Le emozioni vanno a scuola

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Un laboratorio di educazione socio-emotiva

IDEE PER INSEGNARE

La scuola deve insegnare agli studenti anche come riconoscere, decodificare ed esprimere le proprie emozioni. Vi proponiamo un laboratorio di educazione socio-emotiva adattabile, a livelli diversi, a tutte e tre le classi della Scuola secondaria di primo grado.

di Valeria Bruni

Nonostante l’educazione socio-emotiva non sia ancora parte integrante dei curricula, nella scuola italiana i progetti finalizzati a essa trovano largo spazio, segno che gli insegnanti ne comprendono l’importanza e ne avvertono la necessità. Comportamenti a rischio che possono sfociare nella violenza e nel bullismo sono il risultato di un’inadeguata socializzazione emotiva e lavorare su quest’aspetto non solo procura benefici ai singoli individui “a rischio”, ma serve a tutti e migliora il clima della classe e della scuola.

La consapevolezza emotiva: riconoscere e manifestare un sentimento

Gli adolescenti appaiono sempre più vulnerabili, sia dal punto di vista psicologico che sociale e nel microcosmo della scuola essi devono imparare a conoscersi, a gestire le loro relazioni interpersonali con compagni e docenti, ad affrontare i problemi e gli stress quotidiani, a confrontarsi con l’insuccesso e la frustrazione. In altre parole, devono diventare emotivamente competenti, nel tentativo di raggiungere il proprio benessere personale e sociale, indispensabile per affrontare la vita quotidiana in modo positivo.
La consapevolezza emotiva è la capacità di riconoscere ed etichettare le proprie emozioni e quelle altrui, ma anche la capacità di gestire le emozioni in modo appropriato, di prendere decisioni responsabili, di stabilire rapporti sociali corretti.
È importante, quindi, che i ragazzi sappiano riconoscere e decodificare le proprie emozioni e quelle degli altri, siano capaci di esprimere i propri vissuti emotivi, comprendano le cause che scatenano alcune emozioni e soprattutto sappiano far fronte a ciò che provano, attraverso comportamenti adeguati.

Un laboratorio di educazione socio-emotiva per lavorare sulle emozioni

Attuare un laboratorio di educazione socio-emotiva nella classe significa creare delle esperienze di apprendimento attraverso le quali ciascun alunno possa acquisire consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, favorire reazioni emotive equilibrate e adeguate alle diverse situazioni quotidiane, raggiungere il benessere personale e sociale.
Il programma del laboratorio, strutturato in unità didattiche trasversali, potrà essere integrato all’interno dell’attività didattica curriculare delle varie discipline, dando vita a un progetto sulle emozioni. È auspicabile, infatti, che il laboratorio sia condiviso e condotto da tutti i docenti del Consiglio di classe, coordinando le diverse attività. Si potrà lavorare sul riconoscimento e sulla gestione positiva delle emozioni e sullo sviluppo di alcune life skills.

Come strutturare il laboratorio di didattica delle emozioni

Ciascun Consiglio di classe deciderà gli argomenti delle unità sulla base delle problematiche della classe, tuttavia si consiglia di dedicare la prima unità, a carattere introduttivo, al riconoscimento delle emozioni.
Le successive unità potranno riguardare gli altri temi:

• la gestione delle emozioni negative;
• la gestione dell’ansia;
• il potenziamento dell’autostima;
• il superamento della timidezza;
• la gestione della frustrazione;
• la capacità di saper prendere decisioni autonome;
• la capacità di resistere alle influenze del gruppo;
• la gestione positiva delle relazioni con i coetanei (e quindi anche il bullismo) e con gli adulti;
• la capacità di risolvere un conflitto;
• l’abuso di sostanze come alcol e droghe (per la classe terza).

L’ultima unità, invece, sarà dedicata a una valutazione collettiva del lavoro svolto.

Il laboratorio dovrà avere carattere esperienziale, una metodologia attiva e coinvolgente, un approccio il più possibile informale.
Le ore previste per questo progetto di didattica delle emozioni vanno da un minimo di 20 a un massimo di 26. Generalmente, sono previste 10 lezioni della durata di 2 ore ciascuna, tuttavia per alcuni argomenti “caldi” possono essere necessarie 3 ore o due incontri consecutivi.

Come iniziare il laboratorio socio-emotivo

Presentiamo, a scopo esemplificativo, alcune attività con i relativi obiettivi per il primo incontro introduttivo sulle emozioni. Possono essere realizzate, a livelli diversi, in tutte e tre le classi della Scuola secondaria di primo grado.

