Profughi nel Mediterraneo. Da dove vengono, dove vanno
GEOGRAFIA, AMBIENTE, GLOBALIZZAZIONE
Non si tratta di un diritto di ospitalità, cui lo straniero può fare appello, ma di un diritto di visita spettante a tutti gli uomini, quello cioè di offrirsi alla socievolezza in virtù del diritto al possesso comune della superficie della terra, sulla quale, essendo sferica, gli uomini non possono disperdersi all’infinito, ma devono da ultimo tollerarsi nel vicinato, nessuno avendo in origine maggior diritto di un altro a una porzione determinata della terra. Immanuel Kant, 1795
Marco Fossati
«La perfida barbarie... anela d’ogni intorno alle nostre frontiere»
Nell’estate del 1993 un articolo pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” iniziava con queste parole di un anonimo cronista del IV secolo: «Innanzi tutto bisogna sapere che l’Impero romano trattiene dappertutto la rabbia delle nazioni che urlano intorno ad esso e che la perfida barbarie... anela d’ogni intorno alle nostre frontiere.» Giorgio Ruffolo, l’autore dell’articolo, notava che per molti suoi contemporanei la condizione dell’Occidente, alla vigilia del XXI secolo, non era molto diversa. E aggiungeva: «L’analogia è quanto mai grossolana. I popoli che “premono” ai nostri confini sono, sì, incomparabilmente più numerosi, ma non possono certo essere considerati “barbari”, e non hanno di fronte un impero estenuato, ma un blocco di nazioni tecnologicamente, economicamente, militarmente potenti. Tuttavia, il baratro c’è, tra un miliardo di uomini che producono e consumano l’80% del prodotto mondiale e quattro miliardi (tra quarant’anni otto) che se ne dividono il 20%» (Giorgio Ruffolo, L’ultima maratona, la Repubblica, 20 agosto 1993).
Lo scenario così abbozzato all’inizio degli anni novanta è ancora attuale: analogo il divario che separa il mondo ricco dalla massa dei paesi poveri, analoga l’ansia che gli effetti di questo divario generano nei paesi ricchi. Ma la pressione osservata vent’anni fa ha, nel frattempo, rotto gli argini in più punti; sempre più spesso ci troviamo di fronte a persone in fuga che cercano rifugio sulla sponda settentrionale del Mediterraneo.
Emigranti, profughi, rifugiati
In linea di massima, ciascuno preferirebbe restare a casa propria. Chi decide di spostarsi, nella maggior parte dei casi, lo fa per necessità. La prima necessità è economica, come sanno anche molti giovani italiani che in questi anni incominciano (ma, in realtà, ricominciano) a cercare all’estero possibilità di lavoro. Quando, però, la motivazione economica assume la forma della morte per fame e, in generale, quando rimanere a casa mette a rischio la vita, allora la necessità di spostarsi diventa costrizione. Coloro che sono costretti a partire non sono più emigranti, ma profughi. Il diritto internazionale li definisce “richiedenti asilo” (asylum seeker); poi, una volta che la loro richiesta è accolta, rifugiati.
Il diritto al rifugio
La condizione dei rifugiati è tutelata dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ratificata dall’Italia tre anni dopo, con la Legge n. 722 del 24 luglio 1954.
Nel corso degli anni sono cambiate le condizioni che definiscono chi può rientrare nella categoria di rifugiato. Il profilo del rifugiato che sessant’anni fa si modellava principalmente sulla situazione creata dalla guerra mondiale appena terminata, oggi è infatti più articolato e comprende necessariamente le nuove ragioni che possono costringere una persona a fuggire dalla propria terra. Non è cambiato però il diritto di questa persona a trovare accoglienza nei paesi in cui cerca rifugio e l’obbligo di questi ultimi a fornirgliela. Le norme che tutelano la sua condizione sono infatti fra quelle che il diritto internazionale considera ius cogens, ovvero norme a cui non si può in nessun modo derogare.
L’Alto Commissariato per i Rifugiati
La principale agenzia internazionale che si occupa dei rifugiati è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees, UNHCR), fondato nel 1950 con l’ottimistica prospettiva di sciogliersi tre anni dopo. Oggi l’UNHCR si occupa di circa 36 milioni di persone in tutto il mondo. Bisogna però considerare che questa cifra si riferisce soltanto a quanti sono regolarmente censiti e non tiene conto dei moltissimi che, per varie ragioni, devono lasciare la propria casa, ma non vengono raggiunti dall’agenzia. L’UNHRC, nel suo ultimo rapporto (http://unhcr.org/globaltrendsjune2013/), calcola fossero complessivamente 45,2 milioni alla fine del 2012.