Sistemi di dominio. Una lettura del mondo contemporaneo

GEOGRAFIA, AMBIENTE, GLOBALIZZAZIONE

L’autore offre una chiave di lettura originale, che mette in discussione vecchi paradigmi, per comprendere le vicende geopolitiche della contemporaneità, a partire dal complesso rapporto tra gli Stati Uniti e la potenza cinese.

Carlo Griguolo

Ogni civiltà si trova sempre ad affrontare una forza incosciente suscettibile di annullare, deviare o contrastare quasi tutte le intenzioni coscienti della collettività.
Frank Herbert, Messia di Dune

Xi a Davos

Nel suo discorso del 25 gennaio 2021, in occasione del forum mondiale di Davos1, il presidente cinese Xi Jinping ha citato per tre volte la Guerra fredda:

«Costruire gruppi ristretti (build small circles), o iniziare una nuova Guerra fredda (Cold war), respingere, minacciare (threaten) o intimidire gli altri, imporre con la forza la delocalizzazione, l’interruzione di forniture o le sanzioni (sanctions); isolare o estraniare, tutto questo spingerà il mondo alla divisione o perfino al confronto (confrontation) […].»

«La storia e la realtà hanno chiarito in diverse occasioni che una malintesa propensione all’antagonismo e al confronto, sia esso nella forma della Guerra fredda o calda, della guerra commerciale o tecnologica, finirebbe per danneggiare gli interessi di tutti i paesi. […]»

«Dobbiamo rifiutare la vecchia Guerra fredda, la mentalità del gioco a somma zero (zero sum game mentality), accogliere il rispetto reciproco e il compromesso, e rafforzare la fiducia politica per mezzo di comunicazioni strategiche.» [I grassetti sono di chi scrive]

Nelle prime due frasi la «Guerra fredda» spicca in evidenza all’inizio di un elenco che include «minacce, intimidazioni», «guerra calda, guerra commerciale»; nella terza citazione è associata a una «mentalità del gioco a somma zero2».

Queste parole hanno un significato letterale e un significato secondo. Il significato letterale emerge dalle parole stesse e dall’ordine in cui sono collocate. Esprimono l’invito a costruire un mondo pacifico e collaborativo, che miri a superare la competizione fra gli Stati, a evitare ogni forma di guerra e a cercare soluzioni diplomatiche ed economiche vantaggiose per tutti.

Il significato secondo del discorso emerge invece dal contesto in cui è stato pronunciato, il forum di Davos, da chi lo ha pronunciato, il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, e dal momento in cui è stato pronunciato, ossia cinque giorni dopo il giuramento di Joe Biden come 46° presidente degli Stati Uniti d’America. Il significato secondo contiene: un’esortazione agli Stati Uniti ad abbandonare l’uso dei dazi commerciali come strumento di coercizione economica; un invito a ritornare ai tavoli delle grandi organizzazioni internazionali evitando di arroccarsi con i propri alleati (build small circles) e di ricorrere a minacce e sanzioni (threaten e sanctions); infine, l’affermazione implicita, rivolta ancora agli Stati Uniti, che la Cina ha previsto ed è pronta ad affrontare un “gioco a somma zero”. Proprio il riferimento ricorrente e prioritario alla Guerra fredda – in accoppiata con le sanzioni, la guerra calda, commerciale e tecnologica – indica senza possibilità di fraintendimento che l’interlocutore sono gli Stati Uniti d’America.

La “trappola di Tucidide”

La lettura seconda del discoro di Xi fa pensare al noto adagio romano secondo il quale chi vuole la pace, se è saggio, si mostra pronto alla guerra. In questo senso è stato interpretato da alcuni analisti politici e dai mass media negli Stati Uniti e in Europa. Di fatto, negli ultimi trent’anni il mondo ha assistito alla crescita sostenuta, costante e inarrestabile della potenza cinese, fino al rango di potenza globale, a metà del primo decennio del XXI secolo. Gli Stati Uniti sono il suo principale partner economico. Mentre la Cina è, per così dire, maturata al rango di grande potenza, gli Stati Unti erano già una grande potenza matura almeno dalla fine Seconda guerra mondiale; e con la fine della Guerra fredda (1990) si sono imposti come unica superpotenza globale.

