Il Sessantotto

Manifestazione '68 USA

DIDATTICA IN RETE

Una serie di percorsi tematici sugli anni della Contestazione da affrontare attraverso una selezione di risorse digitali, siti, video, testi, film: dalle lotte per i diritti civili alla cultura del pacifismo, dal protagonismo giovanile all’attivismo delle donne, dalla dimensione internazionale del movimento alle peculiarità dell’Italia.

Lino Valentini

Consigliamo, innanzitutto, per una ricostruzione introduttiva della pluralità e della complessità del movimento mondiale del Sessantotto, la visione del seguente video quale premessa per iniziare un lavoro di approfondimento, focalizzando una serie di temi fondamentali.

Obiettivo primario di questa prima fase è quello di comprendere la genesi storica e sociale dei movimenti di contestazione giovanili costruendo un lessico di base, necessario per affrontare e padroneggiare la documentazione. Si può, per esempio, iniziare a riflettere sulla parola “movimento” (the movement), termine chiave per capire quegli anni e individuare possibili tematiche collegate ad esso (movimento studentesco, femminile, pacifista...). A partire da questa analisi, il docente può guidare la classe a comprendere quel senso di appartenenza ad un gruppo che dava la partecipazione a una marcia di protesta, a un collettivo, a un sit-in, e in generale ad un’esperienza di attivismo civile.
Successivamente, si possono evidenziare almeno tre tematiche, tra loro collegate, i diritti civili, il pacifismo e le libertà sessuali. Il materiale a disposizione sul web è ricco, ma anche dispersivo e frammentario, per cui è utile vagliare rigorosamente la documentazione al fine di ricostruire il sentire e il pensare di quel preciso momento storico, orientando gli studenti a formarsi un senso critico necessario per poter filtrare e utilizzare con consapevolezza le innumerevoli e a volte contraddittorie fonti.

Si può far partire lo studio dalle grandi lotte per i diritti civili dei neri americani, introducendole col seguente breve video. La marcia su Washington per il lavoro e la libertà del 23 agosto 1963, guidata da Martin Luther King, può essere un valido spunto per una riflessione sulle tematiche della discriminazione razziale nel mondo americano e le conseguenti lotte per i diritti civili che indubbiamente furono un decisivo elemento ispiratore dei movimenti del ‘68. Parimenti, la conoscenza del caso emblematico di Rosa Parks ben raccontato sul sito di Rainews può suscitare un interesse vivo e coinvolgere l’intera classe nello studio del tema. Un altro caso interessante è quello della rivolta, nel 1965, del ghetto nero di Watts a Los Angeles, utilizzando materiali d’archivio dei quotidiani e delle riviste all’indirizzo, reperibili anche in lingua inglese. Questo tipo di vaglio e utilizzo intenzionale della variegata documentazione presente on line è, tra l’altro, un utilissimo esercizio per costruire un metodo di lavoro fondato su un uso consapevole del web, abituando gli studenti a non subire passivamente le informazioni per poi automaticamente ripeterle.

Proseguendo nel nostro percorso, al fine di comprendere le ragioni che accomunarono un’intera generazione, si può proporre di analizzare il celebre discorso del 1964 all’Università di Berkeley di Mario Savio, studente di origine italiana, leader del Free Speech Movement. L’articolo non solo permette di conoscere la figura di uno dei protagonisti di quegli anni, ma può sviluppare uno stimolante legame con il Manifesto di Port Huron, vera e propria agenda della cosiddetta baby boom generation (termine nato agli inizi degli anni cinquanta nella stampa statunitense, da conoscere e utilizzare consapevolmente), cliccando al link.

