Le ragioni di una proposta
Abbiamo attraversato, o stiamo ancora attraversando, un periodo capace di mettere a dura prova anche gli insegnanti più preparati e innovativi. L’emergenza sanitaria ha costretto tutti i docenti a un ripensamento profondo delle modalità di insegnamento, e non soltanto per il passaggio a una modalità a distanza, remota, più o meno online, a seconda dell’efficienza delle connessioni.
Il fulcro del cambiamento consiste nella necessità di comprendere, una volta per tutte, che setting e tempi di apprendimento sono molto più fluidi di quanto ci aspettiamo e che all’interno di una rivoluzione negli strumenti, certo imposta, occorre essere creativi per volgere al positivo ogni criticità.
Le peggiori crisi, come affermava in contesti senz’altro differenti Winston Churchill, sono quelle che si sprecano. Sulla base di questa semplice constatazione, sarebbe utile trovare un punto di incontro, o di partenza, per capire cosa salvare dopo un anno di didattica a distanza o integrata. Non tanto per prepararsi a nuove ondate e a ulteriori non auspicabili chiusure, ma proprio per capire se alcune modalità possono essere affiancate a quelle tradizionali, o meglio ancora, a quelle attive, ovvero quelle attività che mettono, cioè, gli alunni al centro di un processo educativo capace di fare emergere competenze utili e spendibili in differenti contesti.
L’evoluzione degli strumenti didattici
Che la didattica sia, da sempre, integrata è un’osservazione banale: ci si è avvalsi di strumenti per agevolare l’apprendimento in ogni situazione. Sono stati impiegati strumenti per integrare i contenuti come la tavoletta cerata, il mappamondo, la lavagna d’ardesia, che a loro volta hanno saputo adeguarsi a mutamenti tecnologici, pratici ed economici.
Quello che stupisce è che hanno tutti una loro coevoluzione: mutando, ridefiniscono il setting e a volte le strategie didattiche. A nessuno sfugge l’evidenza di quanto il passaggio dal calamo alla penna a sfera nelle nostre aule abbia trasformato banchi, aule, modalità di scrittura. Senza dubbio ciò accadrà, con tempi ancora solo da ipotizzare, anche con gli strumenti digitali, a patto che i docenti sappiano collocarli in un corretto quadro di riferimento, mettendo la tecnologia a servizio della pedagogia.
Il più noto approccio, abbreviato con l’acronimo TPACK (Technological Pedagogical Content Knowledge; cfr. Herring M.C., Koehler M.J. e Mishra P., Handbook of Technological Pedagogical Content Knowledge for Educators, 2016) invita a utilizzare la tecnologia in modo funzionale agli obiettivi, agli alunni e alle metodologie didattiche.
Indubbio che ciò valga anche per quanto riguarda la didattica digitale, a distanza, integrata.
Lavorando in questo modo il docente può dimostrarsi estremamente creativo, adattando stimoli diversi all’interno di uno schema funzionale alla trasmissione o alla costruzione di contenuti. La creatività consente di muoversi a fondo lungo due direttrici:
- nel tempo, grazie a esplorazioni continue;
- nello spazio, trasversalmente, mettendo cioè in contatto spunti e idee solo apparentemente lontane.
Il senso di questa rubrica sta proprio in questo: capire quanto strumenti digitali semplici, al servizio di attività basate sul raggiungimento di risultati di apprendimento ben definiti, possano esprimere il massimo del potenziale didattico.
Un’attività di accoglienza: costruire un origami
Un esempio concreto è rappresentato dall’attività di accoglienza che ho svolto in una classe di prima media, all’inizio di quest’anno scolastico, servendomi del laboratorio di informatica e della lavagna multimediale. Si tratta di un’attività di manipolazione che mira a insegnare agli alunni come realizzare un origami, nello specifico una gru (in giapponese detta orizuru): questo processo di costruzione, fatto di vari passi e difficoltà, è anche occasione per riflettere sull’impegno da dedicare per il raggiungimento dei risultati scolastici.