Diversi osservatori prospettano per la Cina e gli Stati Uniti la cosiddetta “trappola di Tucidide”3. Lo storico greco identificava nell’ascesa di Atene a potenza “imperiale” durante il V secolo a.C. una minaccia esiziale per gli interessi di Sparta e dunque la vera causa della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) – il primo conflitto eurocentrico per il dominio del mondo conosciuto. Secondo Tucidide lo scontro fra una potenza matura (Sparta) e una potenza in ascesa (Atene) è storicamente inevitabile: una trappola per le organizzazioni umane simile a un pozzo gravitazionale dal quale non si esce, oppure, per l’appunto, un gioco a somma zero.

Potenze in ascesa/potenze mature: un paradigma da rivedere

Avremo quindi uno scontro fra la Cina “in ascesa” e gli USA “maturi”? Non lo sappiamo e di certo non è auspicabile. È opinione di chi scrive che il paradigma di confronto “potenza in ascesa/potenza matura” potrebbe rivelarsi una forzatura. Nel caso in questione, identificare nella Cina una potenza in ascesa e negli Usa una potenza matura sembra un’interpretazione basata perlopiù sull’impatto psicologico generato nell’opinione pubblica mondiale dall’eccezionale crescita economica cinese. Il perché l’abbiamo già detto, fra le righe: la Cina si è affermata negli ultimi trent’anni, diventando qualcosa di totalmente diverso da ciò che era prima. Qualcosa di simile accadde, fra il 1969 e il 1989 in seguito all’eccezione ascesa economica e tecnologica del Giappone4.

Non convince nemmeno l’idea degli Usa come potenza matura e più stabile della Cina. Anche gli Stati Uniti hanno sperimentato una svolta radicale che risale ad appena trent’anni fa, proprio come la Cina. Fino al 1990 gli Usa non sono stati l’unica potenza militare egemone della Terra, ma soltanto uno di due avversari che – almeno in teoria – avrebbero potuto contendersi il ruolo di unica superpotenza mondiale per mezzo delle armi. Dal 1990, invece, con il crollo dell’Unione sovietica, gli Stati Uniti sono diventati l’unica superpotenza militare globale: un ruolo che hanno incarnato con un impegno crescente, durante gli anni Novanta (in Europa e Africa), e negli anni Duemila (prima in Afghanistan e Iraq, poi in Siria e nella rete di alleanze militari in Asia orientale), mostrando un attivismo addirittura superiore rispetto all’epoca della Guerra fredda. In Europa occidentale possiamo non averlo notato, essendo nati e cresciuti in paesi alleati degli Usa fin dall’inizio della Guerra fredda, ma il cambiamento di rango globale statunitense è stato rilevante al pari dell’eccezionale crescita economica cinese.

In conclusione, sembra di poter dire che trent’anni fa gli Usa e la Cina hanno svoltato in due sistemi diversi: nel sistema militare gli Usa, chiamati a consolidare un predominio raggiunto dopo aver vinto due guerre mondiali e dopo quattro decenni di Guerra fredda; in un nuovo sistema economico la Cina, per ritrovare una vocazione antichissima, distrutta e quasi dimenticata in seguito al colonialismo europeo iniziato nella prima metà del XIX secolo.

Come contendersi il mondo

Il punto è il seguente: la Cina e gli Stati Uniti si apprestano a contendersi un “supremo potere” sulle sorti del mondo conosciuto, come Atene e Sparta alla fine del V secolo a.C.? Oppure i due paesi basano gran parte della loro rispettiva potenza su distinti sistemi – la forza militare e la forza economica – in qualche modo conciliabili o almeno non mutualmente esclusivi? Se diamo per buona questa seconda ipotesi, il potenziale «confronto» di cui ha parlato Xi Jinping a Davos è già in atto. Non è una guerra fredda, né di altro genere. È piuttosto il reciproco studiarsi di due diversi sistemi, due diverse priorità, due idee di potenza radicate negli esseri umani. Ne fanno parte aspettative e speranze, strutture organizzative, politiche, e visioni geografiche.

