Insegnare Scienze della Terra per formare cittadini attivi
L’apprendimento delle Scienze della Terra da tempo non può più essere considerato un mero esercizio intellettuale, ma deve svolgersi in uno scenario di cittadinanza attiva che, pur muovendosi dalle necessarie conoscenze, spende le stesse in un esercizio di realtà. Se all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso la necessità che le risorse naturali fossero protette, preservate, opportunamente razionalizzate per il beneficio delle generazioni future diventava tema di attualità – e la conservazione della natura si affiancava al diritto a libertà, uguaglianza e ad adeguate condizioni di vita – a quasi cinquant’anni di distanza gli obiettivi insiti in queste visioni non possono dirsi raggiunti.
Infatti, mentre si è progressivamente evoluta una prospettiva intellettuale sempre più complessa – che connette ambiente, società, economia e istituzioni – le azioni reali faticano a realizzarsi e sono ancora spesso sbilanciate verso uno di questi ambiti, frequentemente quello economico. Ciò come se fosse ignoto il fatto che, in assenza di risorse naturali disponibili, nessuna società, e tantomeno l’economia che questa stessa svilupperebbe, potrebbero esistere.
Oggi, l’urgenza di proteggere l’ambiente naturale si è trasformata nell’esigenza pressante di apprendere e realizzare una gestione integrata degli ecosistemi che possa garantirne rigenerazione, ripristino, resilienza, mentre nei documenti delle Organizzazioni internazionali lo sviluppo viene ormai inteso come promozione di modelli sostenibili di produzione e consumo che garantiscano il benessere umano fino all’eradicazione della povertà. Tuttavia, anche se i termini “sostenibile” ed “equo” sono diventati comuni nel vocabolario politico globale, essi stentano a divenire norma e poi condotta quotidiana del singolo, di tutti.