Con l’inizio della cosiddetta fase 2 le famiglie italiane vivono, ciascuna a modo proprio, uno stato confusivo da stress post-traumatico dovuto, più che al lockdown effettivo e alle sue restrizioni, a tutto ciò che esso ha comportato nel rileggere il proprio presente e soprattutto il proprio futuro: per i fortunati che non devono annoverare tra le disgrazie di questa primavera la perdita di qualche persona cara, si contano in ogni caso danni lavorativi, perdite più o meno gravi di denaro, l’annullamento di progetti intrapresi o solo abbozzati, ma soprattutto un senso di grande smarrimento rispetto a pianificazioni e punti di riferimento che si ritenevano certi.
La corsa libera del virus per il pianeta ha fatto letteralmente crollare il senso di protezione e di benessere che i nostri molteplici comfort, i nostri sistemi assicurativi e le nostre conquiste sanitarie parevano aver ormai cementificato intorno alle nostre quotidianità.
Piano piano, però, con qualche tremore e tanta voglia di normalità, con consapevolezze nuove acquisite nel tempo sospeso e desideri maturati tra le mura domestiche, le famiglie di tutto il paese hanno riacquistato molte libertà. Hanno anche la certezza che la scuola rimarrà chiusa fino a settembre. E che le modalità di riapertura sono tutte da inventare.
I media hanno già tracciato grafici e statistiche che evidenziano le caratteristiche delle vacanze italiane: mascherine indossate tra il comprensibile fastidio e qualche vezzo glamour, esclusione di mete all’estero, scelte parsimoniose, in luoghi vicini, adatti anche a vacanze mordi e fuggi o con pendolarismo di qualche familiare che non potrà godere del solito periodo di ferie.
Il mondo della scuola è già proiettato verso settembre, mentre la DAD (Didattica A Distanza) ha fatto quello che ha potuto, traghettando gli studenti fino alla conclusione di questo anomalo anno scolastico, nella consapevolezza che la situazione straordinaria richiederà modalità straordinarie, anche discontinue rispetto a quelle abituali, per dare valore all’impegno, alla partecipazione e più in generale all’evoluzione di ogni bambino durante l’“avventura scolastica” che ha vissuto da casa. Sempre in questo mese i docenti sono chiamati a decidere quali strumenti suggerire per accompagnare gli alunni al ripasso e alla rielaborazione degli apprendimenti nel periodo delle vacanze, ben sapendo che sarà cruciale un lavoro di consolidamento da parte degli alunni e che dovranno potersi dedicare al lavoro in autonomia.
Per la comunità dei docenti, messa a dura prova ma anche stimolata, sfidata a trovare nuove forme per esercitare la propria professionalità, sarà un’estate di pianificazione e esercizio di creatività, nella consapevolezza che le forme di distanziamento sociale e le precauzioni presenti nella fase 2 potranno proseguire ancora per lungo tempo e che non possiamo escludere lo scenario che abbiamo vissuto nella fase 1.
Quest’estate, nella sua anomalia, sarà però preziosa e piena di bellezza per i nostri alunni come preziosa è qualunque altra estate, per chi ha 6, 8 11 anni o più. Perché l’estate, indipendentemente dalla meta delle vacanze, è il tempo in cui crescono i desideri. Unica e irripetibile. Sarà l’estate in cui alcuni bambini avranno perso 3 denti, conosciuto un amico speciale, imparato a nuotare, avranno pianto di paura quando è andata via la luce, si saranno addormentati in macchina e risvegliati nel loro letto. L’estate in cui avranno fatto l’orto con il papà o imparato le tabelline con le filastrocche della nonna.
Ci piacerebbe che questa estate – spenti gli schermi della DAD – rimanesse il contatto tra la scuola e la vita fuori dalla scuola, tra i saperi che si coltivano sottolineando le pagine di un libro di storia e quelli che si acquisiscono ascoltando i racconti di un nonno nato in tempo di guerra.
Giochiamo allora con voi a immaginare fili leggeri, capaci di sostenere gli alunni nel vivere al meglio la loro estate, mantenendo quella comunicazione aperta e affettiva con compagni e docenti che negli ultimi mesi si è affidata alle videolezioni e alle storie audioregistrate, con modalità diverse, senza cioè l’urgenza di essere “online”, ma per esempio affidando a un diario di bordo o a uno scrapbook, un albo fotografico commentato, o a un semplice blog le conquiste e i momenti significativi della propria estate.
Ci piace pensare che dall’esperienza personale di ciascun docente potranno nascere proposte di “lavoro a distanza”, adatte a fare di questa estate un tempo di vacanza per i bambini e le loro famiglie, un tempo di riposo e distensione rispetto all’impegno richiesto durante la fase della DAD, ma anche un periodo generativo in cui i bambini possano consolidare apprendimenti su cui costruire la ri-partenza a settembre.
Condividiamo qui allora un gioco di immaginazione, che potremmo svolgere noi docenti prima di pensare ai compiti delle vacanze per i nostri alunni: la sfida è elencare 10 cose che abbiamo sperimentato durante il periodo della didattica a distanza e che non vogliamo perdere, ma promuovere e rafforzare, in forme e modalità anche differenti, quest’estate e quando rivedremo i nostri alunni finalmente a scuola.