Se, come crediamo, ogni Stato ha un proprio sistema di riferimento dominante dal quale dipendono la maggior parte delle strutture e degli obiettivi, la vecchia teoria dello shift of power appare oggi obsoleta. Com’è noto l’espressione shift of power (alla lettera, “passaggio di potere”5) si riferisce all’avvicendarsi di Stati-potenze in ascesa a Stati-potenze maturi e in declino. Lo shift of power – come la sua antenata “trappola” tucididea – è un paradigma tipicamente eurocentrico: applicare la logica dello shift of power all’ascesa cinese significa applicare un paradigma tipico della tradizione storica europea a un contesto umano e politico che ha preso forma, si è rafforzato e continua a insistere sulla propria assoluta differenza dagli ex colonizzatori, sulla propria peculiarità irriducibile ai paradigmi formulati in Europa fra il XVIII e il XX secolo. In altre parole la Cina è inadattabile allo shift of power perché l’idea stessa di passaggio di potere fra contendenti è un’ideologia che appartiene solo alla realtà europea.

Schemi di conquista

Proviamo dunque a delineare uno schema nel quale gli attori non siano le singole potenze (Atene e Sparta, oppure Usa e Cina), ma piuttosto il loro “fattore umano”, il loro “carattere dominante”. Finora abbiamo citato due “sistemi”: il sistema militare, fondamentale per gli Stati Uniti, e il sistema economico fondamentale per la Cina. Possiamo leggere in questi sistemi il carattere dominante che stiamo cercando, intendendoli come organizzazioni peculiari di idee, lavoro e risorse mirate a conquistare il mondo. Per definizione, quella militare è solo una delle possibili declinazioni di conquista del mondo, per come si intende l’espressione in questa sede: vale a dire far propri i soggetti generatori di idee, risorse e lavoro. Tali generatori - li elenchiamo qui brevemente - sono l’ingegno (perché genera idee), le motivazioni (che generano lavoro) e lo spazio geografico (che genera risorse) degli esseri umani.

Un sistema di dominio è al tempo stesso una strategia centrata sul cosiddetto “fattore umano”. Uno Stato che investe massicciamente nella costruzione di un esercito attua un sistema di dominio; uno Stato che investe in un programma spaziale o nella promozione di un movimento artistico6 attua un altro sistema di dominio. Ma questi investimenti hanno valore ed efficacia soltanto in quanto attività che si basano su uno schema di motivazioni umane: nel primo caso l’idea – per esempio, diffusa fra gli statunitensi e i russi durante la Guerra fredda – in base alla quale la forza militare sia indispensabile per sopravvivere; nel secondo, la convinzione che l’indagine dello spazio o la libera espressione artistica siano declinazioni essenziali dell’essere umano.

Va detto in proposito che non sono sempre e solo gli Stati a definire un sistema di conquista. Ci sono fattori umani talmente forti – pensiamo per esempio alla forza che il manga riveste nella cultura giapponese o al gioco del calcio in quella italiana – da spingere alcuni popoli (e gli Stati di conseguenza) alla ribalta mondiale: non sembra esagerato affermare che i manga giapponesi si siano rivelati un efficace sistema di dominio culturale. Va aggiunto che alcuni gruppi umani attuano contemporaneamente diversi sistemi di dominio: militare e culturale (Stati Uniti); commerciale e tecnologico (Cina); culturale e finanziario (Europa e Giappone).
Un sistema di conquista è dunque un’idea radicata in un gruppo umano che si afferma spontaneamente oppure viene propagata dagli Stati. Questa idea può corrispondere alla maggioranza degli abitanti oppure appartenere a una minoranza dotata di mezzi per sostenerla e diffonderla.

