Public Speaking

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L’importanza del linguaggio non verbale

IL DEBATE COME METODO DIDATTICO

In questo articolo ci concentriamo sugli elementi in grado di rendere un discorso efficace e persuasivo. Sebbene la validità delle tesi espresse resti l’elemento determinante, chi dibatte non può non tenere in considerazione anche i fattori non verbali che accompagnano l’esposizione.

di Manuele De Conti e Matteo Giangrande

Nell’atto della sua performance il debater mette in gioco l’espressività della propria voce e del proprio corpo, si esibisce in prima persona e deve esprimersi in pubblico in una maniera che sia massimamente appassionante, avvincente, memorabile, per comunicare efficacemente le proprie idee alla giuria.

Comunicare il messaggio

Lo scopo del debater è fare in modo che il messaggio arrivi a destinazione, che i propri argomenti risultino comprensibili e catturino l’attenzione della giuria. Buone costruzioni logiche, sebbene imprescindibili, non sono sufficienti per comunicare al meglio un messaggio. Se il debater non è in grado di far arrivare il messaggio a destinazione, le proprie idee, le proprie sofisticate ragioni, i solidi argomenti costruiti, le evidenze incontrovertibili addotte, semplicemente, non avranno una reale concretezza.
Così come ci pare errato vedere nel Debate un metodo didattico volto a intossicare le giovani generazioni con l’eristica e l’indifferenza al valore della verità, ci sembra ugualmente sbagliato vedere dietro ai programmi di formazione al Public Speaking per il Debate il tentativo di ammaestrare gli studenti a manipolare e a imbrogliare gli altri con le parole. Riteniamo opportuno esplicitare una tale precisazione perché durante le sessioni specifiche dedicate all’illustrazione delle tecniche da utilizzare per parlare in pubblico non sono rari i dubbi, le perplessità, le riserve di insegnanti sinceramente preoccupati di tutelare i propri alunni dal pericolo di essere maggiormente attenti alla forma dell’esposizione che non al contenuto. Sarebbe vano negare la realtà di tale pericolo. Tuttavia, ciò non ci pare una buona ragione per omettere di istruire gli studenti all’arte oratoria. Al contrario, proprio le occasioni di formazione al Public Speaking si configurano come i luoghi ideali per ribadire tanto l’importanza dell’arte oratoria, quanto i suoi limiti se essa viene assolutizzata e sganciata dalla passione per la verità.
Così come tutti riconoscono quanto sia importante padroneggiare lo stile della scrittura per diffondere le proprie idee, allo stesso modo tutti dovrebbero riconoscere quanto sia importante padroneggiare le tecniche dell’arte oratoria per conferire realtà alle proprie idee, ossia per dare loro la possibilità di legarsi ad altre menti, di influire e di riversarsi, vivide, nel mondo.

Lo stile è un linguaggio

È opportuno rimarcare che lo stile di un discorso nel Debate non è soltanto un modo possibile di presentare un contenuto, ma ha esso stesso un contenuto specifico, comunica di per sé un messaggio, è un linguaggio. Tuttavia, lo stile non è qualcosa di accessorio rispetto al contenuto. Lo stile ha un suo significato, che non è immediatamente verbale ma che, tuttavia, fa riferimento al linguaggio para-verbale e non verbale. I significati che lo stile dell’eloquio veicola possono agire sul contenuto stesso del discorso, rendendolo più o meno credibile in base al grado di accordo o di contrasto tra il linguaggio verbale e quello gestuale.
Inoltre, una delle abilità fondamentali del debater è quella di saper cogliere le preferenze di ascolto del pubblico e calibrare in base ad esse lo stile del discorso. Il modo in cui il messaggio deve essere comunicato dal debater dipende da come l’uditorio potrebbe recepirlo. Lo stile di ricezione dei destinatari determina l’efficacia o meno di una particolare strategia di trasmissione del messaggio. È il discorso che deve adattarsi al pubblico, e non viceversa. L’alternativa concreta, spiacevole e dannosa, è l’incomunicabilità.

