La prima prova del nuovo Esame di Stato

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Considerazioni e indicazioni di valutazione per la prova scritta di italiano

APPROFONDIMENTI DISCIPLINARI

La prima prova scritta dell’Esame di Stato è stata oggetto di importanti cambiamenti, pur mantenendo alcuni elementi di continuità. Tra le novità, sembra emergere l’obiettivo di porre sempre più al centro il vissuto esperienziale dello studente.

di Elisabetta Degl’Innocenti

A venti anni esatti dall’entrata in vigore, nell’anno scolastico 1998-99, della “riforma Berlinguer” (L. 425/1997), hanno preso avvio quest’anno le nuove norme sull’Esame di Stato, contenute nel Decreto legislativo 62/2017, in applicazione della Legge 107/2015: tra le novità, particolare rilevanza assumono quelle riguardanti la prima prova scritta di italiano, da sempre sotto i riflettori dell’opinione pubblica, sia per le scelte di contenuto del Ministero, di solito valutate politicamente, sia per le preferenze espresse dai candidati, nelle quali si tende a riconoscere una sorta di fotografia delle tendenze culturali e sociali dei nostri giovani, sia per i risultati interpretabili come riflesso dell’efficacia educativa della scuola.

Tre tipologie di prova tra continuità e discontinuità

La nuova prima prova scritta dell’Esame di Stato, definita nel Decreto legislativo 62/2017, segue le indicazioni fornite dalla commissione di esperti presieduta dal professor Luca Serianni (allegato 1), il cui documento conclusivo è ripreso nel ”Quadro di riferimento per la redazione e lo svolgimento della prima prova scritta dell’esame di Stato” del decreto del novembre 2018 (allegato 2).
Inquadrata nelle finalità generali (sancite dalla legge) “di accertare la padronanza della lingua italiana, nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche del candidato”, questa prova si pone in una linea al tempo stesso di continuità e di discontinuità con la precedente normativa. Si articola infatti in tre tipologie: la A “Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano”, molto simile alla precedente tipologia A; la B “Analisi e produzione di un testo argomentativo”, che invece introduce sostanziali novità; e la C “Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità”, che si richiama al modello testuale del tema, tuttavia con rilevanti differenze rispetto alle precedenti tipologie C e D.
Due sono le tracce previste per la tipologia A, tre per la B e due per la C, per un totale di sette tracce tra le quali il candidato è chiamato a scegliere. Per tutte e tre le tipologie è elencata un’ampia gamma (praticamente onnicomprensiva) di ambiti culturali – artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale – ai quali ciascuna prova può fare riferimento in senso disciplinare o trasversale.
Quanto alla configurazione, le prime due tipologie si presentano come prove semistrutturate, con quesiti e consegna a partire da un testo dato; mentre la terza richiede una esposizione libera, ma con alcune delimitazioni definite nella consegna. È scomparsa la scrittura documentata, prevista dalla precedente tipologia B, così come non sono più richiesti, in consegna, specifici modelli testuali propri della comunicazione reale, come il saggio e l’articolo di giornale, o tipicamente scolastici, come il tema.

La competenza testuale al centro della prima prova

Le indicazioni della “commissione Serianni” sembrano orientate a ribadire il valore della testualità come requisito di padronanza linguistica e la necessità di una stretta interrelazione tra competenza ricettiva e competenza produttiva. È ciò che si coglie in particolare nelle tipologie A e B, nelle quali, a una prima parte di comprensione e analisi di un testo di partenza secondo una “scaletta” di quesiti, segue una seconda parte di produzione interpretativa e argomentativa personale; ma anche nella tipologia C, in cui la capacità di controllo della testualità da parte dello studente può esprimersi nel rapporto con gli spunti forniti da un breve testo d’appoggio e nell’organizzazione strutturale del proprio elaborato.

