Applicare il visual storytelling in percorsi di Educazione allo Sviluppo Sostenibile

Una guida per realizzare un’attività che abbina immagini e parole insieme

SOSTENIBILITÀ

L’uomo racconta storie da sempre, è cambiato solo il modo in cui lo fa. L’analisi di Matilde Mundula si sofferma sull’efficacia del visual storytelling anche quando si utilizza nell’insegnamento, in particolare in azioni di Educazione allo Sviluppo Sostenibile, dove l’aspetto emozionale del racconto può servire a comunicare meglio nei due sensi: raggiunge con più enfasi il destinatario, coinvolge più profondamente il narratore.

di Daniela Beria e Matilde Mundula

Introduzione

Il raccontare storie, e far raccontare storie, anche attraverso immagini, è insito nel percorso che l’umanità ha compiuto, quindi nella natura stessa di Homo. Col tempo, la modalità di costruirle e trasmetterle è cambiata, ma non il senso del suo realizzarsi1.

È così che attività di storytelling – nelle sue varie sfumature come il racconto, il racconto accompagnato da immagini (visual storytelling) o il racconto ditale (digital storytelling) – rappresentano oggi uno strumento a disposizione dei docenti per strutturare un ambiente di insegnamento/apprendimento più coinvolgente. In particolare, azioni di Educazione allo Sviluppo sostenibile (ESS) possono utilizzare tale tecnica per affiancare, alla necessaria componente informativa, esperienze emotive adatte a meglio suscitare negli studenti motivazione al cambiamento.

Il visual storytelling

Le opportunità offerte da questa metodologia sono diverse:
raccontare un’esperienza attraverso la raccolta di immagini e attraverso la creazione di album o di bacheche di immagini accompagnate da brevi didascalie;
utilizzare le immagini in modalità slideshow con link, accompagnandole con testi o con la voce registrata di un narratore;
proporre un percorso interattivo e abbinare con un clic le immagini a risorse presenti sul Web2.

Ecco alcune regole generali per un buon visual storytelling:
ricordare che gli esseri umani sono “visuali” prima che “uditivi”;
ricordare che le decisioni sono spesso prese più sulla base emozionale che sulla base del pensiero;
ricordare che i prodotti visuali sono i più efficaci veicoli di comunicazione per evocare emozioni e portare le persone ad agire3.

E poi alcune regole specifiche:
non presumere che chi vede il prodotto reagisca ad esso come chi lo propone;
associare le immagini alle parole per ottenere il massimo impatto e per consolidare più profondamente nella memoria del pubblico il messaggio da inviare;
assicurarsi che le immagini corrispondano al messaggio;
usare immagini autentiche (non generiche), quindi con un contenuto espressivo/emozionale adatto a suscitare reazioni;
ricordare che il pubblico virtualmente interagisce con i soggetti umani presenti nelle immagini e quindi essi, se presenti, vanno scelti con cura;
se il prodotto è costituito da più immagini, investire di più nella prima foto: la prima impressione conta;
per usare le immagini in modo efficace, bisogna averle scattate a tempo debito, quindi è sempre meglio suggerire agli studenti di pianificare i tempi di raccolta delle stesse e di raccogliere un buon archivio4.

Come valutare un prodotto di visual storytelling

Alla costruzione del prodotto è necessario far seguire la sua valutazione, in modo da evidenziare gli esiti del processo di insegnamento/apprendimento.
Valutare un prodotto di visual storytelling prevede diversi step che vanno dalle fasi di processo, all’individuazione e alla misurazione delle competenze tecniche e dei contenuti5.
In questo contributo, ci si concentra sulla valutazione delle competenze tecniche e dei contenuti.

Quali indicatori potrebbero essere dunque compresi nell’ambito delle competenze tecniche?
Le fotografie;
il montaggio, se si tratta di una presentazione;
la cornice che inquadra la foto, se si tratta di oggetti da presentare in una mostra;
i caratteri del testo;
la parte audio, se vi è colonna sonora;
la parte che riguarda altre tracce sonore, come ad esempio un commento a voce.

E quali indicatori potrebbero essere compresi nei contenuti?
La pertinenza del testo agli obiettivi di apprendimento e alle finalità stabilite;
l’adeguatezza nei registri, linguistico e non linguistico, al pubblico destinatario;
la presenza di apporti creativi e di rielaborazione consapevole delle conoscenze che evidenzino un approccio capace di stimolare la curiosità, l’interesse e l’emozione;
l’attenzione ai concetti che sottolineino il rispetto per l’essere umano e per la natura.

