Un albero per decidere
Oltre al labirinto, c'è un altro simbolo legato all’Orlando furioso: la lettera y, che è collegata all’azione dello scegliere, alle scelte che i personaggi del poema compiono in continuazione.
La lettera y compare nei testi pitagorici a indicare la scelta fra le strade alternative del bene e del male. Nei quadri medievali, per esempio, Adamo ed Eva sono separati da un albero a forma di y. Il dotto carolingio Remigio Auxerre (841-910 d.C.), in un commento a Marziano Capella, spiega come la y «esprime la differenza morale della biforcazione dei sentieri […] in pieno accordo con gli insegnamenti di Pitagora» ed essa «inizia con un tronco che si divide in un bivio». Questa immagine può essere fatta risalire a un commento all’Eneide di Virgilio, scritto da Servio, un autore del IV secolo. Servio infatti parla di un albero, trovato da Enea all’entrata dell’Ade, che aveva la forma di una y. Un labirinto può essere visto inoltre come una serie di scelte e di bivi successivi, che sembrano così disegnare una specie di “albero delle scelte”. Quanti legami fra matematica e arte e filosofia! In matematica e in informatica, la struttura ad albero (o ad alberi decisionali) è alla base degli algoritmi di risoluzione dei problemi e ne rappresenta graficamente la strategia. Gli alberi decisionali individuano visivamente le scelte possibili e permettono di prevederne i diversi risultati. Per esempio, se vogliamo capire se è la giornata ideale per giocare a tennis oppure no, possiamo schematizzare il problema con un albero, che si ramifica a seconda delle condizioni climatiche (sole/pioggia, vento forte/debole, valori di umidità normale/alta) e che alla fine del percorso dà la risposta “sì” oppure “no”.
Scienziati artisti e letterati
L’approccio grafico – come nell’esempio degli alberi decisionali – ha il vantaggio, rispetto a un testo scritto, di mettere subito sotto agli occhi lo schema del problema e della sua possibile soluzione. Leonardo da Vinci si spinse oltre lungo questo ragionamento, sostenendo la superiorità della pittura rispetto alla poesia: quest’ultima infatti, secondo Leonardo, è costretta a riportare le azioni una di seguito all’altra, a differenza di un quadro, dove gli avvenimenti si possono rappresentare simultaneamente. Il critico Marco Praloran sostiene che Ariosto abbia cercato di rispondere a Leonardo con la sua particolare narrazione delle numerose battaglie del suo poema, cambiando di continuo i piani di inquadratura, in modo da dimostrare come anche la poesia possa esprimere la contemporaneità delle azioni della vita e rappresentare il mondo al pari della pittura.
Visto che stiamo parlando di scienziati che sono stati anche artisti e scrittori, vale la pena di citare Galileo Galilei. Forse è poco noto che Galileo stesso era pittore, oltre che scrittore. A scuola lo si studia in italiano, ma potrebbe essere oggetto anche dei libri di Storia dell’arte: nel 2007 sono stati infatti ritrovati sei acquerelli rappresentanti la Luna, che secondo il professor Horst Bredekamp, direttore dell’Istituto di storia dell’arte della Humboldt Universität di Berlino, sono vere e proprie opere d’arte. Ecco quindi un legame fra Galileo e Ariosto: la Luna.
Un altro amante della Luna è infatti Ariosto – come vedremo fra poco – ma la curiosità interessante è che Galileo aveva letto e amato egli stesso l’Orlando furioso, fino al punto di saperlo a memoria e di citarlo spesso nei suoi scritti, preferendolo al Tasso. Galileo definisce il furioso «magnifico, ricco, mirabile» e «abbondantissimo di parole, frasi, locuzioni e concetti», nel suo testo intitolato Considerazioni al Tasso.