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• Quaderni di Salvatore Veca/1, La libertà di porre domande
• Prendila con filosofia, Andrea Colamedici, Maura Gancitano
• Il coccodrillo di Aristotele, Michel Onfray
• La Filosofia come orizzonte di senso, Nicola Abbagnano
Quaderni di Salvatore Veca/1, La libertà di porre domande
Autore: Salvatore Veca
Editore: Fondazione Giangiacomo Feltrinelli 2021
Un particolare progetto editoriale è all’origine di questi Quaderni contenenti le domande fondamentali circa la funzione della filosofia. I materiali della collana provengono da ricerche e studi iniziati nella seconda metà degli anni Settanta, e recentemente aggiornati e rimodulati. Qui la funzione della filosofia è la prospettiva di partenza, il cui viaggio percorre in lungo e in largo l’Illuminismo e le sue reinterpretazioni.
Presupposto non può che essere il culmine dell’Illuminismo tedesco, Immanuel Kant e il suo “uso pubblico della ragione e della ragione in pubblico”. Nel caso di Kant, vale anzitutto la critica del passato o l’uso critico della ragione per il presente? E a che serve la critica, se non alla “libertà di porre le domande per individuare una “verità relativa”?
La risposta si trova nella modalità con cui il filosofo di Königsberg analizza la Rivoluzione francese, riuscendo a coglierne al tempo stesso progresso e regressione, continuità e discontinuità. Un modello paradigmatico in termini di filosofia della storia – secondo il filosofo Michel Foucault – per l’analisi della Rivoluzione d’ottobre.
Sul rapporto tra domande e verità viene setacciato l’Illuminismo tedesco attraverso alcune pagine da manuale tratte da Nathan il Saggio di Gotthold Lessing, che vive l’eterno dilemma tra le verità necessarie e le verità possibili della ricerca. La lezione illuminista viene quindi rigiocata nelle analisi filosofiche del Novecento, da Foucault al filosofo morale Bernard Williams, che nel saggio La filosofia come disciplina umanistica usa la lente interpretativa kantiana per esaminare le rivoluzioni nell’ambito della scienza, adottando l’idea di “spiegazione”, e nell’ambito della politica o dell’etica, adottando l’idea di “crisi di fiducia”.
Attraverso questo breve ma intenso viaggio emerge tutta la forza di una disciplina che si muove nella tensione tra attualità e immaginazione del domani. La filosofia ha sempre operato per creare, inventare, modellare altri mondi possibili.
Salvatore Veca ha insegnato Filosofia politica alla Scuola Universitaria Superiore di Pavia. Ha diretto gli “Annali” dal 1984 al 2001 divenendo presidente della Fondazione Feltrinelli. Tra i suoi ultimi e più noti saggi, Qualcosa di sinistra, Idee per una politica progressista, Feltrinelli, 2019; Libertà, Treccani, 2019; Le virtù cardinali: prudenza, fortezza, temperanza, giustizia (con Remo Bodei, Giulio Giorello, Michela Marzano) Laterza, 2018.
a cura di Paola Ducato
Prendila con filosofia
Autori: Andrea Colamedici, Maura Gancitano
Editore: HarperCollins, Milano 2021
Pagine: 288
Che cos’è la filosofia? Non è certo erudizione da sfoggiare o un monumento culturale da idolatrare, è piuttosto un percorso mentale da intraprendere, “una bussola per orientare la nostra vita”, un utile strumento per il nostro “laboratorio interiore” alla luce di riferimenti che datano all’età antica ed ellenistica.
Andrea Colamedici e Maura Gancitano offrono un testo agile, contenente teoria filosofica e prassi applicativa di una filosofia cui accedere piacevolmente. Cosa si può fare con questo strumento? Innanzitutto, accedere al sé profondo e “abitare il tempo della nostra vita”. Prendila con filosofia mostra il senso di una disciplina che propone un orientamento per l’esistenza, un percorso per conoscerci e prenderci cura di noi stessi e della realtà circostante
La filosofia è “nata grande” fin dagli autori del VI secolo a.C., come Pitagora, Empedocle e Parmenide, filosofi e al contempo “maghi, scienziati, sciamani e legislatori”, tra stupore per la realtà, come ci narra Platone nel Teeteto, e la raffigurazione della coscienza tra umano e divino, simboleggiata dal dàimon socratico. Questa disciplina giganteggia quindi dai pitagorici a Seneca fino agli epicurei con la pratica dell’esame di coscienza, per portare l’attenzione sulle azioni e intenzioni della giornata e per poter sempre meglio conoscere i fini del proprio cammino.
