Che cos’è un modello matematico?
Lo raccontiamo attraverso un quadrato. All’inizio, ad esempio nel vertice in basso a sinistra del quadrato, c’è un problema P. Tutto ha inizio con un problema da risolvere; può essere tratto dalla vita quotidiana oppure consistere in una questione di fisica, di economia, di chimica, di matematica, ecc. Supponiamo che sia di natura economica. In una prima fase, gli economisti cercheranno di risolverlo tra loro con la logica ordinaria e gli strumenti della loro disciplina. In molti casi ce la faranno: molti problemi non hanno bisogno della matematica per essere risolti.
Il lato inferiore del quadrato, che stiamo percorrendo in senso antiorario, rappresenta (nel nostro esempio) proprio il lavoro compiuto dagli economisti per risolvere con il loro specifico linguaggio la questione. Così molti problemi, quelli che non hanno bisogno della matematica, escono dal quadrato e dal nostro racconto.
Rimangono quelli più difficili, quelli per cui gli economisti bussano alla porta del matematico in cerca d’aiuto. Ci stiamo dirigendo verso il vertice del quadrato in basso a destra. Il matematico capisce subito che la questione che gli viene sottoposta è troppo sfaccettata per essere trattata matematicamente: ci sono troppe variabili in ballo e sono troppe anche le relazioni che le legano. Si perderebbe molto tempo ad affrontare il problema com’e, oltretutto con un lavoro dall’esito incerto. Meglio semplificarlo, idealizzarlo, passando a un problema P’ che confermi nella sostanza il quadro offerto da P, ma in cui il numero delle variabili e delle relazioni sia minore, e in generale la situazione da analizzare sia meno complicata. Così il nostro matematico comincia a lavorare su P’.
Nel quadrato, il lato verticale destro rappresenta la vera e propria costruzione del modello. Si tratta ora di tradurre il problema P’ in un linguaggio matematico, ossia in formule. È una delle fasi più impegnative della modellizzazione di un problema perché non esistono regole prefissate per compiere l’operazione. È il momento in cui risalta maggiormente la creatività del matematico, già all’opera dal passaggio da P a P’ che può essere idealizzato in diversi modi e con la scelta di differenti aspetti rilevanti. Con buona pace di chi crede che la matematica sia una rigida e meccanica applicazione di regole, senza alcuno spazio per la fantasia, la costruzione di un modello dipende invece pesantemente dalla creatività del ricercatore, dalle sue scelte a proposito di ciò che in P è più significativo e della particolare sua trasposizione in un linguaggio matematico.
Siamo arrivati nel vertice del quadrato in alto a destra: P’ non è più un problema di carattere economico (nel nostro esempio), reale o ideale che fosse, ma è diventato un problema matematico. Si tratta ora di venirne a capo. A volte basta applicare una formula, altre volte la ricerca della formula o della teoria matematica che permetta di risolvere il problema può diventare complessa; addirittura può succedere che questa non esista ancora e debba essere inventata. La matematica è un linguaggio dinamico che si aggiorna continuamente per rispondere ai nuovi problemi che le vengono sottoposti.