In questo spazio abbiamo sempre consigliato ai docenti libri da far leggere ai propri alunni. Questa volta, nell’avvicinarsi della fine dell’anno e delle meritate vacanze, vogliamo suggerire una lettura molto divertente adatta ai soli docenti e forse agli studenti più grandi della Scuola secondaria di secondo grado. Il tema di questo romanzo costituirà lo spunto per una lista di libri per l’estate, questa sì da consigliare ai ragazzi.
Kurt come Vonnegut
Kurt O’Reilly, Kurt in omaggio allo scrittore Kurt Vonnegut, il protagonista del romanzo di esordio di Fabio Bacà, è un dirigente dell’Istituto nazionale di statistica britannico. Il romanzo racconta trentasei ore della sua vita da quando un medico lo informa che il male di origine tumorale di cui è affetto nel 96% dei casi è maligno (ma lui è incluso nel 4% dei casi che guarisce), fino a quando per un incidente cade in un coma da cui esce cinque mesi più tardi per prendere in braccio la sua neonata figlia.
Una serie incredibile di eventi fortunati
Kurt è abituato a leggere la realtà in termini di numeri, di probabilità, e a manipolare questi numeri in base agli obiettivi e alle richieste dell’indagine statistica che gli viene commissionata. Pertanto, la fortuna che lo sta accompagnando da tre mesi non è normale, perché non è probabile statisticamente: per una sorta di benevolenza cosmica tutto gli va per il verso giusto: «Il problema è che Dio, o l’Universo, o qualche altro potere impersonale ha deciso di esaudire tutti i miei desideri. Tutti. Compresi quelli che non mi sono mai nemmeno sognato di esprimere».
Il periodo di buona sorte inizia con un rimborso delle tasse che Kurt non si aspettava per niente e prosegue attraverso numerosi episodi fortunati ai limiti del paradosso: per esempio, nella metropolitana affollata un ragazzino si alza per lasciargli il posto, ma lui non si siede e il posto continua a rimanere vuoto fino a quando Kurt scende. «Quante probabilità c’erano che un sedile restasse libero per più di trenta secondi in una carrozza affollata della metropolitana di Londra?»
Oppure, il suo amico e agente di borsa Wayne gli fa notare che, in una congiuntura negativa per i mercati, i suoi investimenti sono i soli che continuano a guadagnare: «quante probabilità ci sono che le quotazioni di quattordici titoli, metà dei quali a medio e alto rischio, salgano per più di cento giorni consecutivi?».
Sono proprio i numeri e le probabilità statistiche a preoccupare Kurt: sa che se ora tutto gli va bene, prima o poi qualcosa gli andrà male, anzi malissimo. La fortuna che ora sta guidando la sua vita non è normale, non lo è statisticamente, ma porta con sé conseguenze disastrose: in futuro succederà qualcosa di brutto o una serie di avvenimenti sfortunati.
Kurt non vuole che questo periodo, così felice per lui, continui, vuole al contrario che si interrompa, desidera riappropriarsi della sua umanità che è fatta di dolore, di disgrazie, di sfortuna, per prepararsi ai mali che è sicuro, statisticamente parlando, lo aspettano.
Novello Odisseo
In questo suo desiderio di normalità, di ritorno alla propria umanità dolorosa, di rinuncia alla buona sorte, alla offerte della fortuna, alle gioie che gli vengono regalate ogni giorno, quasi ogni momento, Kurt ricorda Odisseo che, gettando in uno sconforto incredulo e un po’ risentito la divina Calipso, sceglie di fare ritorno a Itaca, a Penelope, ai suoi dolori, rifiutando però l’immortalità offerta dalla dea: «O dea sovrana, non adirarti con me per questo: so anch’io, / e molto bene, che a tuo confronto la saggia Penelope / per aspetto e grandezza non val niente a vederla: / è mortale, e tu sei immortale e non ti tocca vecchiezza. / Ma anche così desidero e invoco ogni giorno / di tornarmene a casa, vedere il ritorno. / Se ancora qualcuno dei numi vorrà tormentarmi sul livido mare, / sopporterò, perché in petto ho un cuore avvezzo alle pene.» (Od. V, 215-221, traduzione dal greco di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi, 1977)
Lo sguardo incredulo degli altri
Gli altri personaggi che attraversano la vicenda di Kurt con il loro punto di vista mostrano la propria incredulità e nello stesso tempo provano a ridimensionarla: a partire dalla moglie Liz separata ma convivente nello stesso condominio; passando dalla segretaria Wendy, che lo insegue telefonicamente nelle sue peregrinazioni per Londra; l’amico tatuatore Louis e soprattutto l’amico Bob, funzionario delle Nazioni Unite. Proprio Bob si preoccupa della situazione psicologica di Kurt e lo indirizza da un primo psichiatra, il dottor Leone che a sua volta ritiene che la dottoressa Dos Santos sia più indicata per trovare una spiegazione a quanto Kurt sta vivendo. La via d’uscita a tutta quella fortuna che sta prostrando Kurt porterà il lettore al colpo di scena finale, proprio quando tutto sembra finire con l’incidente che riduce il protagonista per cinque mesi in un letto di ospedale.
Se andasse tutto bene, sarei felice?
Il romanzo è ambientato in una Londra che l’autore non ha mai visto di persona ma che ha ricostruito grazie a Google Maps e Street View, in modo da descrivere con logica e precisione verosimile le passeggiate di Kurt (che a un certo punto non vuole più prendere taxi, perché i conducenti non vogliono mai farlo pagare!) e i suoi spostamenti in città. Durante un incontro di presentazione del libro, Fabio Bacà ha raccontato che l’ideazione e la stesura del libro sono nate in un periodo poco felice per lui che lo ha messo di fronte alla domanda: «Io sono infelice perché le cose mi vanno male. Se fosse andato tutto sempre bene, sarei felice?».
I numeri sono una passione dell’autore che ironicamente all’inizio del romanzo avverte che «poco più della metà delle statistiche incluse in questo romanzo è falsa, benché apparentemente credibile» e ne chiarisce la natura di artificio puramente letterario. I numeri servono a sottolineare l’assurdità di alcuni degli avvenimenti che caratterizzano la vita di Kurt, come quella di tutti noi: l’assurda morte del fratello e del suo amico, una delle centoquaranta persone che in un anno perdono la vita per oggetti che cadono dal cielo; l’incontro di lavoro con un uomo che Kurt non conosce e che muore tra le sue braccia; il rimborso che lo Stato e la polizia inglese gli assegnano per essere stato ferito, senza conseguenze, in una sparatoria, da un cecchino della polizia stessa.
Non c’è una sola cosa che (non) vada come dovrebbe andare
La vicenda di Kurt dà occasione di riflettere in modo spensierato su come le cose non vadano sempre nel verso giusto, ma possano sempre cambiare; se ora le cose vanno male, prima o poi andranno bene, perché lo dimostra la storia di Kurt che avvenimenti improbabili possono capitare, anche in una serie numericamente rilevante di volte (Kurt arriva a contare fino a seicento episodi favorevoli di fila, diciotto in un giorno solo!).
La conclusione del romanzo, che assume il tono di una leggera indagine del protagonista per scoprire l’identità del misterioso uomo morto tra le sue braccia, è un’iniezione di fiducia nella vita, nell’amore che genera speranza e coraggio, nei sacrifici che gli uomini e le donne sono capaci di offrire per il bene altrui, anche delle creature più deboli e indifese, come i bambini.