In Prendila con filosofia gli autori ripercorrono i miti platonici, atti a rappresentare la natura dell’animo umano; il ruolo di Eros nella nostra vita e la ricerca del Bene, e soprattutto indicano che una delle lezioni della filosofia classica da fare nostra è l’importanza del processo più che del punto d’arrivo. Il tutto corredato da annotazioni, questionari flash alla fine di ogni capitolo, analisi di parole-chiave.
All’insegna di questa filosofia da incarnare, gli stoici Epitteto e Marco Aurelio si rivelano maestri del “globalismo” ellenistico, età di crisi dei riferimenti politico-sociali: proprio per questo, sanno parlare oggi all’umanità del caotico globalismo digitale. Tutta l’armonica galleria di filosofi greco-classici ed ellenistici dall’agorà viene calata nel “ring al centro di una discarica”, dove le loro parole risuonano attuali più che mai per superare l’ansia e il disagio dell’online.
Andrea Colamedici e Maura Gancitano, scrittori e filosofi, sono gli ideatori di Tlon, progetto di divulgazione culturale e filosofica, la cui sede di attività si articola attraverso la loro scuola di filosofia e la corrispondente libreria-teatro. Gancitano e Colamedici sono fautori di una connessione tra cultura accademica e ambiente pop, intento piuttosto riuscito nel libro Prendila con filosofia.
Per Harper-Collins hanno pubblicato Liberati della brava bambina (2019), mentre fra marzo ed aprile 2020 hanno organizzato la maratona di eventi Prendiamola con filosofia con il coinvolgimento di centinaia di filosofi, intellettuali e artisti che, tra le altre esperienze, è alla base di questo libro.
a cura di Paola Ducato
Il coccodrillo di Aristotele
Autore: Michel Onfray
Editore: Ponte alle Grazie, 2020
Pagine: 240
Il saggio è un itinerario selezionato che attraversa il pensiero occidentale dalle origini alla contemporaneità. È una storia della filosofia dotata dell’ausilio interpretativo pittorico, che spicca per il suo approccio vivace ed accessibile al vasto pubblico.
Ciò che lo rende peculiare è il metodo: il libro è strutturato in tanti paragrafi in cui a ciascun autore, tratteggiato nel proprio milieu e nelle fondamentali linee dottrinarie, si fa corrispondere una raffigurazione pittorica, più o meno celebre, canonica o no, evidenziandone dettagli che svelano i tratti filosofici salienti. Qualche esempio? Innanzitutto, Il coccodrillo di Aristotele che dà il titolo al saggio. Scoprirete come e quale quadro celebra l’enciclopedica competenza zoologica di Aristotele. Per Socrate, cui sono state dedicate molteplici interpretazioni e relative iconografie, l’autore sceglie un quadro immediatamente pre-rivoluzionario, Morte di Socrate (1787) di Jacques-Louis David. Socrate ha rifiutato la fuga, ed è ormai solo dinanzi alla morte. Mediante un elemento che campeggia al centro del quadro, il pittore celebra l’estrema coerenza, ironia e forza filosofica del Maestro dell’antichità.
Molte altre intriganti presentazioni di filosofi si avvicendano in queste pagine, con scelte pittoriche che talvolta evidenziano un dettaglio dissonante rispetto alla canonica rappresentazione dell’autore, come nel paragrafo Il cappello di Rousseau oppure La tazza da tè di Marx. Vi sono raffigurazioni di coppie di filosofi, come Diogene e Platone nel paragrafo La lanterna di Diogene, e infine il celeberrimo ritratto di Friedrich Nietzsche, un’immagine divenuta iconica ed onnipresente nella presentazione del filosofo. Qui l’autore mette in luce un dettaglio, ossia il parapetto su cui il filosofo della “morte di Dio” poggia. Esso separa Nietzsche dal mondo, dagli altri, dalla realtà e diviene la chiave interpretativa della vita stessa del filosofo e della sua dottrina.
