La formulazione dell’ipotesi di ricerca nel Debate

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Un’abilità fondamentale per la selezione delle informazioni

IL DEBATE COME METODO DIDATTICO

Pubblichiamo il secondo articolo dedicato alla metodologia del Debate: nel primo abbiamo introdotto l’argomento soffermandoci sulla storia del Debate. Questo secondo contributo ci aiuta a vedere come questa metodologia possa contribuire in modo significativo a sviluppare un’abilità trasversale, quella della formulazione dell’ipotesi di ricerca, fondamentale per svolgere una corretta ricerca e selezione delle informazioni.

di Manuele De Conti e Matteo Giangrande

Praticare il dibattito come gioco educativo impegna gli studenti non solo ad approfondire il tema da discutere, ma soprattutto a ricercare informazioni e documenti a supporto dei diversi argomenti. L’elemento didatticamente interessante consiste nel fatto che lo studente è spinto, dalla natura dialettica del gioco, a condurre l’attività di ricerca seguendo criteri rigorosi e sistematici per definire l’argomento di ricerca, la formulazione dell’ipotesi di ricerca e la procedura di selezione, analisi, rielaborazione e restituzione delle informazioni trovate.

Come attuare la selezione delle informazioni?

Una discussione stimolante è solitamente correlata a una quantità sterminata di saggi e articoli sul tema, immediatamente disponibile nelle banche dati e nelle fonti online. Un dibattente inesperto potrebbe sentirsi spaesato nel doversi orientare in un tale ginepraio di testi, sconfinato e labirintico. L’obiettivo di un coach di dibattito è quello di agevolare lo sviluppo, nello studente, della padronanza di metodi di ricerca che contrasti la tentazione di abbandonare la ricerca, e il desiderio di conoscenza che custodisce. Quello che segue è un modello schematico e organizzato per fasi di una possibile strategia d’approccio alla ricerca documentale per il dibattito volta a giungere alla formulazione dell’ipotesi di ricerca.

Mozione e problem-solving

Una delle caratteristiche fondamentali della mozione (l’affermazione a favore o contro la quale bisogna prendere posizione) nel dibattito è quella di focalizzarsi su questioni: la mozione formula una risoluzione possibile, ma controversa, di un problema complesso che può essere risolto in modi diversi e opposti. Affrontare una mozione significa solleticare il proprio ingegno creativo nel problem-solving. L’ipotesi che sorregge la nostra proposta è di vedere un nesso tra i giochi d’ingegno e il Debate. In particolare, una mozione può essere vista come un indovinello di pensiero laterale: un rompicapo che nasconde una soluzione fuori dagli schemi.
È impossibile scindere nella prassi di preparazione di un dibattito la fase dell’analisi della mozione e della costruzione dell’argomentazione da quella della ricerca di documenti a supporto, perché la formulazione dell’ipotesi di ricerca avviene mediante l’analisi della mozione e la costruzione dell’argomentazione. Tuttavia, nella teoria del dibattito è opportuno distinguere concettualmente i diversi momenti, pur mostrandone la loro congiunzione.
Ciò che qui si propone è uno schema di risoluzione sistematica della “mozione” articolato in step al fine di individuare un’ipotesi di ricerca. Tale obiettivo è cruciale perché soltanto in seguito al suo conseguimento sarà possibile per lo studente impostare una rigorosa procedura di raccolta, organizzazione, analisi e valutazione delle informazioni desunte dai documenti selezionati.

1. Acclimatarsi al tema

Il primo passo del metodo proposto consiste per lo studente nell’acclimatarsi al tema e nell’esplorare la questione del dibattito mediante l’individuazione e la lettura attenta di alcuni documenti di sintesi pertinenti.
Il debater deve individuare:

  1. il tema della mozione le proposizioni fondamentali da provare o confutare;
  2. le “questioni” sottese;
  3. i campi scientifici coinvolti.

Dopodiché può isolare alcuni testi-bussola che presentano una sintesi autorevole del tema, solitamente mai esplorato da lui in precedenza, e che offrono una panoramica della complessità della questione, di come essa si sia storicamente sviluppata e di quali siano le posizioni contrapposte.
Documenti di sintesi sono lemmi di dizionari e di enciclopedie specialistiche, ma anche brevi monografie generaliste, solitamente corredate da un corposo apparato bibliografico.
Per esempio, data la mozione “Ogni Stato deve avere il diritto di possedere armi nucleari”, possiamo considerare come testi di riferimento alcuni lemmi della Enciclopedia Treccani (“armi nucleari”, “disarmo”, “armi chimiche e batteriologiche” ecc.) oppure estratti da manualistica specifica (es. le occorrenze del termine “nucleare” all’interno di un manuale di diritto internazionale).
Un altro utile esercizio è quello di raccogliere e organizzare visivamente (mediante mappe categoriali suddivise per entità, azioni, caratteristiche, spazio, tempo) i termini chiave al fine di acquisire padronanza del lessico specifico.

