"Il bambino impara a parlare perché non c’è nessuno che glielo insegna!"
(M. Montessori)
Con questa paradossale citazione, vorrei provare a suggerire un’immagine di scuola in cui ritornare sia un reciproco confrontarsi, la gioia del racconto, lo spazio del “sai cosa ho imparato al mare?”, il tempo per riorganizzare ritmi e atmosfere, con la necessaria malinconia ma anche con l’entusiasmo di poter insegnare ciò che si è appreso durante il lungo tempo delle vacanze. Perché l’estate, lo abbiamo già detto in parecchi contributi, è tempo di apprendimenti importanti e solitamente si tratta di apprendimenti che avvengono sperimentando, in situazione, senza che si riceva alcuna lezione istituzionale.
Le scuole ormai quasi sempre organizzano un’attenta progettazione di quella fase del percorso didattico annuale che comunemente chiamiamo ACCOGLIENZA. Una prima questione che qui propongo è di riflettere su quanto di fatto si faccia “accoglienza”, cioè si concedano spazi, tempi ed energie per ritrovare gli alunni con i loro nuovi saperi, i loro nuovi sentire e percepire il mondo (sappiamo bene che spesso in un’estate avvengono rivoluzioni cardio-spirituali!) e quanto invece sia un rieducare allo schema dove chi insegna siamo noi e chi sta ad ascoltare e a digerire i ritmi nuovamente incalzanti siano loro: i nostri cari alunni!
A volte ai primi di settembre i docenti sembrano avere già paura di “perdere tempo”. È una sensazione comprensibile ma che va lasciata fuori dall’aula, nella convinzione che più tempo “perdiamo” ad ascoltare i bambini, con i loro quesiti e le loro testimonianze, più avremo materiale autentico su cui costruire apprendimenti significativi.
Quest’anno, a giugno, oltre ad assegnare uno strumento molto leggero di ripasso, chiedendo di svolgerlo dopo la metà di agosto e non prima, ho regalato a ciascuno dei miei alunni un quadernino colorato sulla cui prima pagina era presente una lettera dedicata a ognuno. Un oggetto personale con una comunicazione personale che riepilogava momenti vissuti insieme e voleva essere di augurio per una buona vacanza, con parole dedicate, individualizzate. Sul quadernino sono anche suggeriti alcuni esempi possibili di attività che i miei alunni potevano elaborare, dal disegno di elementi naturali esplorati al confronto di misure di oggetti a racconti e resoconti di eventi, luoghi, accadimenti della lunga estate di vacanza. Ma lì terminavano le indicazioni. Di fatto si è trattato di un’assegnazione di lavoro libero. Un lavoro libero differente da quello che si fa a scuola, dove sono predisposti materiali-stimolo. Un lavoro libero che si fida e si affida alla bellezza degli stimoli che i bambini possono trovare nel loro tempo libero estivo, nei loro viaggi familiari.
Il lavoro libero ha garantito quella sensazione di autonomia e suscitato al tempo stesso un forte senso di responsabilità nei confronti del lavoro estivo: ho ricevuto quaderni traboccanti di racconti, ricette, descrizioni, misurazioni di sassi, conchiglie e perfino di cibo, disegni con simmetrie, disegni dal vero di piante e animali, problemi inventati e risolti, conti fatti in gelateria, somme eseguite al supermercato, ecc.
Un enorme e prezioso lavoro contestualizzato, mai astratto, vissuto durante e dentro le vacanze. Pervaso di tutti i colori, i profumi e le sonorità delle vacanze di ciascuno.
E probabilmente è piaciuto così tanto farlo perché ogni bambino si è sentito competente, autoefficace nel proporre e scrivere il lavoro, alla guida salda del proprio operato.
Accoglienza allora, per prima cosa, può essere valorizzare questa immensa ricchezza prodotta dagli alunni e in cui loro sono indiscussi protagonisti. Proprio una mia alunna, che ho incontrato per caso nelle mie rotte estive, mi ha chiesto se fosse possibile scambiarsi i quadernini colorati a settembre: era curiosissima di mostrare agli amici che cosa aveva fatto e di conoscere quali idee e quali lavori avrebbero presentato gli altri. L’ho trovata una splendida idea!
Una seconda questione su cui possiamo ragionare, rispetto all’accoglienza al rientro a scuola, è l’opportunità di richiamare alla memoria esperienze, conoscenze e abilità specifiche, disciplinari, acquisite nel precedente anno scolastico. Prima di cominciare nuovi argomenti che chiedono il pieno “dominio” di altri argomenti affrontati in precedenza, è utile soffermarsi ancora un po’ su quanto è stato oggetto del precedente anno scolastico.
Una strategia “accogliente” per riavviare procedure, modalità di lavoro e contenuti può essere quella del lavoro in autocorrezione, utilizzato sia nelle scuole Montessori sia nelle scuole Senza Zaino, ad esempio. Gli alunni possono trovare a scuola diversi materiali o proposte didattiche che l’insegnante avrà oculatamente selezionato e sapere di doversi esercitare su tutto, ma lo potranno fare individualmente – o a coppie, o a gruppi – scegliendo quali materiali/ proposte affrontare prima, quali dopo. La presenza delle soluzioni permetterà un’autovalutazione obiettiva e guiderà gli alunni a esercitarsi maggiormente laddove commettono più errori e passare invece ad altri materiali laddove non si necessita di consolidamento.