La lettura del testo può essere finalizzata a puntualizzare l’attenzione su alcuni temi che poi gli studenti, lavorando singolarmente o in gruppo, analizzeranno e discuteranno. Tra questi, per esempio, la fine del sogno americano e il rifiuto della società dei consumi, la drastica rottura con i valori tradizionali dei padri, giudicati conformisti e ipocriti, la necessità di riformare i sistemi scolastici ed educativi, l’anelito ad immaginare una società non più fondata sul profitto e le diseguaglianze, ma sulla pace e le libertà, al plurale. Al centro di questa ricerca dovrà permanere il tema del protagonismo delle nuove generazioni che rivendicarono un ruolo non più di comparse e di puri consumatori nella società di massa, ma di liberi e informati artefici del loro destino. Il lavoro dovrebbe preferibilmente sfociare in momenti di confronto, dialogo e dibattito: tutti elementi importanti per far crescere le abilità argomentative degli studenti.

La necessità di cambiare concretamente stili di vita, ricercando spazi di espressione più creativi e libertari nelle regole e nei costumi, ci conduce all’analisi del movimento degli hippie californiani, utilizzando una ricca varietà di pagine web che li raccontano, come ad esempio il sito. L’insegnante può assegnare come compito agli studenti quello di ricostruire la loro nascita, partendo dal quartiere Haight-Ashbury di San Francisco e dalla Summer of Love del 1967, al link, stimolandoli a non limitare la ricerca alla pura curiosità, a volte un po’ ingenua e pittoresca, ma di investigare la filosofia esistenziale antimaterialistica fondativa del movimento e generatrice di determinati atteggiamenti e visioni del mondo (peace and love) non solo esteriori e convenzionali. Il lavoro potrebbe concludersi con la produzione di power point come verifica del lavoro svolto. Si chiederà qui di mettere in luce l’analisi critica delle contraddizioni tipiche di questa generazione, divisa tra autoconsumo e regole del mercato, per abituare gli studenti a non limitarsi ad accumulare le informazioni in maniera cronachistica, ma a discuterle in maniera autonoma e intelligente.

Un elemento molto forte e trasversale alle tematiche citate è la musica: The time they are a-Changing’, cantava Bob Dylan già dal 1964, inno generazionale, che esprimeva la vicinanza del movimento giovanile ai diritti civili, oppure Masters of War che esprimeva la convinta e sentita scelta pacifista contro i “signori della guerra” (riferimenti alla guerra del Vietnam, ma anche alla minaccia atomica). Il docente può proporre di sviluppare meglio questi argomenti, promuovendo l’analisi dei legami tra il movimento, il folk e la contestazione di quegli anni. Il lavoro può completarsi coinvolgendo la lingua inglese e può strutturarsi in varie fasi: dall’ascolto e visione dei video delle canzoni mediante le più conosciute piattaforme web, alla loro traduzione e analisi dei testi e ai successivi commenti, motivati e dibattuti. Si potrebbe allargare il lavoro ad altri brani e autori, da Joan Baez a Janis Joplin fino ai Beatles, per citarne solo alcuni dei più celebri, e produrre così un iniziale progetto di potenziamento, della durata, per esempio, di un trimestre, magari organizzato con classi aperte. Il collegamento al sito, dedicato alle canzoni che hanno accompagnato la rivolta giovanile del 1968 può sicuramente aiutare a sviluppare la ricerca. Infine l’enorme successo che ebbe in seguito il musical Hair può diventare uno spunto di riflessione per conoscere e comprendere i valori e gli stili di vita alla base della cosiddetta “controcultura”.

Da un diverso punto di vista, si può poi affrontare il movimento del Sessantotto in una prospettiva più ampia. Esso, infatti, pur avendo specificità, motivazioni e variabili locali, fu indubbiamente un fenomeno globale che vide la baby boom generation protagonista in diversissimi e lontani luoghi dell’Occidente, del blocco comunista sovietico, dei Paesi in via di sviluppo. I nuovi media (ricordiamo la diffusione della “mondovisione” via satellite) ne favorirono la propagazione. L’insegnante può quindi proporre un “giro del mondo” che parta, per esempio, dall’analisi degli slogan del maggio francese. Su questo punto, si può proporre agli studenti, in piccoli gruppi, di analizzare, in tutte le loro sfumature lessicali e semantiche, i motti generazionali - “L’immaginazione al potere”, ”Tutto è possibile”, “Vietato vietare” e altri ancora - per coglierne lo spirito anarchico-utopistico che animò la contestazione, forza e limite, per diversi studiosi, del movimento stesso.

