Un nuovo corso a puntate sul Debate

Debate e scuola: un legame antico

IL DEBATE COME METODO DIDATTICO

Avviamo con questo numero una serie di articoli dedicati alla metodologia del Debate, una disciplina curricolare nel mondo anglosassone, che negli ultimi anni si sta diffondendo molto anche nelle nostre scuole: il Debate favorisce l’apprendimento cooperativo, la peer education, sviluppa abilità trasversali importanti e consente agli studenti di affrontare temi raramente toccati nella quotidianità didattica. Il primo articolo ci introduce nella storia del Debate, i prossimi si occuperanno ciascuno di un’abilità specifica con esempi concreti su come svilupparla nel dibattito.

di Manuele De Conti e Matteo Giangrande

Il Debate è un efficace metodo didattico capace di favorire l’apprendimento in modo autentico e situato: autentico perché gli studenti sono responsabili della costruzione dei concetti e dei ragionamenti impiegati nei loro discorsi; situato perché lo studente apprende mediante la partecipazione attiva a uno specifico contesto: quello dibattimentale.
Denominato anche academic debate, competitive debate o classroom debate, il Debate è genericamente un confronto regolamentato tra squadre, su temi controversi, svolto mediante lo scambio di argomenti e controargomenti di fronte a una giuria.
Oltre che essere una diversa ed efficace modalità di apprendimento, il Debate promuove negli studenti gli aspetti e le competenze più nobili e civili dell’uomo: il rispetto delle opinioni opposte alle proprie, e di coloro i quali esprimono queste opinioni, e l’appropriazione di tecniche che conducono a pensare criticamente e a presentare in modo argomentato le proprie posizioni.

Come funziona

Le regole sono un elemento essenziale del Debate. Esse stabiliscono la funzione degli scambi, la durata di ciascun discorso e la successione degli interventi di ciascun dibattito. In questo modo al Debate, diversamente da scambi meno strutturati quali il dialogo, la discussione o il più vicino dibattito, è assicurato un andamento lineare, progressivo e conclusivo. Ad esempio, il World Schools Debate, ossia l’insieme codificato di regole al quale si attengono gli incontri delle Olimpiadi Nazionali di Debate, prevede la presenza di due squadre di tre persone ciascuna, una pro e l’altra contro una specifica mozione. Inoltre, stabilisce nel numero di quattro gli interventi che ciascuna squadra deve eseguire e suggerisce come ciascuno di essi sia organizzato affinché le squadre, da un’iniziale problematizzazione del tema in discussione, arrivino a confrontarsi sui contenuti e a sviluppare un discorso di epilogo capace di tenere in considerazione l’andamento dell’intero confronto.
Altro elemento fondamentale è l’argomentazione. Senza scambi argomentativi un Debate non sarebbe tale poiché si trasformerebbe in un altro tipo di interscambio come la conversazione o il dialogo oppure, in termini peggiorativi, la lite. Dibattere invece significa saper applicare gli schemi a cui i ragionamenti devono conformarsi per derivare conclusioni coerenti con le premesse poste; significa sapersi adattare all'interlocutore e all'uditorio selezionando gli argomenti più opportuni, ma anche accomodarsi ai criteri con cui i giudici valutano; significa ancor più cogliere i punti di disaccordo con l’interlocutore per appianarli secondo modalità critico-razionali come la presentazione di prove o ragionamenti a supporto di quanto si asserisce.

La giuria, a cosa serve?

Assieme alle regole e all'impiego dell’argomentazione, nel Debate svolge un ruolo fondamentale la giuria. Chiamata a valutare quale delle due squadre contendenti abbia saputo svolgere al meglio il proprio compito, la giuria ricopre la funzione pedagogica di valutare, in termini formativi, il dibattito. Infatti, il suo obiettivo non è solo di misurare la competenza degli studenti nell'argomentazione, nel lavoro di squadra e nella capacità di esporre i discorsi, al fine di pervenire a un verdetto. Essa ricopre invece il compito, ben più delicato e importante dal punto di vista pedagogico, di proporre, a partire dal dibattito stesso, gli opportuni suggerimenti per permettere agli studenti di migliorarsi da incontro a incontro.