2. Esplorare il problema mediante i loci argumentorum

Il secondo passo del metodo consiste nell’esplorare il problema riprendendo tecniche della tradizione retorica latina, attraverso l’analisi dei loci argumentorum, delle “circostanze”, sia oggettive sia soggettive, come elementi della struttura della mozione.

Definizione dei termini chiave
Il primo momento nell’analisi delle circostanze “oggettive” della mozione prevede un lavoro di spiegazione e di distinzione concettuale dei termini fondamentali della mozione, processo che può essere esteso ad altre nozioni non esplicitate nella lettera della mozione ma che tuttavia si ritengono rilevanti. Nell’esempio sopra citato, lo studente procederà definendo la nozione di “arma”, esplicitamente richiamata nella mozione, come, per esempio, “strumento predisposto per ferire o uccidere“, ma anche fornendo una chiarificazione dell’idea di “deterrente“, nozione che lo sviluppo della mozione implicitamente presuppone, come “ciò che, incutendo timore, dissuade”. L’obiettivo didattico di questo momento del processo non è soltanto quello di spingere lo studente a fornire un concetto universale dei termini chiave del dibattito ma anche quello di aiutarlo comprendere concretamente il concetto universale mediante l’invito a raccogliere e illustrare un elenco di casi tipici, valutandone eventualmente aspetti positivi e negativi, dando avvio all’analisi delle contraddizioni dialettiche del dibattito.

Il tempo, lo spazio, i dati
Il secondo momento dell’analisi delle circostanze “oggettive” della mozione implica lo sforzo di situare il problema nel tempo e nello spazio, e di iniziare ad accumulare dati rilevanti e in grado di misurare quantitativamente i fenomeni.
Un esercizio utile in tal senso potrebbe essere quello di elaborare una lista molto ampia di domande (anche apparentemente assurde) volte a indagare le dimensioni spaziali, temporali e quantitative connesse alla mozione; selezionare poi quelle maggiormente interessanti e procedere infine a fornire, mediante ricerche mirate, risposte concise.
Per esempio: dove sono stoccati gli arsenali delle diverse potenze nucleari? Quando alcuni paesi avrebbero potuto intraprendere una guerra nucleare? Quanto costa produrre un’arma nucleare?

Stakeholders
L’analisi delle circostanze procede poi rivolgendo il focus ai “soggetti”, sia individui sia organizzazioni, attivamente coinvolti dalla mozione (stakeholders). In questa fase dell’analisi si prende in considerazione il nesso tra l’attuazione della mozione e gli stakeholders: lo studente deve elencare sia coloro il cui interesse è influenzato, positivamente o negativamente, dall’esecuzione della mozione, sia coloro la cui azione o reazione influenza positivamente o negativamente l’implementazione della mozione. Per ogni soggetto generale individuato, inoltre, lo studente può ricavare ulteriori categorie particolari di stakeholders procedendo per distinzioni rilevanti. Per esempio, individuando come stakeholder generale lo “Stato”, è possibile distinguere categorie particolari come “Stati democratici” e “Stati dittatoriali”, oppure “Stati che operano per mantenere la pace” e “Stati che invece minacciano la pace mondiale”.