Chiarezza, passione, vivacità

Il debater deve tenere sempre a mente che non ha una seconda possibilità per fare una buona, prima, impressione, per colpire positivamente il pubblico, per suscitarne l’approvazione. È di buon senso mostrarsi seri e pronti alla sfida, fiduciosi nei propri mezzi, cordiali, credibili, e comportarsi (e vestirsi) in modo adeguato al contesto. È fondamentale che il discorso risulti per il giudice chiaro e accessibile: un argomento solido dal punto di vista logico-contenutistico può perdere efficacia comunicativa se dal punto di vista dello stile risulta complicato e ostico, inafferrabile. Altrettanto importante è essere credibili, ossia mostrare competenza e affidabilità. Risulta decisivo, infine, che il discorso sia memorabile e agevole da trascrivere: laddove i giudici riescano ad appuntarsi maggiori dettagli dell’argomento esposto, la ricchezza delle note può giocare un ruolo, talvolta decisivo, nell’assegnazione dei punteggi.
Contrariamente a quanto accade rispetto a un discorso noioso, che stanca e spazientisce, siamo naturalmente inclini a prestare attenzione e a dare credito a un eloquio dinamico, che esprime le proprie idee con incisività: precisione nei contenuti, vivacità nelle immagini, e soprattutto, passione, partecipazione emotiva, entusiasmo per l’argomento difeso, che traspare nelle variazioni del tono della voce, nei movimenti del volto, nella gestualità in genere. Una glossa a margine: mostrare coinvolgimento per posizioni interiormente avversate è, anch’esso, un esercizio al pensiero critico e alla messa in discussione delle proprie convinzioni. Fingere passione per ragioni che interiormente non sentiamo nostre non è un esercizio manipolativo di autosuggestione volto a modificare le proprie convinzioni originarie; piuttosto, è un esercizio spirituale per controllare razionalmente proprio ciò in cui ci si riconosce e per sviluppare la disposizione al confronto.
Il discorso, peraltro, non potrà essere sempre e soltanto energico e appassionato. Al fine di tenere alta la concentrazione del giudice un tono di voce in genere medio-alto dovrà lasciare spazio ad un tono levigato e calmo per marcare poi meglio i punti del discorso che l’oratore vuole enfatizzare con un tono maggiormente vibrante.
La ripetitività rende il discorso monotono e la noia causa la perdita di concentrazione. Senza l’attenzione dell’ascoltatore, parlare è sprecare fiato. Bisogna, pertanto, variare, anche lievemente, gli aspetti sia vocali, di tono e di timbro, sia gestuali, come i movimenti delle mani, le espressioni del viso oppure il modo di occupare lo spazio scenico. È fondamentale che il debater dia risalto a ciò che nel suo discorso considera importante modificando l’intonazione della voce o accompagnando le parole con gesti che ne marchino l’importanza, consentendo ai giudici di riconoscere e trattenere le informazioni che si vuole comunicare.
Nell’oratoria la più grande arte è nascondere l’arte: lo stile dell’eloquio deve essere sofisticato al punto da sembrare spontaneo. Un tono di voce e un gesticolare manifestamente artefatto è controproducente in termini di credibilità perché il giudice lo interpreta come un tentativo di falsificazione.