Dalla Francia ci spostiamo a Praga, che nel marzo del 1968 conobbe la sua “primavera”. La pagina “quel giorno a Praga” del portale storico Cronologia permette di procedere ad un confronto per mettere in luce le differenze di motivazioni politiche e sociali con le contestazioni dei giovani occidentali. Meritevole d’approfondimento è la figura di Jan Palach che il video di Raistoria racconta in maniera chiara ed essenziale.

Voliamo ora a migliaia di chilometri di distanza, a Città del Messico, teatro, nell’estate del ’68, di scontri tra studenti e polizia che culminarono nel massacro del 2 ottobre nella piazza delle Tre Culture, episodio raccontato, a caldo, da questo articolo di Oriana Fallaci. Le Olimpiadi, inaugurate pochi giorni dopo, videro la protesta, con i pugni neri alzati (simbolo del black power), di due atleti americani vincitori della gara dei 200 metri, un’immagine che catalizzò l’attenzione mondiale sul problema delle discriminazioni razziali.

Chiudiamo il breve itinerario internazionale, con un invito a ricercare informazioni riguardanti le proteste giovanili nel mondo arabo nella città del Cairo, quando gli studenti egiziani protestarono contro Nasser in seguito alla sconfitta subita l’anno prima nella Guerra dei Sei giorni (1967) e all’inasprimento degli esami d’ammissione. Insegnare agli studenti a collegare i fenomeni e i temi sopraelencati, all’apparenza, così distanti e diversi tra loro, è un obiettivo di grande valore formativo nella promozione dello spirito e del senso di cittadinanza.

E in Italia, cosa accadeva? L’analisi del movimento studentesco può essere completata utilizzando sia le pagine del sito della rivista online “Instoria”, che il video di un’intervista al professor Agostino Giovagnoli al sito Rai Storia ‘68.

È possibile integrare il materiale con altre e variegate fonti giornalistiche facilmente reperibili sul web come, per esempio, l'articolo e le riflessioni critiche di cosa è rimasto del ‘68, reperibili sul sito di Gariwo.

Un’ interessante analisi della nascita dei linguaggi giovanili può essere svolta in classe a partire dalla voce dell’Enciclopedia Treccani. Per comprendere le radici filosofiche della protesta, intrecciate di marxismo e psicanalisi, analisi sociologiche e psicologiche, rimandiamo al sito Filosofia e dintorni.

Infine, per un approfondimento sui movimenti femminili consigliamo la lettura dell’articolo preludio allo sviluppo di una molteplicità di tematiche, quali la depenalizzazione dell’adulterio, il matrimonio civile e la legge sul divorzio, la maternità, l’educazione dei figli, le nuove istanze e opportunità nel mondo lavoro. In particolar modo, il docente può orientare la classe, mediante letture storiografiche e documenti letterari, verso un percorso di riflessione sulla costruzione di una rinnovata identità femminile, emancipata, anche a costo di una dura conflittualità, dai vecchi modelli stereotipati. Rispetto alle lotte del passato (suffragette) le donne non chiedevano più i diritti politici, ma quelli sociali e civili.

Terminiamo con una rapida rassegna cinematografica, proponendo la consultazione di Cinema e Sessantotto, che illustra e riflette sull’importante funzione del cinema “specchio” e “motore” della “realtà in movimento” di quegli anni, e che presenta un’interessante filmografia, possibile abbrivio per organizzare proiezioni di film con conseguenti dibattiti critici.

 

Lino Valentini è docente di Storia e Filosofia al Liceo classico “B. Zucchi” di Monza e formatore in numerosi corsi d’aggiornamento d’informatica e multimedialità finalizzati alla didattica.