Pronto, scuola? Come va con le famiglie?

L'intervista a Caterina Borruso e Daniela Guzzi

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Uno sguardo sulla salute del rapporto scuola-famiglia, in dialogo con la psicologa e psicoterapeuta Caterina Borruso e la pedagogista e formatrice Daniela Guzzi.

intervista di Laura Papetti

Caterina e Daniela, da anni lavorate per un consultorio familiare in Brianza, dunque siete continuamente a contatto con il mondo delle famiglie, e nello stesso territorio lavorate come professioniste, ciascuna con la sua specializzazione, a progetti educativi nelle Scuole primarie e secondarie di primo grado. Vi chiedo di provare a focalizzarvi in particolare sulla Scuola primaria e, utilizzando il vostro osservatorio, di raccontarci che cosa emerge dello stato di salute del rapporto tra la scuola e le famiglie, oggi.

Caterina: A mio avviso gli insegnanti, o potremmo dire le maestre - visto che in stragrande maggioranza nella Scuola primaria sono donne - in questo momento sono in posizione difensiva, si sentono troppo esposte, vulnerabili, e non di rado utilizzano “l’esperto” che entra nella scuola come messaggero più “titolato”, più autorevole, per far avere comunicazioni delicate alle famiglie.
C’è una tendenza a cautelarsi dietro a certificazioni e segnalazioni, sicuramente eccessiva, mentre d’altro canto genitori più competenti e presenti sono però spesso refrattari a comunicazioni che riguardano le difficoltà del proprio figlio.
I genitori, d’altra parte, sono più ansiosi e controllanti. Genitori molto impegnati ma forse proprio per questo con l’esigenza di esserci, di avere il controllo su ciò che accade nella vita scolastica del proprio figlio.

Daniela: Quello che osservo è che in generale c’è maggiore “preoccupazione” da parte delle famiglie rispetto al percorso scolastico del proprio figlio, che da un lato è un segnale positivo, perché significa maggiore investimento e presa in carico della sua crescita, anche culturale, maggiore interesse, dall'altro significa anche maggiore ansia in circolo. Ed è proprio nella primaria che si evidenziano possibili fatiche e difficoltà che magari alla Scuola dell’infanzia erano latenti o ancora non venivano sottolineate in maniera così ancorata agli apprendimenti.

Accanto a questo aspetto, osservo come elemento ricorrente la solitudine del docente, esposto e spesso solo rispetto a un gruppo genitori che sempre più spesso è forte. I genitori hanno oggi immediata possibilità di fare rete, di trovarsi, di organizzare una mailing list o una chat WhatsApp, che può essere risorsa ma anche tam tam di preoccupazioni e timori. Oggi i docenti devono tener conto sempre di più anche di questo aspetto, nelle loro comunicazioni. Quando comunicano con una famiglia, spesso mandano una comunicazione che si riverbera poi nel gruppo genitori.


Rispetto al rapporto della scuola con le famiglie, quali passi secondo voi sono stati fatti, che ci conducono oggi nella direzione di un rapporto “in buona salute”, e quali invece restano ancora da fare, o sono verbalmente dichiarati ma poco attuati?

Caterina: Un buon lavoro oggi diffuso riguarda l’accoglienza dei bambini e delle famiglie nella Scuola primaria. A partire dagli Open day, ai progetti di continuità tra Scuole dell’infanzia e  Scuole primarie, alle settimane di accoglienza a inizio del percorso nella Scuola primaria... Ecco, questi sono tutti momenti e situazioni in cui i genitori sono coinvolti, informati, resi consapevoli di ciò che avviene all'interno della scuola, a tu per tu con la classe dei loro figli e con i docenti.
Pensando ai passi che potrebbero essere fatti: a mio avviso i momenti collegiali istituzionali, previsti dalla scuola come momenti di comunicazione, potrebbero essere sfruttati meglio, non tanto per elencare informazioni e dare indicazioni burocratiche (che possono certamente essere parte dell’incontro, ma spesso diventano l’unico tema della riunione), ma proprio per confrontarsi sul lavoro che si fa a scuola e su come si possa collaborare. A volte gli insegnanti si lamentano del fatto che nel corso del tempo le assemblee sono sempre meno partecipate, ma dovrebbero anche domandarsi il perché. Sempre più genitori molto impegnati, sapendo che l’assemblea sarà un elenco di avvisi, delegano al rappresentante e non si presentano. È un peccato, un’occasione persa.

Daniela: Trovo che nel tempo si siano evolute molto bene anche le feste scolastiche, da recite “preconfezionate” a momenti di condivisione, dalla camminata delle famiglie insieme ai laboratori che coinvolgono genitori e figli all'interno di un momento di festa della scuola. Questi momenti apparentemente informali attivano relazioni, sollecitano a sentirsi parte, creano partecipazione e generano consapevolezza di ciò che vive il proprio figlio a scuola.
Proprio queste occasioni sono a mio parere ancora poche e proprio queste andrebbero maggiormente curate o mantenute costanti, mentre a volte si riducono ancora a troppo pochi adulti (spesso sempre gli stessi) coinvolti in piccole necessità della scuola (il genitore che viene a imbiancare, i nonni che vengono a vangare l’orto scolastico…).