Conformità tra il verbale e il non verbale

Il principio fondamentale per evitare di esibire discorsi contraffatti è quello secondo cui deve esserci sempre conformità tra ciò che si afferma linguisticamente e ciò che si comunica attraverso canali non linguistici.
Gli elementi principali del linguaggio non verbale caratterizzanti lo stile dell’eloquio sono, innanzitutto, la voce, ossia il tipo di suono emesso; poi l’espressione del viso e il contatto visivo; infine, i movimenti del corpo e la gestualità.
Il tipo di suono comunica ed esprime stati d’animo ed emozioni. Il debater deve essere in grado di controllare il volume e l’intonazione della propria voce - nella misura in cui un tono particolarmente alto potrebbe indicare un elevato trasporto emotivo, mentre un tono particolarmente basso il pieno controllo dell’argomento - e di gestire il ritmo evitando la monotonia. Un errore frequente relativo al ritmo: il timore di non riuscire ad esporre tutte le evidenze spinge ad accelerare la velocità dell’eloquio, rendendo il discorso impossibile da comprendere. Il consiglio è quello di far oscillare le variazioni del volume e del tono della voce e la velocità dell’eloquio all’interno di un range che consenta al debater di tenere un discorso che non sia noioso né artefatto, dando risalto a quei passi cruciali che si ritiene essere la chiave di accesso per una buona comprensione dell’argomento da parte della giuria.
Il volto è la parte del corpo umano che maggiormente esprime emozioni, stati d’animo e pensieri. L’attenzione degli ascoltatori spesso si incanala sulle espressioni facciali. Il contatto visivo è importante perché, innanzitutto, è inconsciamente associato all’onestà, alla lealtà, alla sincerità, e dunque alla credibilità; e poi, perché rende la comunicazione non formale ma personale, non distaccata ma distesa e cordiale. Il consiglio è di evitare di fissare negli occhi la giuria perché può essere interpretato come un segno di ostilità. Tuttavia, mantenere il contatto visivo è un elemento stilistico che incide nella comunicazione non verbale perché incrementa la fiducia del pubblico nell’oratore.
Anche i movimenti del corpo e la gestualità in generale giocano un ruolo nella comunicazione non linguistica. Il pubblico è maggiormente coinvolto e concentrato sui contenuti del discorso se il corpo del debater, rivolto apertamente alla platea da posizione centrale, assume posture che trasmettono sentimenti di tranquillità e controllo, e si muove a proprio agio sulla scena, marcando con i gesti delle mani i punti chiave dell’argomento, senza mai apparire sproporzionati rispetto alla situazione e ai contenuti linguistici.
Spesso alcuni movimenti del corpo indicano uno stato di nervosismo e di disagio nel parlare in pubblico. Tuttavia, compiere ossessivamente alcuni movimenti, come dondolare la gamba destra o il busto avanti e indietro, distoglie l’attenzione del pubblico dal contenuto della comunicazione e la canalizza verso quell’agire che appare bizzarro e un po’ comico. L’esito controproducente di movimenti compulsivamente ripetuti è di nascondere i contenuti linguistici del proprio discorso dietro la scena grottesca della sua esposizione.

Superare la paura di parlare in pubblico

L’idea di parlare in pubblico può essere fonte di forte preoccupazione. Alcuni sono paralizzati dall’ansia, altri depotenziati dall’insicurezza, altri ancora hanno più semplicemente paura di arrossire o di apparire inadeguati. Il debater deve essere consapevole che è assolutamente normale non sentirsi a proprio agio a parlare di fronte ad una platea, sostando cioè nella “zona del disagio”. La paura però origina soprattutto dalla mancanza di una pratica costante e assidua di esercizi mirati al Public Speaking, e di feedback su come potersi migliorare nella gestione della voce e del corpo. Quando la capacità di controllare la voce e la gestualità inizia a consolidarsi, allora parlare in pubblico non sarà più una prova ansiogena, paralizzante, né fonte di stress emotivo e di insicurezza. Sarà piacevolmente sorprendente per l’aspirante debater scoprirsi nel tempo positivamente solleticato dall’idea di parlare in pubblico.

 

Manuele De Conti: è dottore di Ricerca in Scienze Pedagogiche, dell’Educazione e della Formazione. Guida un gruppo di ricerca internazionale sul tema “La ricerca qualitativa in educazione”, all’interno del Laboratorio di Epistemologia della Formazione EURESIS dell’Università di Ferrara.

Matteo Giangrande: è docente di storia e filosofia nei licei, formatore di ricerca documentale e di pensiero critico, coach e giudice di Debate. È stato coordinatore della piattaforma online di dibattito pubblico ProVersi.