Le pietre di una città, dunque, non sono solo utili per le osservazioni di carattere geologico, ma consentono riflessioni di carattere molto più ampio, che possono essere sviluppate in un lavoro interdisciplinare in cui trattare anche aspetti storici, artistici e tecnologici.
Uno strumento molto interessante a questo proposito può essere il Censimento delle pietre piemontesi da decorazione e da costruzione dall'epoca romana a oggi, reperibile sul sito della Regione Piemonte (Le pietre ornamentali >>), che fornisce nomi tradizionali, petrografici, luogo e periodo di estrazione e di utilizzo di molti lapidei.
Alcuni materiali sono destinati al commercio, altri esclusivamente all’uso locale per attività ordinarie, a seconda della qualità e della quantità disponibile: ma la geologia urbana è ovunque, anche nei centri abitati più piccoli, e svela la storia del territorio nei suoi molteplici aspetti attraverso ciottolati, muri, tetti in pietra, elementi decorativi, macine e acquasantiere…
E così, se a Torino la facciata ottocentesca di Palazzo Carignano rivela l’utilizzo del granito bianco di Montorfano (Verbania), le case bianche del piccolo paese a ridosso delle sue cave svelano che i materiali di scarto venivano portati via un pezzo alla volta e usati per costruire le case dei cavatori.
La presenza di alcuni materiali e l’assenza di altri hanno determinato la necessità di usare quello che si trova in loco, sviluppando tecnologie e soluzioni architettoniche ad hoc: ne sono un esempio i tetti in pietra in molte località delle Alpi, che sfruttano la scistosità delle pietre locali per ricavarne lastre. I loro nomi tradizionali quali lose, piode, beole finiscono col rispecchiarsi anche nei toponimi come Luserna, in Valle Pellice (Torino), Piode, in Valle Sesia (Vercelli) o Beura, in Ossola (Verbania).
Andando a Roma troviamo anche un esempio molto particolare di cava, il Colosseo: in questo caso è l'assenza dei materiali di rivestimento a rivelare che nel Medioevo e nel Rinascimento fu utilizzato come cava di lapidei; riflettendo sulla sostenibilità potremmo forse considerarlo un esempio estremo di riutilizzo delle risorse non rinnovabili!
Paesaggio geologico e paesaggio culturale
C’è infine un altro aspetto che riguarda i processi geologici e la loro relazione con la vita dell’Uomo, anche se non direttamente collegato ai materiali ornamentali o da costruzione: è quello delle forme del paesaggio, che influenzano la costruzione degli insediamenti, delle infrastrutture e sono dimostrazione della capacità umana di attarsi all’ambiente, ma anche di adattare l’ambiente a seconda delle proprie esigenze, in un equilibrio dinamico che può perdersi con l’abbandono di alcune pratiche.
Ne sono un esempio i versanti terrazzati per rendere adatti all’agricoltura versanti ripidi o lo spietramento dei pascoli che consentono agli animali di brucare e agli uomini di usare le pietre per disegnare i muretti di confine e lo dimostra anche la cultura internazionale dei muri a secco, iscritti dal 2018 nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO. In ogni caso il paesaggio non è solo modellato dai processi geomorfologici ma anche dalle attività umane, che possiamo considerare un agente morfogenetico a tutti gli effetti.
Talvolta le peculiarità geologiche si intersecano con un significato spirituale o scaramantico: per esempio il Sacro Monte di Varallo poté contare su una posizione elevata per la presenza di un terrazzo glaciale e pare che la chiesa vecchia del Santuario di Oropa, in provincia di Biella, poggi su un masso erratico già usato per riti celtici.
In ogni caso una cosa è certa: dovunque è possibile trovare una pietra la cui storia parte da ere geologiche lontanissime fino a intrecciarsi con le attività antropiche e sono davvero tante le cose che le pietre racconterebbero agli studenti, se potessero parlare.
Referenze iconografiche: Ilaria Selvaggio