Quando i valori di riferimento dovessero essere diversi, tra la famiglia e l’insegnante, che cosa si fa? Oggi il panorama di modelli educativi familiari è molto variegato…

Caterina: È difficile, e negli anni ho avuto modo di vedere l’importanza, per esempio, del mediatore culturale. Non si tratta di tradurre, ma di accompagnare famiglie e scuola a comprendere il senso e l’origine di alcune abitudini culturali, mettendo sempre al centro il benessere del bambino coinvolto. Oggi si vede sempre meno questa figura, ma ha un ruolo molto importante, in tandem con il docente a cui si richiede di avere grande sensibilità e grande rispetto anche per ciò che è distante dal proprio modo di vedere e dalle proprie abitudini culturali.

Daniela: Pensando a comunicazioni su aspetti educativi, credo sia importante sempre di più aver costruito prima una relazione, che permetta un terreno fertile di dialogo dove, anche quando dovessimo affrontare un tema complesso sul quale non abbiamo lo stesso sguardo, dobbiamo ragionare insieme, siamo aperti e ci diamo l’opportunità di costruire una soluzione che vada bene per quel bambino e per il suo percorso educativo.


Finora abbiamo parlato di genitori e docenti. Come possono partecipare, i bambini, al rapporto scuola-famiglie? Ci sono modi in cui possono essere resi più partecipi? Alcune sperimentazioni prevedono proprio la presenza degli alunni ad alcuni momenti collegiali o durante i colloqui con i genitori.

Caterina: È un’esperienza che ho visto praticare per iniziativa di alcune singole insegnanti e a mio avviso è stata molto positiva. Ha permesso di responsabilizzare molto i bambini, a quel punto consapevoli di ciò che si dice di loro e intorno a loro, e permette poi di lavorare con i bambini al rispetto di accordi presi proprio con loro. Soprattutto nelle classi dei più grandicelli, diventa un momento di crescita, in cui si sentano davvero protagonisti del loro percorso di crescita.
Un altro momento istituzionale che potrebbe essere valorizzato è la consegna della pagella o, adesso che abbiamo sempre più diffusamente il documento elettronico, il colloquio di restituzione finale. Spesso capita che qualche bambino venga a scuola a salutare la maestra, ma questo momento potrebbe essere riempito di senso rendendolo proprio un momento sereno di bilancio dell’anno trascorso insieme, delle fatiche e dei successi, in vista di nuove sfide e nuovi passi da vivere insieme nell'anno successivo.

Daniela: Anche per i più piccoli presenziare a un momento di confronto tra scuola e famiglia può essere un momento forte, in cui sentano concretamente l’alleanza scuola-famiglia. Certamente va costruito bene il modo in cui si comunica e si rinforza davanti ai bambini questa alleanza educativa.


Ultima domanda: che consiglio dareste a un docente neo-immesso, cioè che inizia il suo primo anno scolastico di ruolo, finalmente con la “sua” classe, rispetto al tema di cui abbiamo chiacchierato finora?

Caterina: Di spendere tempo ed energie, soprattutto all'inizio, a costruire il dialogo con i genitori, perché avere dei genitori fiduciosi permette di lavorare bene con i bambini. Anche perché in classe oltre ai bambini sono sempre presenti, anche se non fisicamente, le loro famiglie, la loro cultura educativa.

Daniela: Di togliersi dalla preoccupazione negativa e passare alla pre-occupazione, nel senso di “occuparsi prima”, prima di tutto dei bambini insieme al contesto che portano con loro, sentendosi corresponsabili della loro educazione, in modo aperto e a-valutativo rispetto alle famiglie. Questo non significa coccolare a tutti i costi i genitori, ma stabilire un clima di franchezza e fiducia che permetta poi anche di dirsi serenamente ciò che è utile per il benessere dei bambini.

Caterina: Aggiungo che i docenti oggi, a mio avviso, hanno bisogno di maggiori spazi di riflessione condivisa. Attualmente, per quello che vedo, questi spazi sono troppo risicati perché soffocati da altro. Ci vorrebbe la possibilità di una supervisione pedagogica, che di tanto in tanto, ma regolarmente, dia modo ai docenti di esternare le difficoltà o le criticità che incontrano nella loro professione, a livello educativo, e che possa dare loro il supporto che un professionista così esposto alla varietà delle relazioni merita di avere.

 

Caterina Borruso, sognava fin da piccola di fare la psicologa, ora è psicologa e psicoterapeuta, lavora in un consultorio familiare nella provincia di Monza e Brianza e da anni crea e coordina progetti di educazione all'affettività e prevenzione bullismo all'interno della scuola. La parte più divertente del suo lavoro è lo stare in classe con i bambini. Ama le passeggiate nel verde, fa step per gestire lo stress, non rinuncia mai a un bel viaggio.

Daniela Guzzi, laureata in Scienze dell'Educazione, è pedagogista e formatrice. Ha lavorato per molti anni nell'ambito della Tutela dei Minori occupandosi di adolescenti e famiglie altamente conflittuali. Attualmente, in collaborazione con il consultorio CEAF di Vimercate, si occupa di progetti di promozione al benessere nelle scuole dell'infanzia del territorio vimercatese, di gruppi di sostegno alla genitorialità e di percorsi di consulenza educativa a genitori ed insegnanti. Entra nelle scuole, tutti i giorni, come mamma, quando accompagna le sue due splendide bambine.