Inoltre, crediamo che siano molto utili i confronti in aula tra studenti e studenti e tra docenti e studenti su questi prodotti di storytelling. Infatti, poiché dobbiamo distinguere nelle storie che vengono scritte dai ragazzi le emozioni morali o pro-sociali dalle emozioni meno costruttive e dagli stati d'animo, la discussione in aula è rivelatrice della presenza sia di una sensazione che abbia carattere morale, sulla base di ingiustizie reali, sia di errate o retoriche interpretazioni, fuori da un contesto di senso6 e va dunque prevista come compimento dell’attività.
 

Il caso presentato nella ricerca

Nel caso affrontato in questo contributo7, gli studenti impegnati nel lavoro hanno costruito un materiale definibile come visual storytelling, costruendo un prodotto statico (fotografie con cornice in materiale riciclato, accompagnate da poesie haiku da loro create), esposto successivamente come mostra tematica in un’area aperta al pubblico della propria scuola.
Il tema è stato affrontato sia proiettandosi nella realtà locale, che in quella dei Paesi poveri africani, costituendo una sintesi cognitivo-emozionale del percorso svolto.

Criteri tecnici per la valutazione del prodotto
Analizziamo gli aspetti relativi alla composizione del manufatto.

La cornice
Per quanto riguarda la cornice, essa doveva produrre un effettivo richiamo:
all’acqua dal punto di vista delle sue caratteristiche: è un elemento che consente la vita; è un agente che modella il territorio; determina le caratteristiche del suolo agricolo; in essa sono disciolti composti chimici di interesse economico;
al concetto di risparmio delle risorse, ampliato a una visione generale di risparmio, riuso, riciclaggio.

I contenuti visivi
Riguardo alle fotografie esse dovevano:
permettere che l’associazione di immagini alle parole generasse il massimo impatto possibile e consolidasse nel pubblico messaggio e consapevolezza del messaggio;
essere strettamente attinenti al messaggio e potenziassero così anche il punto a);
essere autentiche, reali e veritiere, in modo che attraessero la fiducia del pubblico.

I contenuti verbali
Per quanto riguarda la parte relativa agli aspetti testuali, essa è stata sviluppata attraverso il titolo e una poesia haiku. Il processo di sintesi e di connotazione linguistica che richiede l’haiku permette di sondare il livello di conoscenze e interiorizzazione raggiunto dallo studente8, il quale è invitato a usare parole chiave riguardanti il tema trattato9, come se pulisse il pensiero sino a renderlo una piccola unità di testo poetico.

L’area semantica, l’acqua, è stata analizzata con i criteri indicati di seguito.
Quali sono state le parole chiave pertinenti e precise che ogni studente ha impiegato nella creazione degli haiku?
C’è coerenza tra il titolo dell’haiku e il testo del componimento?
Quanto è evidente la portata espressiva/emozionale dello scritto?
Quanti e quali contenuti riferibili al tema dello sviluppo sostenibile sono stati citati?
Quali dimensioni (economica, ambientale, sociale e istituzionale) dello sviluppo sostenibile sono state evocate?
Quale contenuto di valori ogni prodotto ha fatto emergere?

Un esempio
Di seguito si presentano una foto e la rispettiva scheda di analisi, come esemplificazione dell’attività: gli indicatori e le valutazioni espresse in dettaglio sono stati ideati dalle autrici di questo contributo.

Titolo lavoro

Il sospiro

Materiali e componenti della cornice che richiamino il tema della natura o dello SS
  • La cornice di tappi di plastica incollati su del cartone ondulato ricorda i lavori artigianali dell’Africa povera.
  • I tappi sottolineano la ricerca di un riuso dei materiali
  • La foto è in bianco e nero per non distrarre il lettore con stimoli che possano distogliere la sua attenzione dal tema (ad esempio, guardare il paesaggio)
Aspetto espressivo/
emozionale della foto
Coerenza col testo
Corrispondenza col messaggio

