Progetto PlasticART

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Alcune risposte creative al problema ambientale della plastica

TECNOLOGIA

Può la plastica trasformarsi da rifuto a risorsa? È la grande domanda cui hanno cercato di rispondere gli allievi della docente Lucadamo con le opere realizzate nell’ambito del progetto PlasticArt. Un percorso partito dalla visione di un documentario e conclusosi con la realizzazione di sculture, manifesti, disegni e tanto altro.

di Erika Lucadamo

I ragazzi, si sa, sono come gli aerei: volano solo se ad alta quota.
Per questo sarebbe estremamente riduttivo, quando si affronta nelle prime l’argomento della plastica, limitarsi a descrivere il materiale, le sue caratteristiche tecniche, i relativi utilizzi e spiegare infine i processi di lavorazione in funzione della specifica materia plastica.
Non è tutto qui.
Non può essere tutto qui.

Può un rifiuto diventare risorsa?

Può la plastica stessa – origine di un immenso problema ambientale che solo ora sta venendo pienamente alla luce – sensibilizzare le coscienze, raccontare gli enormi squilibri che sta creando agli ecosistemi del pianeta Terra?

Ecco le domande che in classe ci siamo posti e che hanno dato avvio al progetto PlasticART.

Come è nato il progetto

Ma procediamo con ordine: il progetto in realtà non è stato altro che il necessario compimento di un percorso durato indicativamente sei settimane e cominciato con la visione del film documentario Un mare da salvare, la “balena di plastica”: illuminante, toccante ed estremamente istruttivo, il lungometraggio ha lasciato i ragazzi con il fiato sospeso e le cellule grigie in movimento, grazie alle meravigliose inquadrature dei fiordi norvegesi e ai contenuti chiari, completi e scientificamente ineccepibili. E grazie alle storie nella storia che sa raccontare, nonostante la lingua originale inglese e la necessità dei sottotitoli.

(Fuoriprogramma: a questo film documentario è possibile legare una micro o macro attività CLIL, partendo dalla terminologia specifica o da frasi pronunciate dai protagonisti).

In seguito, ci siamo guardati attorno per scoprire che la maggior parte degli oggetti che ci circondano (in classe e a casa) è fatta in parte o del tutto in plastica, abbiamo capito quali sono le caratteristiche tecniche che rendono questo materiale così utile e utilizzato e siamo quindi giunti a stilare un elenco dei suoi pro e contro.

Domande e (personalissime) risposte

Successivamente, ci siamo addentrati nel tecnico della questione: come si produce la plastica a partire dal petrolio? dove? come i granuli di plastica rammolliti vengono lavorati per ottenere i vari manufatti? perché per un oggetto viene utilizzato un certo processo e per un altro un processo diverso? cos’è la bioplastica? è proprio vero che è così bio?
Armati a questo punto di un bagaglio di conoscenze di tutto rispetto, ci siamo posti le famose, esistenziali domande di cui all’inizio del post e abbiamo provato a dare le nostre personalissime, profonde, creative risposte.

La consegna del progetto PlasticART spiegata in classe è stata questa:

“In questi giorni in cui è grande la mobilitazione mondiale per le questioni ambientali, ANCHE NOI vogliamo far sentire la nostra voce…
Sappiamo, abbiamo visto e vediamo tutti i giorni attorno a noi come il problema ambientale della plastica stia diventando sempre più grave.

Idea! Potremmo anche noi organizzare per venerdì 29 marzo un grande evento: una mostra di classe sul tema della plastica!

Ogni gruppo preparerà per quella data un’opera d’arte fatta interamente in plastica riciclata che possa sensibilizzare sul problema della plastica: usa e getta, inquinamento ambientale, problemi all’ecosistema marino… Il messaggio potrà essere uno o tanti. Potrebbe essere una scultura, un’installazione, un oggetto, delle fotografie…”

Come è stato realizzato il progetto

Il lancio del progetto, per caso o per fortuna, è avvenuto proprio venerdì 15 marzo.

I ragazzi, dopo essere stati divisi in gruppi, hanno lavorato poco meno di un’ora alla stesura dettagliata del progetto e la volta successiva hanno portato materiali e attrezzi per poter lavorare in autonomia. La settimana seguente, poi, ogni gruppo ha presentato l’opera al resto della classe tramite una semplice esposizione orale, un cartellone, una presentazione, delle fotografie.

Ed ecco a voi alcune delle opere d’arte realizzate!

Infine ogni ragazzo si è ufficialmente impegnato – scrivendolo su un bigliettino con cui abbiamo poi costruito un collage di classe – a fare una piccola azione concreta per ridurre il problema degli imballaggi in plastica, in particolare per quanto riguarda l’usa e getta.

Bè… se è vero che la balena trovata con lo stomaco pieno di plastica è venuta per portarci un messaggio, noi possiamo dire di averlo ascoltato e di voler provare, nel nostro piccolo, a cambiare il mondo!

Bibliografia

  • “National Geographic Italia”, giugno 2018, Un mare di plastica

 

Erika Lucadamo è nata nel 1983 a Modena. Ha frequentato il Liceo Classico, scegliendo poi di laurearsi in Ingegneria Ambientale. Dopo alcuni anni trascorsi come impiegata nell’Ufficio Tecnico di un’azienda, da cinque anni insegna, inizialmente Topografia e Genio Rurale nella scuola secondaria di secondo grado, ora Tecnologia presso l'I.C. Giacomo Masi di Cavezzo (MO).
A breve uscirà il suo primo libro, edito da Artestampa, Come sopravvivere alla prima supplenza.  “Il primo di una lunga serie”, spera l’autrice.

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