Buongiorno dottoressa Gonella,
innanzi tutto grazie per voler mettere a disposizione di famiglie, educatori e insegnanti le sue competenze professionali. Gli eventi che abbiamo vissuto e in parte ancora viviamo in questo 2020 così anomalo, per certi aspetti senz’altro tragico, per altri di crescita e assunzione di nuove consapevolezze, non vanno lasciati al silenzio delle nostre elaborazioni interiori ma esternati, condivisi, in famiglia senz’altro, e poi anche a scuola, luogo prezioso per la riflessività collettiva.
Dopo la già enorme tempesta di notizie e opinioni sul tema, perché è importante, al ritorno a scuola, parlare del covid-19 e di quello che il lockdown e tutti i cambiamenti derivati dalla pandemia hanno generato nei bambini, a livello emotivo?
Dal mio punto di vista è molto importante che gli insegnanti possano iniziare l’anno affrontando questi temi, perché i bambini hanno bisogno di riprenderli con una mediazione adulta, cioè con una guida che possa aiutarli a dare un nome alle diverse emozioni che si sono avvicendate negli ultimi mesi e a leggere insieme gli accadimenti interiori. Abbiamo vissuto infatti diverse fasi: un primo periodo in cui erano prevalenti meccanismi di difesa volti alla negazione, in cui, nonostante il confinamento domestico, predominava l’Italia orgogliosa e positiva, fatta di inni e striscioni fiduciosi, poi un periodo più difficile e ripiegato, con emozioni intensissime e dolorose, quando i dati e le notizie di morte, il bollettino giornaliero della Protezione Civile con il numero dei contagi e le immagini degli ospedali ci rimandavano una situazione che stava dilagando in modo impressionante; qui hanno preso corpo lo smarrimento, l’ansia, l’angoscia di morte, la solitudine, l’impotenza, la rabbia, la paura, il senso di isolamento. I bambini hanno attraversato queste fasi accanto alle loro famiglie, che hanno messo in campo ciascuna le proprie risorse, ma si è intuito, e gli studi effettuati e pubblicati lo hanno confermato, che essere esposti a queste emozioni per un periodo prolungato avrebbe potuto portare moltissime persone a sviluppare i sintomi del Disturbo post- traumatico da stress.
A scuola la situazione si presenterà dunque disomogenea, a seconda di come i bambini avranno vissuto le emozioni all’interno del proprio nucleo familiare. Aggiungo che – oltre agli eroi giustamente acclamati negli ospedali e negli ambulatori – gli altri eroi, più nascosti, sono state proprio le famiglie, sulle cui spalle si è rovesciato un carico pesantissimo di responsabilità.
I bambini potranno beneficiare allora di una rilettura collettiva di quanto accaduto in questo straordinario periodo, perché in questo modo non saranno lasciati soli nell’elaborare i propri vissuti: rischierebbero infatti di amplificare in modo irreale situazioni o al contrario di fuggire nella negazione di paure e disagi attraversati.
Secondo la sua esperienza, quali sfide educative attendono i docenti in questo periodo di accoglienza e ripresa lavori, dopo tanti mesi di chiusura delle scuole? E quali sono le urgenze per una ripartenza all’insegna del benessere di bambini e ragazzi, rispetto a un anno scolastico che si profila intenso, ricco di incertezze e sicuramente già fitto di aspetti didattici da colmare?
Sicuramente i docenti inizieranno l’anno scolastico con maggiori ansie e preoccupazioni rispetto al passato. Dovranno districarsi tra urgenze didattiche, nuove norme da conoscere e far rispettare, bambini da ri-accogliere dopo una lunga distanza in un contesto mutato.
Mi sento di dire che i docenti non devono però farsi prendere dalla fretta nel recupero didattico e nella ripresa delle attività. Possono invece lavorare da subito sulla comprensione emozionale di quanto è accaduto ai bambini: infatti se i bambini comprendono interiormente ciò che hanno sentito e vissuto possono evitare meccanismi difensivi che spesso sono necessari alla sopravvivenza ma rischiano di diventare disfunzionali. Una comprensione e assunzione di consapevolezza tra l’altro permetterà anche ai bambini di accettare meglio e più responsabilmente le nuove regole, che non verranno pertanto calate dall’alto ma spiegate all’interno di una riflessione condivisa.
Per i bambini e i ragazzi che vivranno il cambio ciclo sarà particolarmente disorientante l’inizio dell’anno scolastico perché sono mancati quei percorsi che solitamente si attuano proprio per permettere loro di visualizzare il nuovo contesto che andranno ad “abitare”. Si potranno trovare improvvisamente con compagni e docenti nuovi, senza aver ritualizzato un saluto al vecchio gruppo classe e aver avuto tempo e modo di studiare il nuovo ambiente.
Quali ritiene siano i disagi più prevedibili, in ambito scolastico e in famiglia, tra i bambini e i ragazzi che hanno sofferto nel periodo acuto della pandemia e che non hanno avuto occasione di esplicitare i propri vissuti emotivi e di trovare modalità sane per organizzare paure, disorientamento e perdita di certezze?