1. Le emozioni nell’arte

Obiettivo: Riconoscere le emozioni

Mostriamo ai ragazzi sulla Lim una serie di dipinti/sculture che ritraggono persone che mostrano emozioni diverse e chiediamo loro di riconoscerle e nominarle.

Ecco alcuni suggerimenti di emozioni nell’arte:
• Le maschere del teatro greco.
• Giotto – Il compianto sul Cristo morto nella Cappella degli Scrovegni.
• Leonardo da Vinci – La Gioconda.
• Antonello da Messina – Ecce Homo.
• Michelangelo – Il Giudizio Universale.
• Caravaggio – Giuditta e Oloferne.
• Gian Lorenzo Bernini – David.
• Franz Xaver Messerschmidt – Trentasei espressioni del viso.
• Adolf Wildt – Maschera della tristezza.

Successivamente, possiamo mostrare fotografie moderne e contemporanee di personaggi conosciuti per comprendere le numerose possibilità espressive del volto umano.
Incentiviamo la discussione, per esempio sul sorriso distaccato e severo della Gioconda o sulla disperazione degli angeli di Giotto e, infine, assegniamo ai ragazzi un compito a casa: mettersi davanti allo specchio per esercitarsi sulle espressioni, lavorando su occhi, bocca e sopracciglia. Trovata l’espressione, ciascuno di loro si scatterà un selfie da portare a scuola. Potremo stamparli, incollarli su cartoncini colorati e appenderli in classe, oppure organizzarli in una presentazione digitale.

2. Come esprimere le emozioni

Obiettivo: Saper esprimere le proprie emozioni e comprendere quelle degli altri

Invitiamo i ragazzi a riflettere sui canali (visivo, uditivo, comportamentale) che abbiamo a disposizione per esprimere le nostre emozioni e di conseguenza comprendere quelle altrui.
Nell’attività precedente, i ragazzi hanno già potuto sperimentare come piccole variazioni degli occhi, della bocca e delle sopracciglia possano esprimere emozioni diverse e lontane tra loro. Anche il tono della voce e il ritmo con cui pronunciamo una qualsiasi frase possono esprimere i nostri stati d’animo. Scegliamo delle frasi quotidiane e, a turno, chiediamo ai ragazzi di pronunciarle con toni e intensità diversi appropriati all’emozione da esprimere.
Ripetiamo l’esercizio di esprimere un’emozione, questa volta non attraverso il volto o la voce ma attraverso il corpo. Invitiamo ciascun ragazzo, a turno, a scegliere un’emozione e a rappresentarla attraverso il modo di camminare, di gesticolare, di stare seduto ecc. Gli altri ragazzi dovranno indovinare di che emozione si tratta.

3. Che emozione provi quando...?

Obiettivi:
1. comprendere l’origine e le caratteristiche delle emozioni;
2. comprendere che una stessa emozione può suscitare reazioni differenti.

Dividiamo i ragazzi in gruppi di cinque/sei persone e forniamo loro una lista di situazioni, chiedendo di segnare accanto a ciascuna il sentimento che essi proverebbero se si trovassero in quella condizione e perché. Il sentimento deve essere deciso insieme dal gruppo.
Al termine del lavoro, ciascun gruppo leggerà quello che ha scritto e se per una stessa situazione risultano sentimenti differenti, ciascun gruppo fornirà le motivazioni della propria scelta.
Attraverso una discussione, invitiamo i ragazzi a riflettere sul fatto che, di fronte alla stessa situazione, persone diverse possono provare sentimenti differenti e quindi avere reazioni dissimili.

Ecco alcuni esempi di situazioni:

• i tuoi genitori ti hanno concesso di partecipare a una festa o un’uscita a cui tenevi tanto;
• hai litigato con il tuo migliore amico e gli hai detto cose cattive che in realtà non pensavi;
• hai preso un brutto voto nella verifica;
• tua sorella ha raccontato ai tuoi genitori un segreto che le avevi confidato;
• il tuo allenatore di basket ti ha fatto i complimenti per l’impegno con cui ti alleni;
• il tuo allenatore di calcio ha deciso di non convocarti per la prossima partita;
• entrando in classe, scivoli, cadi e tutti ridono;
• la ragazza che ti piace ti invita a una festa;
• sei stato promosso a pieni voti;
• la ragazza che ti piace ti chiede il numero di cellulare di un tuo amico per invitarlo a una festa;
• devi recuperare un brutto voto e chiedi a un compagno di studiare insieme, ma lui ti risponde che non ha tempo;
• l’insegnante ti ha dato una nota per il tuo comportamento.

Naturalmente, il docente potrà modificare questa lista a seconda delle esigenze “emotive” dei suoi studenti, includendo nell’elenco altre situazioni più rispondenti al clima socio-affettivo della classe.

