testi brevi non deve nascondere superficialità o incapacità ad approfondire gli argomenti da trattare. Scrivere correttamente un riassunto significa scegliere un linguaggio che non sia povero o banale nei contenuti e al tempo stesso riuscire a essere concisi ma non troppo sintetici esprimendo con completezza il messaggio che si vuole trasmettere.

Il riassunto da solo non basta…

La scuola deve senza dubbio essere al passo con i tempi, accettare le innovazioni della nostra epoca e non chiudersi in sé stessa. Le novità però devono essere filtrate dagli insegnanti, accolte se migliorative ma rifiutate con fermezza se dannose e controproducenti: così va dunque combattuta la tendenza dell’uso di un italiano povero lessicalmente e sintetico, inefficace e sgrammaticato (per intenderci quello dei tweet e della messaggistica istantanea ma anche quello di larga parte della comunicazione televisiva e giornalistica, specie nel web, fatta di slogan).
Va dunque bene la proposta di allenare la capacità di riassumere, ma questo secondo noi non deve escludere anzi deve accompagnarsi alla scrittura del classico tema, correttamente costruito ed elaborato. Infatti, il Documento citato prima propone per la prova d’esame tre tipologie (il testo narrativo e descrittivo, il testo argomentativo e la comprensione e sintesi di un testo letterario, divulgativo, scientifico) lasciando ancora spazio e legittimità alla scrittura del tema di tipo espositivo-argomentativo. Anche il recentissimo Documento di lavoro per la preparazione delle tracce della prima prova scritta dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, elaborato dal medesimo gruppo di lavoro, dà giustamente spazio alla comprensione e all'analisi del testo, non più solo di quello letterario ma anche di quello argomentativo, e tuttavia riserva importanza alla produzione di testi in cui lo studente, a partire da un testo stimolo, possa esprimere la sua interpretazione e la sua riflessione, argomentandola opportunamente.
Insegnare agli studenti a scrivere temi in cui sviluppare pensieri più articolati significa, dunque, fornire conoscenze e competenze che saranno utili per il resto della loro vita, non vuol dire riprodurre stancamente e in modo acritico una pratica antica, ma, dando per assodata l'evoluzione della lingua italiana, trasmettere regole e strategie di scrittura che prescindono dal periodo in cui si vive e dall'evoluzione della lingua.
La scrittura dei temi aiuta gli studenti a sviluppare la capacità di argomentare ed esprimere i concetti in modo approfondito, una competenza che il riassunto di testi più semplici o solo narrativi e descrittivi non consente a pieno.
La scrittura di riassunti, strutturati logicamente e precisi lessicalmente, accompagnata alla proposta di sviluppare temi argomentativi ed espositivi, consente alla scuola italiana di contrastare la pericolosa involuzione culturale degli ultimi anni nelle capacità di ragionamento e approfondimento degli studenti.

“In Italia tutti scrivono e nessuno legge”

Se per decenni la piaga del nostro paese è stata l'analfabetismo, oggi è necessario non tanto combattere la scarsa attitudine delle persone a scrivere bensì la diffusa incapacità a scrivere nel modo corretto ed efficace.
Nel mondo editoriale questa tendenza è estremizzata, la battuta che circola tra gli editori "in Italia tutti scrivono e nessuno legge" è determinata dalla mole sterminata di manoscritti che ogni giorno vengono inviati alle case editrici contrastando i drammatici dati sulla lettura nel nostro paese (secondo l'ISTAT nel 2017 solo il 40,5% della popolazione ha letto almeno un libro in un anno, nemmeno la metà degli italiani). Lo stile di scrittura più conciso, fatto di periodi brevi e di un lessico elementare, è molto più diffuso tra le giovani generazioni che tra gli scrittori adulti, una tendenza che, se da un lato è determinata dalla diffusione di libri tradotti dall'inglese e caratterizzati da una costruzione dei periodi più semplice rispetto all'italiano, dall'altro è sintomatica dell'influenza dei nuovi strumenti di comunicazione nel linguaggio e nella scrittura dei giovani.

Per questo il ruolo della scuola è centrale, per educare le future generazioni alla lettura, a scrivere correttamente e a elaborare pensieri e ragionamenti articolati e non superficiali, risultati che si potranno ottenere solo insegnando ai giovani a scrivere con frequenza e con la profondità e l'approfondimento necessari.

 

Francesco Giubilei (Cesena, 1992), direttore editoriale di Historica e Giubilei Regnani, è editore del quotidiano online Cultora. È professore all’Università Giustino Fortunato di Benevento. Docente di editoria ai corsi dell'agenzia letteraria Herzog, collabora con “Il Giornale” ed è autore di alcuni libri tra cui Leo Longanesi. Il Borghese conservatore e Storia del pensiero conservatore.