La tipologia A: protagonisti i testi letterari

Il sostanziale mantenimento della tipologia A sembra rispondere all’intento di riaffermare la centralità dello studio letterario nella scuola italiana, se non addirittura di potenziarlo. In tal senso possono essere letti alcuni elementi: la focalizzazione sui soli testi letterari (mentre in precedenza erano teoricamente possibili anche quelli non letterari); la precisa definizione e l’allargamento del periodo storico di riferimento (dalla seconda metà dell’Ottocento agli anni Duemila) rispetto all’indeterminatezza precedente che aveva di fatto privilegiato il Novecento; l’eventualità, esplicitamente dichiarata, di testi di autori anche non canonici.
Peraltro, l’opzione tra due testi, consentita dalle nuove norme, lascia prevedere che in sede d’esame possano essere presentati testi di generi diversi, rappresentativi di epoche distribuite nel tempo, di autori più o meno noti: come si è sostanzialmente verificato nelle simulazioni di febbraio e marzo, con i testi, rispettivamente, di Pascoli e Morante e di Montale e Pirandello (allegato 3): lirica e narrativa, dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento, tre autori canonici su quattro.
Sempre nelle simulazioni nazionali si sono sciolti (o, per lo meno, attenuati) alcuni dubbi derivanti dalla formulazione della consegna, articolata nelle due parti di comprensione e analisi del testo e di sua interpretazione, e relativi alla forma espositiva da adottare da parte del candidato. Ai quesiti della prima parte – relativi al riconoscimento di singoli passaggi, di particolari snodi testuali, di implicazioni di significato, di elementi di lessico e stile – è lasciata infatti al candidato la scelta di rispondere distintamente, oppure di organizzare la propria esposizione in forma libera; mentre, per quanto riguarda la seconda parte, è richiesto lo sviluppo di un commento argomentato con la esposizione di ipotesi interpretative, di confronti disciplinari e interdisciplinari e di riflessioni e approfondimenti relativi ai temi oggetto del testo in esame, che il candidato può ricavare dalle personali conoscenze ed esperienze.
Infine, la trasversalità tra ambito letterario – proprio di questa prova – e altri ambiti culturali è suggerita in diverse consegne delle simulazioni: per esempio, con l’ambito storico quella sul testo di Elsa Morante; con l’artistico quella sul testo di Montale; con il filosofico quella sul testo di Pascoli.

La tipologia B: prospettive didattiche ed educative dell’argomentazione

Archiviata la precedente tipologia B – prova di “scrittura documentata” secondo i modelli del saggio breve e dell’articolo di giornale – deterioratasi negli anni anche a causa di un mancato impegno del Ministero a superarne le persistenti ambiguità, il nuovo esame ne propone un’altra. La nuova prova B è tutta focalizzata sull’argomentazione, sia come ricezione di un testo argomentativo dato, appartenente ai generi saggistico e giornalistico; sia come produzione di un testo argomentativo proprio.
Si tratta di una prova che, benché relativamente nuova per la scuola italiana (per lo meno in questa configurazione), si colloca tuttavia in consolidate pratiche di insegnamento, finalizzate all’approfondimento in forma orale e scritta di tematiche proprie di varie discipline; una prova che, per l’effetto retroattivo che sempre hanno gli esami sul percorso scolastico precedente, può aprire prospettive interessanti sia sul piano didattico per l’ingresso a pieno titolo nella scuola superiore della letteratura saggistica e giornalistica, sia sul piano formativo generale per il potenziamento della pratica argomentativa. In tal senso la scuola è chiamata a svolgere ancora di più il ruolo di palestra di pensiero critico non solo secondo i modelli della tradizione filosofica e retorica, ma anche secondo nuove modalità di ragionamento proprie della nostra epoca e delle giovani generazioni, investite dai fenomeni della comunicazione digitale e della globalizzazione.
Nelle simulazioni (allegato 3) sono stati proposti testi di partenza recenti (dal 2000 al 2018), di intellettuali per lo più noti, su tematiche d’ambito storico (C. Pavone, 2007; P. Rumiz, 2018), sociale (A. Cassese, 2005), economico (S. Pellegrini, 2016), scientifico e tecnologico (C. Rubbia, 2000; G. Castellano-M. Morello, 2018); di ampiezza oscillante tra le 2700 e le 4800 battute; “di senso compiuto e ampiezza tale da consentire il riconoscimento del percorso di ragionamento dell’autore” (come richiesto dal “documento Serianni”), cui tuttavia non hanno giovato gli eccessivi omissis.
Sempre secondo quanto previsto dal “documento Serianni”, nelle simulazioni la consegna si è articolata in una prima parte di quesiti richiedenti operazioni di comprensione e analisi del testo di partenza focalizzate sui procedimenti argomentativi adottati dall’autore; e in una seconda parte con la richiesta di produzione di un testo argomentativo nel quale siano espresse personali opinioni sul tema in oggetto, riflessioni intorno alla tesi e alle argomentazioni dell’autore e sia utilizzata una propria linea di ragionamento.