Dibattito ed educazione: una lunga storia…

I dibattiti alla scuola di Aristotele

All'interno dell’orizzonte culturale occidentale, l’impiego del dibattito come metodo educativo condotto da un’istituzione scolastica può essere fatto risalire al Liceo, ossia al giardino dedicato ad Apollo Liceo in cui Aristotele iniziò a far scuola (335 o 334 a.C.), anche se tale scuola prese poi il nome di Peripato. Già Aristotele nel capitolo VIII del suo libro Topici delinea le caratteristiche delle riunioni dialettiche, veri e propri dibattiti distinti da quelli politici o eristici, la cui ragion d’essere è quella di permettere l’esercizio della dialettica nella sua utilità tecnica, sociale e gnoseologica: tecnica poiché «con il possesso del metodo saremo infatti più facilmente in grado di disputare intorno all'argomento proposto»; sociale perché «esso è utile per le conversazioni poiché una volta passate in rassegna le opinioni della gran massa degli uomini verremo in rapporto con essi non già sulla base dei punti di vista loro estranei, bensì su quella delle loro opinioni particolari»; gnoseologica poiché «potendo sollevare delle difficoltà riguardo a entrambi gli aspetti della questione, scorgeremo più facilmente in ogni oggetto il vero e il falso». Tali riunioni si caratterizzavano come uno scambio di domande e risposte tra due oppositori e probabilmente erano fondate sulle forme di ragionamento da Aristotele delineate negli Analitici Primi e Secondi e nel libro Topici: i sillogismi dimostrativi e i sillogismi dialettici.

 

La disputatio medievale

Nel Medioevo e più ampiamente nel periodo tra i secoli XI e XVII, il Debate può essere identificato o assimilato alla forma della disputatio. La disputatio, che germogliò in Italia e Francia, oltre a essere avvenimento di grande richiamo nella sua forma di disputationes quodlibetales − ossia di disputa in cui i maestri non potevano porre l’argomento da discutere ma questo veniva scelto, spesso in forma di questioni inedite e inattese, dagli studenti, dagli altri maestri presenti alla disputa o dal pubblico −, più specificamente era una forma di esercitazione universitaria. Parte integrante del curriculum scolastico nelle facoltà d’arte, medicina, teologia e legge, aveva molteplici funzioni: serviva a promuovere le proprie abilità logiche, ad analizzare e suddividere, ad addestrare all'esposizione delle proprie tesi, ad abituare a porre domande e far fronte alle obiezioni, ad affinare l’ingegno e a coltivare la prontezza nella replica e a dare fondamento argomentativo a cose già note.

XVIII-XIX secolo: i club inglesi e americani e le prime gare tra le università

In Inghilterra e negli Stati Uniti nel XVIII e XIX secolo iniziarono a formarsi, sulla scia dei dibattiti parlamentari britannici e americani, club e associazioni che consideravano il Debate un metodo di miglioramento e progresso. I membri si riunivano per discutere le più rilevanti questioni religiose, morali, sociali e politiche del tempo e per affinare le capacità deliberative e oratorie ma soprattutto per incoraggiare coloro ai quali sistematicamente era negata ogni possibilità di espressione pubblica a esprimersi e dibattere. Le donne, per esempio, escluse dai circoli di dibattito londinesi fino al 1750, dal 1752 furono invitate a prendervi parte e con il 1780 nacquero i primi circoli esclusivamente femminili. Nel 1885 iniziarono le competizioni interscolastiche – 1881 secondo alcune fonti, 1892 per altre – e nel 1898 si ebbe la prima gara tra università dell’est e dell’ovest degli Stati Uniti. La competizione tra le varie realtà educative, anche tra istituti d’istruzione secondari, indusse sia all'introduzione nelle università di corsi specifici e di allenamenti per chi si occupava di dibattito e argomentazione, sia alla proliferazione di nuovi libri sull'argomento.

E oggi?