In conclusione, le vicende geopolitiche del mondo contemporaneo andrebbero lette in termini di caratteri dominanti delle potenze anziché in termini di ascesa, maturità e declino degli Stati. Questo approccio avrebbe diversi vantaggi: in primo luogo quello di non considerare gli Stati e i loro obiettivi politici come l’unico movente della storia – una visione che risulta almeno in parte obsoleta; ma non ultimo anche il fatto di rimettere in gioco, per una virtuale “conquista del mondo”, popoli e paesi che hanno deciso di non investire nel potere militare o nella schiacciante superiorità economica bensì in altri e più imprevedibili fattori umani.

 

NOTE
1 Il Forum Economico Mondiale (World Economic Forum) di Davos, in Svizzera, è un incontro fra i leader politici di spicco, i rappresentanti di centinaia di aziende multinazionali, i principali economisti e gli organi di stampa di tutto il mondo. L’appuntamento riveste grande prestigio perché riunisce le classi dirigenti più ricche e potenti, la cosiddetta élite, del mondo. I temi affrontati nel corso del forum sono il futuro del pianeta Terra, la cooperazione internazionale, le sfide economiche – come la lotta alla povertà e la creazione di ricchezza – l’innovazione tecnologica e la difesa dell’ambiente.
2 L’espressione “gioco a somma zero” descrive una gara (un “gioco”) in cui uno dei due giocatori vince nell’esatta misura in cui l’altro perde, cioè una situazione altamente competitiva. In un gioco a somma zero fra due giocatori, quando uno realizza un punteggio di +10, l’altro si trova a -10: la somma dei due punteggi fa zero.
3 Se lo chiede Graham Ellison in Destinati alla guerra, possono l’America e la Cina sfuggire alla trappola di Tucidide?, trad. it. a cura di Michele Zurlo, Fazi, 2018.
4 Ma il Giappone, si dirà, oltre a essere già un fedele alleato degli Usa è anche molto meno popoloso e geograficamente esteso della Cina...
5 Vediamo alcuni esempi di shift of power, dal Medioevo in poi: alla potenza navale bizantina subentrano le potenze veneziana e genovese, a queste la potenza portoghese e quella spagnola, a quella spagnola subentra la potenza olandese e ad essa la potenza navale inglese, alla potenza inglese la potenza navale statunitense. Seguirà lo strapotere cinese?
6 Negli anni cinquanta del XX secolo la CIA finanziò l’espressionismo astratto americano (le opere oggi costosissime di Jackson Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Robert Motherwell), all’insaputa degli stessi artisti, per favorire l’affermazione degli Stati Uniti in un ambito tradizionalmente dominato dall’Europa occidentale e, fin dagli anni trenta, dall’astro nascente del realismo socialista.

Referenze iconografiche: budastock/123rf.com

Bibliografia essenziale

Benedict Anderson, Comunità immaginate, Laterza 2018
Anna Caffarena, La trappola di Tucidide e altre immagini, il Mulino 2018
Jared Diamond, Il mondo fino a ieri, Einaudi 2014
Graham Ellison, Destinati alla guerra, Fazi Editore 2018
Jack Goody, Rinascimenti (uno o molti?), Donzelli 2010
Manlio Graziano, Geopolitica, il Mulino 2019
Hans Rosling, Factfullness, Rizzoli 2018

Riviste

“Internazionale”, settimanale d’informazione
“Limes”, rivista di geopolitica
“The Passenger”, raccolta di inchieste, Iperborea

 

Carlo Griguolo Dopo la laurea in Lettere classiche, ha lavorato per alcuni anni in una casa editrice. Come freelance ha svolto attività di raccolta dati e informazioni e di profilazione dei paesi per diverse società di consulenza. Si è inoltre occupato di sistemi di qualità e formazione. Dal 2003 svolge attività editoriale come autore di manuali scolastici di storia e geografia. Per Pearson-Paravia, è autore del nuovo corso di Geografia per la Scuola secondaria di primo grado Occhi sul mondo (2021).

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