1. La leggenda dell’orizuru
Questo particolare origami è ricco di significati simbolici ed è legato a una leggenda emblematica. Si dice che la gru sia simbolo di lunga vita e che realizzarne mille permetta di esprimere un desiderio. Così è stato per Sadako Sasaki, una bambina ammalatasi di leucemia dopo l’esposizione e le radiazioni di Hiroshima. Suo fratello le parlò dell’antica leggenda dei mille orizuru e, dopo che realizzò per lei la prima gru, Sadako continuò a crearne, sperando di poter guarire, ma anche credendo che così avrebbe posto fine a tutte le guerre e avrebbe assicurato la pace nel mondo. Questo sogno di Sadako si è trasformato in una vera e propria tradizione. Ancora oggi la città giapponese commemora, infatti, la tragedia dell’atomica con migliaia di gru.
Oltre a far conoscere questa storia, attraverso la lettura e la comprensione di un testo che ne parli, insegnare a costruire un origami permette di iniziare a riflettere anche sulle modalità del proprio apprendimento:
- Come posso imparare una cosa nuova?
- Quali meccanismi e strategie devo utilizzare per capire come piegare la carta?
- Come verifico il mio apprendimento?
- Quanto tempo e impegno occorrono per imparare una cosa nuova?
2. Realizzazione dell’origami, scrittura e validazione digitale
Il digitale permette facilmente di risolvere problemi di natura procedurale. Il mio ruolo è stato quindi unicamente quello di facilitare gli alunni nella ricerca autonoma di videotutorial (il web è in questo ridondante) per poter imparare a piegare in modo corretto la carta distribuita (dal foglio rettangolare A4, al foglio quadrato necessario). Questo è stato infatti il primo problema da affrontare ma poi, in perfetta autonomia o collaborando tra di loro, gli alunni hanno dovuto trovare la soluzione per passare da un formato all’altro.
Mentre sorvegliavo il lavoro della classe ho cercato di stimolare gli alunni, individualmente o in gruppo, sulla necessità di curare particolarmente ordine e precisione. Il risultato finale sarebbe stato direttamente proporzionale allo scrupolo impiegato.
Gli alunni conoscevano la tradizione delle gru giapponesi, e quindi durante la realizzazione ho chiesto di scrivere, senza comunicarlo, il loro più grande desiderio, soffermandosi però sul contesto scolastico.
L’attività è stata accolta con particolare entusiasmo e le gru sono state validate anche grazie al programma digitale gratuito Origami Simulator, che permette di esplorare virtualmente le piegature della carta.
3. Metacognizione finale e creazione del QRcode
L’intervento di valutazione finale (debriefing) in classe ha permesso di evidenziare la connessione tra “apprendere come costruire un origami” e l’opportunità di avere un metodo di studio e di abituarsi alla fatica per il raggiungimento dei risultati.
Le difficoltà sono state risolte semplicemente provando e riprovando, imparando a fruire del videotutorial in modo sistematico: non solo guardando il video, ma anche tornando indietro per ripercorrere e ripetere alcuni passaggi. Questi sono elementi propedeutici a qualsiasi metodo di studio.
Alla soddisfazione di tutti per aver costruito un origami, si è aggiunta la consapevolezza di aver imparato qualcosa e, come nella leggenda, di essere riusciti a dare forma e a concretizzare i propri desideri. La gru è il simbolo di ciò che si vuole ottenere a scuola.
L’attività si è poi conclusa con la stesura di un piccolo testo digitale in cui l’alunno doveva esplicitare:
- cosa ha imparato;
- come ha lavorato.
Questa metariflessione, trasformata in codice QR, è stata stampata è incollata sull’ala delle gru, grazie al programma QR Code Monkey.
Quanto alle gru, ora attendono di essere appese in classe: non voleranno e non sono mille. Ma la classe è pronta per raggiungere obiettivi più alti e per esprimere il proprio potenziale.
Pe usare le parole di un alunno: «Se son così preciso come quando ho fatto la gru forse andavo meglio a scuola». C’è da lavorare ancora sulla consecutio…ma «Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo» (Lao Tzi).
Strumenti digitali utilizzati:
- YouTube; per la ricerca di video tutorial
- Origami Simulator; per la verifica delle piegature
- Google Classroom; per digitalizzare e condividere testi
- QR Code Monkey; per la creazione di codice QR stampabile
Metodologie didattiche:
- Problem Based Learning
- Apprendimento Collaborativo
Referenze iconografiche: Duet PandG / Shutterstock