A chi giova?
L’ulteriore passo nell’analisi delle circostanze “soggettive” consiste nel prendere in considerazione le motivazioni e gli interessi che possono spingere gli stakeholders ad agire, gli impatti prodotti e le reazioni suscitate dall’attuazione della mozione, iniziando in tal modo a prevedere i possibili scontri valoriali nel dibattito. Ciò conduce il debater a iniziare ad abbozzare una prima tabella di ragioni pro-contro la mozione.
Partendo, infatti, da due criteri d’azione fondamentali, ossia le coppie utile/danno e bene/male, lo studente può, innanzitutto, formulare domande-guida relative agli “impatti”.
Per esempio, per quanto riguarda la coppia “utile/dannoso”: quali sono i vantaggi, i benefici, le opportunità per quel determinato soggetto nel caso in cui questa determinata mozione venga attuata? E gli svantaggi, i danni, o i pericoli?
Oppure, in relazione alla coppia “bene/male”: perché per quel determinato soggetto sarebbe doveroso o giusto che questa determinata mozione venga attuata? E perché sarebbe invece non doveroso o ingiusto?
Successivamente, il dibattente può porre l’attenzione sui comportamenti di risposta a una situazione, formulando domande guida del tipo: quale sarebbe la “reazione” di quel determinato soggetto se questa determinata mozione venisse implementata? Per chi e perché tale reazione è un vantaggio, un beneficio, un’opportunità? Per chi e perché invece uno svantaggio, un danno o un pericolo? Per chi e perché tale reazione sarebbe doverosa o giusta? Per chi e perché invece tale reazione sarebbe non doverosa o ingiusta? Come tale reazione impatta sulla implementazione della mozione?
Lo studente, inoltre, può servirsi, come criteri di valutazione degli impatti, di alcuni parametri fondamentali quali il numero dei soggetti coinvolti e la magnitudo, ossia la portata delle conseguenze. Può chiedersi inoltre se queste ultime sono determinate da una scelta volontaria o sono subite involontariamente o contro la propria volontà; oppure se le conseguenze negative o positive sono a breve o a lungo termine, più o meno probabili e se tali conseguenze sono irreversibili o reversibili, o moralmente giustificate.

Modalità e mezzi
L’ultimo passo da compiere relativamente all’analisi degli elementi soggettivi in gioco nella mozione è volto a tematizzare i corsi d’azione e gli strumenti “politici” che le due parti potrebbero impiegare al fine di difendere od opporsi all’attuazione della mozione.

3. Sviluppo della linea argomentativa e costruzione degli argomenti

Il terzo step della strategia proposta presuppone una concreta esplorazione del tema e prevede, mediante brainstorming e domande-guida, lo sviluppo di una linea argomentativa e la costruzione, per ogni tesi da difendere nel dibattito, di una relativa argomentazione a sostegno.

4. La formulazione dell’ipotesi di ricerca

Il quarto e conclusivo passo consiste nella formulazione dell’ipotesi di ricerca.
Immaginiamo che il primo oratore della squadra pro intenda proporre come tesi del suo primo argomento la seguente proposizione: “Il possesso di armi nucleari bilancia la capacità offensiva degli Stati”. In sede di preparazione dovrà dedicarsi alla ricerca di evidenze documentali che siano in grado di rispondere positivamente alla corrispondente domanda o “ipotesi” di ricerca: “Il possesso di armi nucleari bilancia la capacità offensiva degli Stati”?
La capacità di rispondere alla domanda di ricerca dipende dalla padronanza dello studente nel processo di raccolta, nella valutazione e selezione delle fonti documentarie, dalla sua abilità nella comprensione di diverse tipologie testuali e dalla dimestichezza nel produrre schede bibliografiche con riferimenti puntuali ed estratti rilevanti come risultato della ricerca. Tuttavia, è bene tanto per il docente quanto per lo studente acquisire la piena consapevolezza che ogni processo della ricerca documentale - non solo dunque quello orientato al dibattito - può avviarsi, e avere risultati confortanti, solo dopo l’elaborazione e la chiara formulazione dell’ipotesi di ricerca.

Conclusioni

Avere una domanda di ricerca permette di svolgere ricerche efficaci perché, avendo una chiara idea di ciò che sta cercando ed essendo consapevole del senso della ricerca, il dibattente è in grado di scartare i materiali irrilevanti e scremare solo i documenti che effettivamente rispondono al bisogno informativo risolvendo una ansiogena situazione iniziale di incertezza e di impasse.

Bibliografia

  • M. De Conti - M. Giangrande, Debate. Pratica, teoria e pedagogia, Pearson, Milano 2017.
  • P. Cavalieri - L. Ballestra, Manuale per la didattica della ricerca documentale, Editrice Bibliografica, Editrice Bibliografica, Milano 2014.
  • M. Fabio Quintiliano, La formazione dell'oratore, Rizzoli, Milano 1997.
  • M. Tullio Cicerone, De inventione, Congedo, Lecce 1998.

 

Manuele De Conti: è dottore di Ricerca in Scienze Pedagogiche, dell’Educazione e della Formazione. Guida un gruppo di ricerca internazionale sul tema “La ricerca qualitativa in educazione”, all’interno del Laboratorio di Epistemologia della Formazione EURESIS dell’Università di Ferrara.

Matteo Giangrande: è docente di storia e filosofia nei licei, formatore di ricerca documentale e di pensiero critico, coach e giudice di Debate. È stato coordinatore della piattaforma online di dibattito pubblico ProVersi.