4. La mappa delle emozioni

Obiettivo: saper gestire in modo positivo un’emozione

Le emozioni che proviamo scatenano sempre delle reazioni fisiche nel nostro corpo, perché mente e corpo sono intimamente connessi. Conoscere le nostre reazioni di fronte ad alcune emozioni ci aiuta a gestirle in modo positivo.

a) Fase di indagine
Prepariamo un cartellone dal titolo “La mappa delle emozioni”; dividiamolo in sei colonne e due spazi orizzontali:

• le sei colonne devono riportare sei stati d’animo molto frequenti: rabbia, paura, tristezza, ansia, vergogna, felicità;
• i due spazi orizzontali sono dedicati rispettivamente alle reazioni fisiche e alle modalità di gestione dell’emozione a livello comportamentale.

Invitiamo i ragazzi a fare la stessa cosa su un foglio formato A3 e chiediamo loro di descrivere per ciascuna emozione le loro reazioni fisiche e il loro comportamento.
Per esempio, la rabbia provoca delle reazioni fisiche come: calore improvviso, tensione muscolare, accelerazione del battito cardiaco, irregolarità della respirazione, aumento della sudorazione, specie delle mani; i comportamenti che ne conseguono possono essere diversi: alcuni si lasciano prendere dalla rabbia a tal punto da perdere il controllo e aggredire violentemente chi hanno di fronte; altri si sfogano verbalmente, urlando parole cattive e taglienti; altri invece reprimono la rabbia, isolandosi.

b) Fase di confronto e discussione
Al termine della fase di indagine, confrontiamo i lavori dei ragazzi e riportiamo sul cartellone le reazioni fisiche e i comportamenti più condivisi. Invitiamoli a riflettere sul perché proviamo determinate emozioni, quali possono essere le cause scatenanti e poi discutiamo sui diversi comportamenti che queste emozioni possono generare.
Questa attività ha l’obiettivo di far riflettere i ragazzi sulle loro reazioni e su quelle altrui, dimostrando che spesso le reazioni fisiche possono essere le stesse, ma sono diverse le modalità con cui vengono gestite da ciascuno.

5. Riconoscere le emozioni: si è felici quando… si è tristi quando…

Obiettivo: Comprendere il rapporto tra situazione ed emozione

Dividiamo i ragazzi in gruppi e affidiamo a ciascun gruppo un’emozione diversa. Il gruppo dovrà individuare delle situazioni (quindi delle azioni) in cui secondo loro, l’emozione si potrebbe manifestare.
Per esempio, il sentimento della gioia si potrebbe manifestare nelle seguenti situazioni: due persone che ballano, due persone che si abbracciano, dei ragazzi che ridono insieme, una persona che apre un regalo ecc.
Una volta individuate le situazioni chiediamo ai ragazzi di cercare su riviste immagini di queste circostanze o di scattare delle foto ai loro compagni mentre compiono queste azioni.

6. Mi ricordo quella volta che non mostrai le mie emozioni…

Obiettivo: saper contenere e gestire le emozioni

Invitiamo i ragazzi a riflettere sul contenimento delle emozioni e del modo di comunicarle. A volte, scegliamo di non mostrare le nostre emozioni e le motivazioni possono essere molteplici: la vergogna, per esempio, la paura di essere presi in giro dagli altri, il pensiero di come si potrebbe sentire la persona che abbiamo vicino.
Chiediamo ai ragazzi di raccontare per iscritto e in forma anonima un episodio di vita quotidiana in cui hanno scelto di non mostrare le loro emozioni e perché. Diamo un tempo di 30 minuti e al termine leggiamo ad alta voce i componimenti anonimi e discutiamone insieme.

L’unità finale del laboratorio

L’ultimo incontro, come già detto, dovrà essere dedicato a una valutazione collettiva del lavoro svolto. L’insegnante dovrà focalizzare l’attenzione del gruppo prima sulle cose che sono andate bene e poi sulle cose che potevano essere migliorate. Potrà chiedere ai ragazzi dei feed-back, utilizzando delle domande aperte, se necessario anche in forma scritta e anonima, altrimenti in una discussione.
Si dovrà analizzare cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato, soffermandosi soprattutto sulle cause; successivamente si procederà con il riassumere gli apprendimenti, specificando le abilità messe in pratica e valutando la loro efficacia e dando agli studenti degli spunti per riflettere su come potranno utilizzare quanto appreso nella loro vita quotidiana.

 

Valeria Bruni è insegnante di Lettere nella Scuola secondaria di primo grado. È autrice di testi scolastici e conduce laboratori creativi nelle scuole.

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