Come troveremo i ragazzi, in generale, dipenderà molto da come loro hanno vissuto il periodo di lockdown e le fasi successive nelle rispettive famiglie. Dopo una prima fase di vita familiare in cui generalmente ci si è sentiti rassicurati dallo stare in casa, nella “tana”, in un clima protettivo e rassicurante, sono emersi nuovi elementi che potrebbero aver preoccupato e angosciato gli adulti, quali lutti, perdita del lavoro, disagi organizzativi, preoccupazioni per gli anziani. Possiamo presumere che tali esperienze siano entrate nel clima emotivo familiare destabilizzandolo.
Potranno arrivare quindi a scuola bambini ancora preoccupati, o che hanno sviluppato aspetti traumatici, e dunque poco disponibili alla concentrazione e all’ascolto, iperattivi, agitati, o magari apparentemente tranquilli per poi mostrare improvvise “esplosioni” emotive… Altri invece potranno essere più “frenati”, timorosi, perché più ansiosi, altri ancora con un atteggiamento di opposizione alle regole se sarà prevalente il meccanismo della rimozione di quanto accaduto. Ritroveremo i bambini in un clima emotivo variegato.
Perché lavorare in gruppo e confrontarsi, attraverso semplici attività, nel tempo scuola può favorire il recupero o il mantenimento di un equilibrio emotivo degli alunni?
Le attività che ho pensato sono nate insieme alle storie che ho scritto, la prima proprio durante la primissima fase del lockdown, dedicata alle famiglie, per aiutarle ad affrontare il tema del virus e delle emozioni che questa emergenza sanitaria ha portato. La seconda storia affronta le fatiche del lutto, dell’ansia, della perdita del lavoro, delle emozioni legate alla crisi che la pandemia ha generato e suggerisco agli insegnanti di consigliarne la lettura alle famiglie che hanno vissuto esperienze di perdita e di lutto. La terza storia è proprio legata alla ripresa della scuola; le attività sono semplici, alcune propongono disegni, altre sono pensate per sollecitare una conversazione di gruppo, in semplicità: il gruppo, in tutti i contesti in cui si lavora su emergenze emotive, è sempre una risorsa, un luogo di accoglienza e contenimento, un luogo dove poter portare le emozioni intense provate. Se riusciamo a far sì che la classe sia percepita come luogo sicuro in cui poter condividere con il gruppo i propri vissuti, creiamo le condizioni per un clima sereno e un contesto di fiducia in cui sentirsi collaborativi. Il quadro emotivo prima descritto potrebbe essere di difficile contenimento, ma, se gli insegnanti sapranno accoglierlo sarà mitigato e non sarà di ostacolo alla ripresa in serenità della didattica. Tra le attività, oltre alle schede che si propongono di aiutare i bambini a riconoscere l’esperienza vissuta durante il lungo periodo di lontananza dalla scuola, ci sono anche la creazione di un motto per ricordarci le sfide di questo tempo e la bellezza di affrontarle insieme, l’invenzione giornaliera di giochi che permettano di divertirsi mantenendo il distanziamento, elementi che aiutano a riflettere e al tempo stesso alleggerire il clima necessariamente “iper-normato”.
Tra le proposte di lavoro che volentieri pubblichiamo (scarica il PDF con le attività >>) insieme alla presente intervista trovo sia particolarmente preziosa l’attività CHE COSA È CAMBIATO DENTRO DI ME?, solo apparentemente personale, nel senso che cela, all’interno di una riflessione prima di tutto individuale, il senso dell’essere insieme cittadini consapevoli nel nostro tempo, meraviglioso ma anche complesso. Come pensa che i bambini possano rispondere, in contesto scolastico, a questo stimolo di consapevolezza, come si può far emergere al massimo il senso di crescita collettiva che possiamo sperimentare insieme?
L’esperienza di ripercorrere insieme a scuola quanto è successo è preziosa perché permette ai bambini di uscire da una dimensione ego-riferita e ritrovarsi insieme alle riflessioni dei compagni. Ho usato la metafora del seme del cambiamento come modo per aiutare i bambini a comprendere che le situazioni difficili, se non sono subite passivamente, generano importanti cambiamenti interiori perché aiutano a crescere e maturare. Il senso della perdita ci ha sicuramente portato un insegnamento; non parlo solo di chi ha perso persone care, ma della perdita della vicinanza, della perdita di libertà, della perdita di abitudini consolidate. Tale perdita, se riconosciuta e rielaborata, potrà aiutare i bambini a riflettere sull’importanza dell’altro, dello stare insieme, aiutandoli ad apprezzare non solo le cose concrete cui temporaneamente si è dovuto rinunciare, ma il valore del gruppo, dell’essere parte attiva di una comunità, della condivisione, degli affetti… Io penso che i bambini avranno modo di esprimere bene che cosa sentono di aver imparato e cosa è cambiato o sta cambiando in loro e sapranno stupirci. Agli insegnanti starà il compito di elaborare le forme con cui accogliere e raccogliere le diverse testimonianze, a partire da elaborati creativi (un grande albero i cui rami portano le nuove consapevolezze acquisite?) o perché no multimediali, oppure ancora una rappresentazione teatrale per i genitori, in modo che insieme si dia voce a un’esperienza forte e generativa, perché attraversare insieme con consapevolezza questa difficile fase aiuterà tutti noi a crescere.
I racconti di Anna Gonella sono stati pubblicati dalla fondazione SolidAL onlus di Alessandria, con il Centro Studi Cura e Comunità per le Medical Humanities, e possono essere scaricati dal sito della fondazione, in cambio di una piccola donazione.