Questo semplice meccanismo è alla base del funzionamento di innumerevoli oggetti di uso più o meno comune: la già menzionata bicicletta, il pedale delle vecchie macchine da cucire, il pantografo, le bilance, le tende alla veneziana, certe lampade da tavolo (note infatti come lampade a pantografo), i sollevatori per l’ispezione dei lampioni stradali, le sospensioni degli autoveicoli, lo sterzo degli stessi. E il letto contenitore, naturalmente!
Fate un salto dal ferramenta a comprare staffe di acciaio di diversa lunghezza, forate, e qualche bel bullone, con le quali provare con i vostri studenti a riprodurre tutti i meccanismi menzionati qui sopra. Giocare a fare Leonardo li appassionerà di certo e, en passant, è probabile che imparino più matematica che nel corso dell’ennesima lezione frontale. Lezione che, naturalmente, sarà poi molto utile per raccogliere le idee, dopo che l’attività laboratoriale avrà stimolato l’interesse e, auspicabilmente, la necessità della formalizzazione e del rigore.
Epilogo
Naturalmente il letto contenitore a casa Ceccanti non ha mai visto la luce. Nel frattempo, il marito è stato sostitituito dal cane, con piena soddisfazione di tutte le parti coinvolte. Come contenitore, approfittando dell’assenza del maniaco (dell’ordine, cosa avete capito!), mi limito a utilizzare la parte sottostante alla rete, che stipo all’inverosimile di scatoline scatolone e scatolette, a loro volta stipate all’inverosimile di maglie scarpe lenzuola e chi più ne ha più ne metta.
Post scriptum
Nell’intermezzo abbiamo parlato di tecniche di comunicazione e di assi nella manica di divulgatori scientifici. Voi che ci leggete, in quanto insegnanti, avete un compito diverso. C’è infatti una differenza sostanziale tra le finalità della comunicazione e quelle della didattica: la didattica si propone di "insegnare", mentre la comunicazione ambisce a "incuriosire", "demistificare", "intrattenere", "divertire", in modo da creare terreno fertile a un futuro apprendimento, che può avvenire in contesti e con tempi diversi. Tuttavia, anche nella didattica è importante la dimensione ricreativa ed emotiva, così come peraltro una buona comunicazione deve anche informare.
Un insegnante che non motivi e incuriosisca i suoi studenti ha poca possibilità di essere ascoltato, quando passa alla formalizzazione. La matematica di cui i nostri studenti hanno esperienza quotidiana è infatti oggettivamente poco affascinante; inoltre, impadronirsi del linguaggio e della simbologia che la caratterizzano richiede innegabilmente un certo sacrificio. Difficile, quindi, pretendere che affrontino questa fatica, se non sono adeguatamente motivati a farlo. Questo è in fondo il più importante compito di un insegnante: rispondere alla domanda "a cosa serve saper risolvere le equazioni di secondo grado?" PRIMA di passare alla formula per farlo.
Molti docenti rispondono che non c'è tempo, ma è un errore di valutazione: ragazzi adeguatamente motivati saranno molto più attenti nel momento della spiegazione, affronteranno più volentieri l'imprescindibile training necessario a impadronirsi delle tecniche di calcolo e si riveleranno in definitiva non solo molto più ricettivi, ma anche più veloci, perché avranno fretta di capire, mossi dalla curiosità.
Un docente che motiva e incuriosisce, inoltre, guadagna sul campo la stima, il rispetto e addirittura l'affetto dei suoi studenti, cosa non affatto scontata a priori. Un docente che stimoli i suoi studenti, servendosi di tutti i trucchi, tra cui quelli cui abbiamo accennato in questo articolo, può trasmettere loro quanto la sua materia possa essere una bellissima scoperta intellettuale e un'affascinante esperienza culturale: avendone compreso la bellezza, la fatica che comporta troverà una sua giustificazione, nell'attesa della gratificazione di padroneggiarne tecniche e risultati.