Dal XX secolo il Debate ha iniziato a far parte, più o meno diffusamente e in modo più o meno integrato, dei sistemi educativi dei paesi di tutto il mondo. A oggi, i club e le associazioni che secondo regole diverse lo propongono come efficace sistema di crescita personale, professionale e civile, operando in contesti più o meno democratici, sono davvero innumerevoli. Per esempio, il World Schools Debate Championship, una competizione internazionale rivolta agli studenti delle Scuole secondarie di secondo grado, ha raggiunto quest’anno la sua trentesima edizione contando 64 nazioni partecipanti; il World Universities Debating Championship, il torneo universitario internazionale ha invece contato, nella sua ultima edizione, più di 1200 squadre provenienti da ogni parte del mondo.
Anche in Italia il Debate, da pochissimi anni, ha raggiunto un ruolo non secondario nell'istruzione italiana e una diffusione capillare sul territorio nazionale. A favorire questo risultato hanno contribuito diversi fattori e diversi attori. In primo luogo, si possono annoverare le diverse realtà regionali che operano nei contesti delle secondarie di primo e secondo grado. Un esempio tra tutti quello della rete WeDebate lombarda che ha saputo avvalersi di formatori locali, nazionali e internazionali per lo sviluppo delle proprie proposte educative. In secondo luogo, gli enti nazionali che hanno saputo proporre, all'intero territorio italiano, un’offerta formativa dibattimentale innovativa. Si pensi all'INDIRE, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, che ha inserito il Debate tra le “Idee per l’Innovazione” del movimento Avanguardie Educative. Infine, non ultimo per importanza, e forse il principale, l’istituzione delle Olimpiadi Nazionali di Debate da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che, arrivate alla loro seconda edizione, hanno saputo promuovere in modo uniforme l’interesse, la passione, e l’esercizio del Debate in tutta la penisola.

 

 

Bibliografia

  • Aristotele, Topici, In G. Colli (Trad.), Organon (pp. 407-643), Milano, Adelphi.
  • L. Bianchi, La filosofia nelle università: secoli XIII-XIV, 1997, Firenze, La Nuova Italia.
  • R. Branham, Debate and Critical Analysis: the Harmony of Conflict, 1991, Hillsdale, Lawrence Erlbaum Associates. 
  • J.Brimble – D. Pritchard, Guide to Debating: the Principles and Practice of Debate, 2003, Pontypridd, University of Glamorgan.
  • A. Cattani, Botta e risposta. L’arte della replica, 2001, Bologna, Il Mulino.
  • A.J., Freeley - D.L. Steinberg, Argumentation and Debate, 2014, Boston, Wadsworth.
  • V. Lo Cascio, Persuadere e convincere oggi. Nuovo manuale dell’argomentazione, 2009, Città di Castello, Academia University Press.
  • A.J. Novikoff, Toward a Cultural History of Scholastic Disputation. American Historical Review, 2012, vol. 117 (2).
  • A.C. Snider, A Short Guide to Competitive Debate Formats (2011b).
  • M. De Conti, Dibattito regolamentato. Manuale per docenti e studenti, principianti e oratori, 2015, Napoli, Guida Editori.
  • M. De Conti, Dibattere a scuola: scegliere il proprio percorso educativo. Studi sulla formazione, 2013 (XVI).
  • M. De Conti - M. Giangrande, Debate. Pratica, teoria e pedagogia, 2017, Miano, Pearson.
  • Avanguardie Educative (n.d.). Schede Idea.
  • Debate Italia (2018).
  • WeDebate (2018).
  • World Schools Debate Championship (2018). WSDC by Year.
  • World Universities Debating Championship (2018) Results.

 

Manuele De Conti è dottore di Ricerca in Scienze Pedagogiche, dell’Educazione e della Formazione. Guida un gruppo di ricerca internazionale sul tema “La ricerca qualitativa in educazione”, all’interno del Laboratorio di Epistemologia della Formazione EURESIS dell’Università di Ferrara.

Matteo Giangrande è docente di storia e filosofia nei licei, formatore di ricerca documentale e di pensiero critico, coach e giudice di Debate. È stato coordinatore della piattaforma online di dibattito pubblico ProVersi.