  • Il rubinetto con l’acqua che scende in primo piano, e dietro un paesaggio di savana, offrono una prospettiva completa per la lettura della situazione.
  • Tre piani visivi moltiplicano il tema e le emozioni connesse: acqua, uomo che dipende da essa, paesaggio arido: non è possibile sfuggire alla riflessione perché si ripete.
  • Il ragazzo nero che sta in mezzo rappresenta chi usufruirà della risorsa in un’area dove essa non è così disponibile e vuole costruire empatia, non solo la consapevolezza del problema.
  • Coerenza col testo: sì.
  • Accordo col messaggio: sì.
Aspetto espressivo/emozionale dello scritto
  • L’acqua è una risorsa preziosa (“filo di perle”), che si attende (“finalmente disceso”) e fa parte integrante della propria vita (“Io sono con te”)
Coerenza del titolo con l’haiku
  • Racconta l’emozione di quando, chi l’attende, vede scorrere l’acqua, fonte di sopravvivenza
Parole/Stringhe chiave nell’haiku
  • Preziosità dell’acqua è evocata dalla citazione del filo di perle.
  • L’avverbio finalmente, sottolinea l’avverarsi di un fatto atteso e sperato: l’accesso all’acqua.
  • Il verbo “sono” - “io sono con te” - si riferisce al legame della vita stessa con la presenza di acqua.
Contenuto rispetto allo sviluppo sostenibile
  • Valore materiale dell’acqua
  • Diritto di accesso all’acqua
Dimensioni dello sviluppo sostenibile
  • Ambientale
  • Sociale
Valori rispetto allo sviluppo sostenibile
  • Valori della conservazione ambientale: interdipendenza (fra gli elementi che costituiscono un ecosistema, uomo compreso)
  • Valori della giustizia sociale: bisogni umani primari (che vanno soddisfatti)

Conclusioni

Integrare attività di visual storytelling in un percorso didattico, che ha come obiettivo il promuovere comportamenti sostenibili, è un’attività già coronata da successo in numerosi casi riportati in letteratura e anche nel caso di quello presentato nel contributo.

Note

  • 1C. Petrucco, M. De Rossi, Narrare con il digital storytelling a scuola e nelle organizzazioni, Carocci Roma, pp. 7-10.
  • Digital Storytelling: Cos’è, come utilizzarlo nella didattica, con quali strumenti si realizza
  • 3Seeing is Believing. A Guide to Visual Storytelling Best Practices 
  • 4Ibidem.
  • 5C. Petrucco, M. De Rossi, op. cit.
  • 6M.C. Nussbaum, Upheavals of thought. The intelligence of emotions, Cambridge University Press, Cambridge 2001 in M. Ojala, op. cit 
  • 7Il lavoro è stato svolto durante l’anno scolastico 2014 - 15 presso l’ITI “E. Majorana” di Grugliasco (TO), dalla classe IIC, all’interno del progetto REDDSO, a cura della professoressa Loredana D’Orta e del professor Caucino. Il progetto REDDSO ("Régions pour le développement durable et solidaire/Regioni per lo sviluppo sostenibile e la solidarietà internazionale”) ha stabilito - a partire da un'alleanza tra Istituzioni regionali piemontesi, ONG e università - un ambiente di apprendimento che ha incoraggiato percorsi scolastici di educazione per lo sviluppo sostenibile e la solidarietà internazionale, finanziando le migliori proposte.
  • 8E. Eisner, The Educational Imagination: on the design and evaluation of school programs, Pearson Educational London, London 2002 in M.A. Bogina, B.R. Roberts op. cit
  • 9M.A. Bogina, B.R. Roberts, op. cit.

 

Daniela Beria è laureata all’Università di Torino in Lettere Moderne, Filologia Italiana. Insegna Discipline letterarie e Latino, come docente titolare, in un Liceo Scientifico vicino a Torino. Ha seguito seminari a livello istituzionale (Politecnico di Torino, 1998, Corso di Perfezionamento in Museografia; Università di Torino, 2015, Corso sulle Digital Humanities ‘Lagrange e Cicerone al computer’). Ha ricoperto incarichi nell’organizzazione scolastica occupandosi di orientamento post diploma e di progettazione curricolare ed è appassionata di didattica innovativa delle discipline umanistiche.

Matilde Mundula, laureata nel 1982 in Scienze Naturali presso l’Università di Torino, insegna nella Scuola secondaria di secondo grado. Nel 2016 è divenuta dottore di ricerca presso Scuola di Dottorato in Scienze Umane e Sociali (indirizzo Scienze dell’Educazione) dell’Università di Torino, con una tesi sull’Educazione allo Sviluppo Sostenibile. Ha frequentato il Corso di Perfezionamento “Qualità della Scuola e della Formazione” presso l’Università di Padova, da anni è membro attivo della comunità educativa locale. Ha pubblicato alcuni titoli relativi alla didattica delle Scienze naturali.

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