Un’altra modalità “accogliente” per riprendere il lavoro è senz’altro l’utilizzo della didattica ludica. Organizzare una tombola delle tabelline, un domino delle frazioni, o un gioco dell’oca con le difficoltà ortografiche, ma anche semplici attività che uniscano contenuti a lavoro manuale (costruire insieme le flashcard per i vocaboli di inglese, realizzare insieme il tabellone delle figure geometriche piane che conosciamo…) possono essere modalità non frustranti di riprendere argomenti astratti altrimenti un po’ noiosi. Ci sono molti giochi in cui si può imparare, si “ripassa”, si consolida o si “riprende dimestichezza”. Si tratta di usare la fantasia e di aver voglia per primi di giocare, di creare un contesto divertente. Ricordiamoci che spesso la nostra predisposizione condiziona e orienta l’umore di classe.
Se cercate idee o spunti per attività nella fase di accoglienza, sul sito sono disponibili Risorse per il Back to School per docenti della Scuola primaria.
E per chi varca per la prima volta l’ingresso della Scuola primaria?
Quando – come mamma – accompagnai mia figlia al suo primo giorno di Scuola primaria, non avevo ben chiaro come fossero congegnati i progetti di accoglienza ma avevo ben impressi gli sguardi incerti di tanti bambini in arrivo dalla scuola dell’infanzia, bambini incuriositi ma anche un po’ timorosi, bambini guardinghi o timidamente in cerca di avventure. Equilibristi su un crinale. Diversi nel vivere le emozioni, ma tutti con un bisogno. Essere conquistati e portati in viaggio. Ricordo di aver pensato: “Se dovessi incontrare questi bambini per la prima volta come maestra, oggi, mi presenterei vestita da Biancaneve, pur di vederli sorridere sereni”. Chiaramente questo pensiero è solo un’immagine che oggi uso per sottolineare quel desiderio di avvolgere, coinvolgere, e – scomodando quanto diceva Paolo Mottana nel suo “Caro insegnante” – sedurre chi si affaccia per la prima volta al mondo della Scuola primaria. Perché cominciare bene è importantissimo e ogni nuovo alunno merita di vivere un incontro entusiasmante con la scuola.
L’accoglienza in classe prima della Scuola primaria è un percorso cruciale per tutto l’iter formativo a seguire. Contiene in sé obiettivi formativi che riguardano la conoscenza del contesto scolastico, la costruzione di rapporti interpersonali positivi, l’attivazione di un dialogo aperto con i compagni e con gli adulti di riferimento, la comprensione delle regole del vivere comune.
“Sono le attività proposte in questa fase che favoriscono l’inserimento e l’integrazione, rivestendo una grande importanza per il bambino che inizia la vita scolastica e ha bisogno di un clima sereno, di affrontare con gradualità gli impegni, di vivere esperienze motivanti e significative in spazi accoglienti: anche l’apprendimento viene facilitato se inserito in un clima relazionale piacevole e positivo.”
(M. Bellandi, Costruire le basi, Pearson Italia 2014)
L’accoglienza all’ingresso della Scuola primaria è anche una preziosa opportunità per i docenti di osservare e comprendere le caratteristiche più evidenti di ciascun bambino. Si tratta di una fase in cui è utile proporre situazioni stimolanti che permettano di raccogliere e organizzare una serie di informazioni sugli alunni inseriti nel nuovo contesto formativo. Sarà importante poter verificare aspetti cognitivi dei nuovi alunni, ma anche motivazionali, relazionali ed emotivi.
Per guidare e sostenere i docenti a un vero e proprio rilevamento d’ingresso rispetto ai prerequisiti e alle abilità di base (abilità specifiche e trasversali) su cui poi è possibile avviare il percorso didattico, abbiamo messo a disposizione i materiali elaborati da Margherita Bellandi nel volume Costruire le basi, Pearson Italia 2014 (Risorse per il Back to School per docenti della Scuola primaria).
I materiali supportano il docente nella verifica del grado di acquisizione delle abilità di base riferite a quattro grandi dimensioni:
- la dimensione percettiva, corporea e della motricità fine;
- la dimensione dell’orientamento spaziale e temporale;
- la dimensione linguistica
- la dimensione logica.
In base ai risultati del rilevamento, sarà cura dei docenti andare a consolidare, stimolare e rafforzare quelle abilità di base che non sono ancora ben acquisite attraverso attività opportune, possibilmente all’interno di contesti esplorativi e sperimentali.
Oltre al possibile test per il rilevamento, nella fase di accoglienza è utile impostare giochi e attività semplici che permettano ai bambini di “presentarsi al gruppo attraverso il proprio agire” (E. Francalanci, La matematica è un’emozione, ed. Junior 2014).
Semplici attività come una rappresentazione libera attraverso la tecnica del collage, per esempio, permettono ai docenti di osservare come i bambini gestiscono i materiali, come interagiscono con i pari, quali abilità di ritaglio possiedono, come utilizzano lo spazio del foglio per comporre il proprio elaborato… Al tempo stesso nessuno si sente sotto esame e la tipologia di lavoro è rassicurante per i nuovi alunni.
I docenti, grazie alla proposta di attività già note ai bambini, possono “perdere tempo” a osservare i bambini che sono stati loro affidati. Una perdita di tempo necessaria e fortunatamente entusiasmante. Perché dietro all’agire di ogni bambino sta il mondo in costruzione.