In effetti, il suono risultante non è esattamente gradevole. C’è qualcosa, in questo accordo, di … dissonante, direbbe Brian. Pitagora è talmente indignato che, inizialmente, rimane addirittura senza parole. Ѐ dunque Filolao che, la voce ridotta a un sussurro, calcola il rapporto tra le lunghezze delle due corde pizzicate da quel cretino del suo collega: 2/3:3/4=8/9, numeri GRANDI, che ORRORE!!!!!
C’è poco da fare, Ippaso l’ha fatta davvero grossa. Non gli resta che rassegnarsi: stasera, per cena, un intero piatto di fave, con conseguente esposizione al pubblico ludibrio. Be’, pubblico si fa per dire: solo gli iniziati sono ammessi al desco (e agli incontri) dei Pitagorici. Mentre i suoi colleghi si nutriranno di broccoli e ravanelli crudi – che delizia! – a Ippaso non resterà che rassegnarsi alla punizione più grave che in ambito gastro-pitagorico si possa ipotizzare. Vediamo se impara una volta buona, pensa tra sé Pitagora, scuotendo la testa…
Uno spunto di riflessione
Non sappiamo se la scena si svolse davvero, in quel 500 a. C. di cui abbiamo pochi documenti diretti. E neppure sappiamo se i due allievi fossero proprio Ippaso e Filolao – viste le (presunte) date di nascita, rispettivamente un generico VI secolo e un circa 470, in entrambi i casi a.C., pare difficile. Quel che è certo è che entrambi furono discepoli di Pitagora, Filolao ligio alla fede razionale del maestro, Ippaso parecchio più eretico.
Una leggenda, infatti, racconta come venne buttato in mare dai suoi colleghi, per aver scoperto (e raccontato, che sciocco!) l’esistenza di due segmenti il cui rapporto non potesse essere espresso per mezzo di due numeri interi (la quintessenza del diabolico, per chi pensava che “tutto è numero” – intero, positivo e possibilmente piccolo…).
Un’altra leggenda lo vede protagonista, nientepopodimeno, della scoperta (e della divulgazione, che sciocchissimo!) della costruzione del dodecaedro, nonché della sua inscrivibilità nella sfera, che gli valse ovviamente la morte in mare in un naufragio, giusta punizione per la sua empietà. Una relazione esiste, tra i tre episodi: te la senti di provare a capire quale sia?
La prova scientifica dell’affermazione filosofica di Pitagora
Secondo Pitagora, come abbiamo visto, la maggiore o minore gradevolezza di un accordo dipende dai numeri coinvolti: più sono piccoli, migliore è la consonanza. Al giorno d’oggi, però, questa interpretazione meta-matematica è del tutto superata da altre più mature, legate a considerazioni di natura fisica e percettiva, che prendono avvio dall’osservazione del movimento di una corda pizzicata.
Questa, vibrando, produce una nota che è tanto più acuta quanto più è alta la frequenza della vibrazione, che chiamiamo frequenza naturale o fondamentale. L’onda sonora così prodotta percuote il timpano di chi ascolta, causando la deformazione provvisoria che chiamiamo “sentire” quella nota. Dimezzando la lunghezza della corda, raddoppia la frequenza di vibrazione e di conseguenza si modifica la deformazione del timpano dell’ascoltatore.