La tipologia C: una prova meno impegnativa?

Per la tipologia C, al tema storico e al tema d’attualità della precedente normativa è ora sostituita la “riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità”: qualcosa di molto simile al tema argomentativo della tradizione scolastica, alla cui consegna può essere accompagnato un breve testo di appoggio, che rimanda anch’esso alla tradizionale traccia del “tema-citazione”.
In tutte le consegne delle simulazioni ministeriali (allegato 3) questa eventualità è stata rispettata, in quanto si sono forniti testi d’appoggio (non troppo brevi, in realtà) a consegne relative a tematiche riguardanti il senso della vita (G. Leopardi), la fragilità psicologica (V. Andreoli), la letteratura come viaggio (T. Parks) e il sentimento della nostalgia (E. Borgna): tematiche genericamente oscillanti tra il filosofico, lo psicologico e il sociale, mentre sarebbe stato auspicabile un più forte aggancio a contenuti culturali degli ambiti previsti dalle norme, tra i quali lo storico, oggetto, nei mesi scorsi, di polemiche riguardanti la scomparsa della vecchia tipologia C (tema storico).
Un altro aspetto caratterizzante questa prova riguarda la possibile richiesta di una articolazione del testo in paragrafi, segnati da piccoli titoli, e di una titolazione complessiva del testo coerente con il suo contenuto: richiesta, questa, che nelle simulazioni ministeriali abbiamo visto applicata anche a prove di tipologia B (vedi le consegne sui testi di Pavone, Cassese e Castellano-Morello).
La differenza di questa tipologia di prova rispetto alle altre due – esposizione libera vs “responsiva”, somiglianza con il tema, indicazioni di strutturazione del testo, tematiche d’attualità tendenti al generico – sembra suggerire l’intenzione del legislatore di fornire una opportunità di prova più “facile” a candidati con minori attitudini verso testi letterari o argomentativi: ipotesi tutta da verificare perché proprio quegli stessi aspetti possono costituire aggravanti di eventuali fragilità.

Una nuova centralità dello studente

Colpisce, sia nel “documento Serianni”, sia nelle norme ministeriali emanate nell’anno in corso, sia nelle consegne delle simulazioni, l’insistente appello alla sensibilità e al vissuto esistenziale ed esperienziale del candidato, come fonte di ispirazione – insieme al patrimonio di conoscenze e competenze acquisite nel percorso scolastico – per l’interpretazione del testo letterario (prova A), per la produzione di un proprio testo argomentativo (prova B) e per la riflessione critica su tematiche d’attualità (prova C). Ciò può essere interpretato come una affermazione del suo ruolo di protagonista della vita scolastica. Al tempo stesso pone questioni relative alle forme espositive da adottare (uso o no della prima personale singolare per l’affermazione di proprie tesi o interpretazioni; esemplificazioni tratte dall’esperienza personale o dei propri pari ecc.) su cui gli insegnanti devono dare consapevolezza allo studente e che questi è chiamato a risolvere in maniera libera e autonoma.

La valutazione della prima prova scritta

Nel Quadro di riferimento della prima prova scritta vengono fornite anche le “griglie di valutazione”, importante novità introdotta dalla legge allo scopo di uniformare i criteri di valutazione sul territorio nazionale (allegato 4). In realtà, a essere fornite dal Ministero non sono propriamente le griglie, ma soltanto gli indicatori, corrispondenti agli obiettivi attesi, e i corrispondenti punteggi massimi consentiti.
Spetterà dunque alle commissioni d’esame il completamento delle griglie, assunte le necessarie decisioni circa il numero dei livelli di prestazione, la formulazione dei descrittori e l’assegnazione dei rispettivi punteggi parziali. E in quest’ultimo scorcio d’anno scolastico, spetta alle scuole la predisposizione di griglie complete, da allegare al documento del consiglio di classe (“del 15 maggio”), come proposta debitamente motivata sul piano pedagogico e didattico, eventualmente sostenuta dalle validazioni effettuate sulle prove e le simulazioni dei propri studenti.
Come spunto di riflessione si forniscono in allegato alcune considerazioni sui principali nodi da sciogliere in fase di discussione (allegato 5) e decisione e si propone una ipotesi di griglia.

 

Elisabetta Degl'Innocenti è insegnante di Italiano e Latino e autrice di manuali scolastici, tra cui il recente Le prove del nuovo Esame di Stato.