Michel Onfray riesce nel suo intento, dimostrandoci che il diavolo è davvero nei dettagli!
Michel Onfray è un popolare e controverso filosofo francese. Pubblica con l’editrice Ponte alle Grazie i suoi libri fondamentali, tra questi Pensare l’Islam, 2016, Filosofia del viaggio (2017), Crepuscolo di un idolo (2017), opera piuttosto critica verso Freud. Dagli inizi del 2000 è un vero caso editoriale che non manca di suscitare accesi dibattiti pubblici a causa della sua forte militanza ideologica e la critica all’accademismo nell’insegnamento della filosofia.
a cura di Paola Ducato
Abbagnano, una vita per la filosofia. Opere, documenti, ricordi. Con un saggio di Giovanni Fornero
Autore: Rosanna Panelli Marvulli
Editore: UTET, 2019
Pagine: 288
La filosofia come orizzonte di senso
La costante ricerca filosofica come fondamentale orizzonte di senso della propria vita è il concetto che meglio può esprimere la figura di Nicola Abbagnano (Salerno 1901 - Milano 1990), uno dei maggiori filosofi italiani del Novecento. L’autrice Rosanna Panelli Marvulli, preziosa e riconoscente segretaria di Abbagnano per quasi quarant’anni, ripercorre, mediante una documentata biografia - valorizzata da interviste, testimonianze, inserti fotografici e citazioni difficilmente reperibili altrove - le origini e gli sviluppi dell’attività intellettuale, e non solo, del filosofo, con lo scopo di mantenerne viva la figura e le opere nel panorama culturale italiano ed internazionale.
Il libro, scritto come un dialogo ideale tra l’autrice, il filosofo, la seconda (Marian Taylor) e la terza moglie (Gigliola Toninelli), narra delle vicende umane e professionali di Abbagnano, dalla sua precoce vocazione per la filosofia sbocciata sui banchi del liceo classico “Torquato Tasso” nella città natale, all’esperienza politica, con l’incarico di assessore alla cultura per il PLI (Partito Liberale Italiano) del Comune di Milano a metà degli anni Ottanta, all’ultimo commiato.
La formazione e l’esistenzialismo “positivo”
Di particolare interesse risultano i capitoli relativi agli anni della formazione napoletana sotto la guida di Antonio Aliotta, nei quali emerge la sua concezione del filosofare come concreta indagine delle contraddizioni e delle sofferenze della vita, in chiaro contrasto critico con il formalismo egemonico del neohegelismo, che gli costò una forzata solitudine intellettuale. Anni di studio e di produzione che inaugurano le sue scelte filosofiche, focalizzate sui temi dell’esistenza autentica dell’uomo intesa come una complessa struttura di “vissuti” aperta al mondo.
L’autrice, con grande onestà intellettuale, non tralascia di ricostruire i rapporti tra il filosofo e il regime fascista, caratterizzati da un’iniziale adesione, negli anni Venti, che diverrà dichiarata opposizione nel corso della guerra, anche grazie alla frequentazione di colleghi e allievi antifascisti.
Meritevole d’attenzione è quindi il suo arrivo negli anni Trenta nella «cosmopolita Torino», dove insegnerà Storia della filosofia dal 1939 al 1971 e coltiverà feconde amicizie con Norberto Bobbio e Cesare Pavese.
Nel 1939 pubblica il suo primo scritto d’ispirazione esistenzialista La struttura dell’esistenza per l’editore Paravia. L’opera, punto fermo per comprendere il pensiero di Abbagnano, apre l’intensa e dibattuta stagione dell’esistenzialismo italiano, culminata nel 1942 con la pubblicazione dell’Introduzione all’esistenzialismo (Bompiani), che ribadisce il primato, su ogni forma di dogmatismo e d’idealismo, dei temi della possibilità e della problematicità dell’esistere del singolo reale e concreto in rapporto all’essere. Un esistenzialismo che verrà in seguito definito «positivo» (Esistenzialismo positivo, Taylor, 1948), distante da ogni forma di ascetismo rinunciatario e di pessimismo di matrice kierkegaardiana, e che intende valorizzare le pratiche costruttive di senso dell’uomo: in ultima istanza un’autentica dichiarazione d’amore per la vita.
Il punto di riferimento per lo studio della filosofia
Nel corso della sua lunga attività Abbagnano è stato un intellettuale poliedrico, mai classificabile e riducibile a etichette precostituite; in lui sono coesistiti il filosofo esistenzialista e neoilluminista, lo storico della filosofia, il fine curatore di testi, l’apprezzato divulgatore. Come storico e divulgatore è ricordato per la monumentale Storia della filosofia (UTET, 1946-1950), opera di circa duemila pagine scritta con un linguaggio preciso e nata con l’intento di mostrare «l’essenziale umanità dei filosofi» e di collegare opinioni e teorie in un «lineare filo conduttore» in grado di rispondere ai profondi bisogni di significato della natura umana. Il suo Compendio di storia della filosofia, pubblicato anch’esso nel dopoguerra e destinato ai licei, rinascerà nel 1986 in un nuovo progetto dell’editore Paravia (Filosofi e filosofie nella storia), rivisto, aggiornato e ampliato grazie soprattutto alla collaborazione del suo allievo Giovanni Fornero. Esso diverrà un fondamentale punto di riferimento per lo studio e la formazione dello spirito critico di generazioni di docenti e studenti, oltre che il più diffuso manuale di filosofia della scuola italiana.
Alla Storia della filosofia si affianca nel 1961 la sua opera prediletta, il Dizionario di Filosofia, pubblicato con la casa editrice torinese UTET. Pensato non solo per studiosi e specialisti ma per un più ampio pubblico di persone amanti del sapere, esso diventa ben presto un indispensabile strumento di consultazione e chiarificazione concettuale. Frutto di un metodico lavoro, come racconta Pannelli Marvulli citando Bobbio, il Dizionario rappresenta una vittoriosa «battaglia illuminista» nel nome della limpidezza espositiva e della forza liberatrice delle parole. Da ricordare pure, in maniera non marginale, il suo lavoro di curatore della collana dei Classici della filosofia, edita da UTET a partire dal 1967, capace di fare collaborare i migliori studiosi del tempo nel segno di una rigorosa filologia.
La filosofia come esercizio di saggezza
Il libro è arricchito da un saggio introduttivo di Giovanni Fornero che racconta, anche con personali conversazioni inedite, dell’«ultimissimo Abbagnano» e della sua esperienza di pubblicista su quotidiani e riviste d’ampia tiratura. Proprio in questa fase finale della sua vita, il filosofo salernitano, rompendo la convenzionale visione dell’intellettuale chiuso nella torre d’avorio, riesce a comunicare a un ampio pubblico il valore della filosofia come «concreto esercizio di saggezza», capace di confrontarsi non solo con le grandi domande della vita ma anche con i comuni problemi della quotidianità, dagli affetti alle amicizie alla ricerca della felicità. La filosofia recupera in questo modo le sue sorgenti vitali e si propone come «guida delle scelte morali» tese a costruire le regole per una tollerante convivenza civile. Abbagnano coniuga così le istanze esistenzialiste con quelle neoilluministe che hanno segnato tutta la sua opera completando in maniera coerente quel lungo filo rosso che ha caratterizzato fin dagli inizi il suo filosofare.
Fornero evidenzia anche la capacità di Abbagnano di non sottrarsi alle sfide della contemporaneità. In un mondo sempre più globalizzato, il suo pensiero riflette sui temi dell’interdipendenza tra i popoli e sulla complessità della coesistenza tra culture e religioni diverse. Compito della filosofia non è semplicemente prendere atto dei mutamenti della situazione mondiale, legittimando un relativismo culturale “modaiolo”, ma è quello di fornire nuovi strumenti di mediazione, fondati sul dialogo e sul rispetto reciproco tra i popoli, e regolati da norme universali, una sorta di «carta etica mondiale» di chiara impronta kantiana. Questa «grammatica morale comune» secondo Abbagnano, che rimane anche in questo caso fedele ai principi esistenzialisti, non si crea in maniera astratta e accademica, ma necessita del durevole e umile impegno degli uomini per evitare pericolose tensioni belliche e derive autoritarie. E quest’ultimo richiamo alla positiva progettualità dell’uomo, mai dimentico dei suoi limiti e fragilità, rimane indubbiamente la sua maggiore e viva eredità.
a cura di Lino Valentini
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